martedì 16 luglio 2013

“Il profumo del caffè” di Anthony Capella

IL PROFUMO DEL CAFFE’
di Anthony Capella
NERI POZZA
Londra 1896. La regina Vittoria in lutto si è ritirata dalla vita pubblica, il principe sfuggito alla sorveglianza della madre trascorre i giorni divertendosi, i gentiluomini frequentano le prostitute.
E' l’epoca del dandismo, l’epoca in cui Oscar Wilde con i suoi scritti e il suo modo di vivere sconcerta i contemporanei.

Robert Wallis, il protagonista della storia, ha ventidue anni. E’ stato appena cacciato da Oxford ed il padre non intende più sostenere economicamente il suo dispendioso modo di vivere. Egli si ritiene uno scrittore, o meglio un poeta, in realtà è solo un giovane presuntuoso, un dandy, un bohémien a cui piacciono i bei vestiti e gli oggetti di lusso.

Un giorno al Café Royal, locale frequentato da artisti nullafacenti come lui, conosce per caso Samuel Pinker, un mercante di caffè, che lo assume per scrivere una guida per la standardizzazione degli aromi di questa bevanda.
In questo progetto che prevede non solo la pubblicazione di una guida ma anche la creazione di un cofanetto contenente gli aromi di riferimento, Robert Wallis sarà affiancato dalla figlia del suo datore di lavoro, Emily Pinker.

Emily è una giovane affascinante, dalle idee moderne che non vuole vivere nel passato, ritiene un lusso poter lavorare e vuole assolutamente essere trattata come tutti i dipendenti del padre.
Lei e le sorelle minori, Ada e Philomena, hanno perso la madre molto giovani e fin da piccole sono state incoraggiate dal padre a leggere e a partecipare a conferenze. 

Tra Emily e Robert nasce inevitabilmente un reciproco sentimento ostacolato però dal padre di lei.
Samul Pinker propone allora che Robert si trasferisca per quattro/cinque anni in Africa, nella regione dell’Abissinia conosciuta con il nome di Kaffa a sud-ovest di Harar
Qui il pretendente della figlia dovrà dare prova delle sue capacità e creare una piantagione che produca un caffè di ottima qualità che un giorno possa rivaleggiare con le migliori qualità del Brasile e di Sumatra. Al ritorno Robert avrà il permesso di sposare la sua Emily.    

Wallis parte nel giugno del 1897 ma nulla andrà come programmato. Si innamorerà di una bellissima schiava di nome Fikre, conoscerà una terra selvaggia, entrerà in contatto con popolazioni esotiche e non riuscirà a portare a termine l’impresa.

Nel frattempo a Londra Emily inizierà a frequentare Arthur Brewer, un giovane politico liberale…

Al suo rientro in patria, Robert si renderà conto che nulla è più come l’aveva lasciato. Londra è cambiata, la “sua” epoca è finita con la morte della regina Vittoria seguita da quella di Oscar Wilde e di John Ruskin…i dandy, i bohemien non sono più di moda, le suffragette lottano per il diritto di voto alle donne, le automobili hanno definitivamente soppiantato le carrozze trainate dai cavalli….

L’incipit del libro è davvero accattivante. Il quadro che l’autore dipinge della Londra di fine Ottocento è affascinante.
E’ avvincente leggere le vicende dei protagonisti, partecipare alla loro crescita, alla loro formazione, mentre sullo sfondo assistiamo contemporaneamente all’avvicendarsi di due diverse epoche.
Bellissime sono le descrizioni dei paesaggi africani così come quelle della città di Londra. Capella è davvero bravo a tradurre in parole gli aromi e i profumi.
Il romanzo è piuttosto lungo (526 pagine) ma, anche se per questo motivo il ritmo del racconto inevitabilmente a tratti cala, la lettura resta comunque sempre scorrevole perché i colpi di scena sono davvero sorprendenti.

La caratterizzazione dei personaggi è ottima. Quello che colpisce di più è il realismo di questo romanzo. I sentimenti di amore e di amicizia, la passione di cui si legge in questo libro sono reali, non hanno nulla del “romanzato”.

Il richiamo che Capella fa ai personaggi reali dell’epoca di cui scrive rendono il tutto ancora più vero, come quando ci racconta della presenza al ballo in maschera di Bosie, ovvero Lord Alfred Douglas l’amante di Oscar Wilde oppure la presenza di Rimbaud in Africa.
Interessanti sono poi le citazioni di personaggi e letterati come Wilde, Freud, Goethe…

Ad essere sincera le spiegazioni relative alla nascita dell’economia finanziaria, con l’introduzione dei nuovi termini come legge di mercato, investimenti, obbligazioni, titoli derivati non sono sempre di facilissima comprensione per chi come me è completamente digiuno di economia, ma anche in questo caso l’autore è stato bravissimo a cercare di essere il più chiaro ed esaustivo possibile.
“Il profumo del caffè” è un libro sull’amore, su ogni tipo d’amore, perché questo sentimento non è fatto di un’emozione sola, ma di molte come molti sono gli odori di un buon caffè.



lunedì 15 luglio 2013

“Il tasto G” di Rossella Calabrò

IL TASTO G
di Rossella Calabrò
SPERLING & KUPFER
GianBattista Stigler è un ascensore ultracentenario, uno di quei vecchi ascensori con il sedile sul quale le persone possono accomodarsi durante le salite e le discese.
E’ proprio Stigler, con il suo sedile in pelle bordeaux, a narrarci le storie del libro, lui è un confessionale semovente che ama definirsi un connaisseur de femmes. E’ un ascensore gentiluomo, innamorato del genere femminile ed in particolare delle donne del suo condominio, delle quali conosce debolezze, virtù, difetti, speranze e desideri. Lui sa ascoltare ed proprio questo suo “tasto G” che lo rende unico perché tutti abbiamo un bisogno infinito di trovare qualcuno che ci ascolti.

“Il tasto G” più che un romanzo vero e proprio, più che una serie di racconti, può essere considerato una galleria di ritratti femminili (solo qualche pagina è dedicata a brevi racconti maschili), un viaggio su è giù per i pianerottoli del pianeta donna, un universo dalle mille sfaccettature. Avete presente la canzone di Fiorella Mannoia “Quello che le donne non dicono”? ecco è proprio quello che Rossella Calabrò cerca di spiegarci attraverso le pagine di questo libro.

Quello che colpisce di più di questi brevi racconti è la varietà delle storie: da quelle comiche e divertenti come quella di Vera Verace con il suo British Style che ogni tanto viene messo in ombra da quel suo lato ribelle dovuto alle origini napoletane, a quelle surreali e un po’ folli come quelle di Isabella Dukan con il suo sogno ambientato sul pianeta Zhona fino a ritrovarsi a leggere pagine delicate e piene di sensibilità come quelle dedicate alla vita di Gemma o alla vita di Una e il gatto Noy oppure quelle più amare come quella di Benedetta Colla con la sua paura di invecchiare da sola.
Ogni età viene rappresentata: c’è la signora anziana, la cinquantenne che non sa da che parte stare (giovane o vecchia?), la giovane alle prime esperienze e la ragazzina adolescente.

E’ impossibile non ritrovarsi in qualcuna di queste donne o non paragonare le loro vite a quelle delle nostre amiche, colleghe e conoscenti.
Le donne hanno tutte un problema comune: pensano tutte indistintamente di essere troppo grasse. Ma quello che è davvero in sovrappeso non è il loro fisico, ma le loro emozioni. Le donne sentono troppo, amano troppo, pensano troppo.

“Il tasto G” è uno di quei libri che si leggono in mezza giornata. Ma sebbene all’apparenza sembri un libro leggero, ironico, una di quelle letture che chissà perché si definisco “da leggere da sotto l’ombrellone”, in realtà in questo libro c’è molto più. “Il tasto G” vi farà riflettere su voi stesse e prendere coscienza di molte cose, come del fatto che il desiderio di essere accettate e la voglia di essere amate sono sentimenti comuni a tutto il genere femminile.


domenica 14 luglio 2013

“Il collezionista delle piccole cose” di Jeremy Page

IL COLLEZIONISTA DELLE PICCOLE COSE
di Jeremy Page
NERI POZZA
E’ l’aprile del 1845 quando il collezionista e naturalista poco più che trentenne Eliot Saxby si imbarca nel porto di Liverpool sul brigantino a tre alberi Amethyst con destinazione Eldey, una piccola isola nell’Atlantico settentrionale.  
Lo scopo del viaggio verso l’Artico è di entrare in possesso di qualche resto dell’alca impenne, un uccello dall’aspetto simile a quello dei pinguini e come loro inabile al volo, che si ritiene essersi ormai estinta.

Al comando del mercantile Amethyst c’è il capitano Sykes, un uomo che si dimostrerà ben presto avido e privo di coscienza, spregevole e meschino.
Agli ordini del capitano ci sono il primo ufficiale Quinlan French, un uomo freddo e subdolo, cacciato anni prima dalla marina britannica dove prestava servizio, e l’ufficiale in seconda Talbot, una persona taciturna e scostante.
A completare l’equipaggio troviamo “i bastardi” di Sykes, marinai tutti di origine irlandese, ed il cambusiere portoghese Simao.
Eliot Saxby  affronterà il viaggio in compagnia di altri due passeggeri: Edward Bletchley e la cugina di questi Clara Gould.
Edward è quello che può essere definito un dandy. Ha circa venticinque anni, i capelli biondi-rossicci acconciati alla moda e sfoggia sempre un abbigliamento ricercato. Un uomo sicuro di sé almeno all’apparenza.
Clara Gould, vicina per età al cugino, è una donna bella, elegante, eterea e sempre avvolta da un alone di mistero.
Saxby è sicuro di aver già conosciuto Clara dieci anni prima quando lavorava nel Norfolk, ma la donna allora si chiamava Celeste Cottesloe ed era la figlia del suo datore di lavoro.
L’atmosfera fin dalle prime ore di navigazione si fa inquietante e misteriosa, un senso di attesa di qualcosa di indefinito, di malvagio e sinistro sembra prendere il sopravvento su ogni cosa…

Il libro è molto descrittivo e le prime pagine risultano piuttosto lente, poi il racconto prende ritmo ed il lettore riesce ad entrare nella storia.
Impossibile non provare empatia nei confronti di Eliot Saxby davanti alle carneficine delle foche, dei trichechi, al perverso modo di divertirsi della ciurma nei confronti dei gabbiani e delle balene.
Alcune immagini sono di una violenza inaudita e viene spontaneo porsi la domanda di Clara “perché gli uomini non sanno fare a meno di uccidere?”
 “Il collezionista delle piccole cose” cerca  di risvegliare le nostre coscienze e ci impone di interrogarci sul perché della furia distruttiva dell’uomo e sulla sua insensibilità che si ripete nel corso dei secoli e dei decenni immutata fino ai giorni nostri.

Tutta quella violenza, tutta quella ferocia. Il fallimento dell’uomo che si rivela essere nient’altro che una bestia avida e a caccia di profitti.

Il romanzo punta il dito contro la mercificazione della natura e della vita, contro il saccheggio indiscriminato dell’ambiente da parte dell’uomo che vede in qualsiasi forma di vita solo profitto e possibilità di scambi.

Questo libro è stato una piacevole sorpresa. Da appassionata di romanzi ambientati sul mare ai tempi delle guerre napoleoniche, pur sapendo che questo sarebbe stato diverso poiché la storia si svolgeva qualche decennio dopo su una nave mercantile, mi aspettavo comunque che il protagonista fosse simile al Dottor Maturin, celebre naturalista nonché inseparabile compagno di navigazione del comandante Jack Aubrey, nei libri di Patrick O’Brian.

“Il collezionista delle piccole cose” invece è un libro completamente diverso, non solo per come Jeremy Page pone l’attenzione sul problema ambientale, ma anche per come sviluppa la storia del romanzo stesso.
Quell’aria di mistero, di sovrannaturale che aleggia per tutto il romanzo, quel senso di incertezza sull’identificazione e lo sdoppiamento di Clara Gould e Celeste Cottesloe ricordano un romanzo di epoca vittoriana che ho apprezzato moltissimo intitolato “La donna in bianco” scritto da Wilkie Collins, la cui trama è anch’essa giocata sul tema del doppio ed è caratterizzato da atmosfere altrettanto cupe e gotiche.
In questo romanzo Jeremy Page è riuscito perfettamente a conciliare una storia dal carattere vittoriano con le attualissime battaglie ambientaliste. Un romanzo davvero originale.


martedì 2 luglio 2013

“Villetta con piscina” di Herman Koch

VILLETTA CON PISCINA
di Herman Koch
BEAT
Marc Schlosser è un medico di famiglia, ha una bella moglie di nome Caroline e due bellissime figlie Julia di tredici anni e Lisa di undici. La sua sembra una vita perfetta: un matrimonio riuscito, un menage familiare tranquillo e nessun problema economico.
Tra i pazienti che ha in cura presso il suo studio, per la maggior parte scrittori, comici, artisti, gente di spettacolo, c’è anche un famoso attore di teatro nonché star televisiva, un certo Ralph Meier.
Tra Schlosser e Meier l’iniziale rapporto medico-paziente si trasforma ben presto in un rapporto più intimo e l’amicizia nata tra i due coinvolge ovviamente anche le rispettive famiglie.
Durante le vacanze estive gli Schlosser sono ospiti al mare nella villetta con piscina presa in affitto dai Meier. Ralph ha due figli maschi Alex e Thomas vicini per età alle figlie di Marc con le quali i ragazzi stringono subito amicizia.
Tra gli ospiti di Ralph e della moglie Judith, ci sono inoltre Vera, la suocera dell’attore, e la coppia formata da Stanley Forbes, un famoso regista sulla sessantina, e dalla sua fidanzata Emmanuelle, una giovanissima modella.
La narrazione della vacanza estiva è però un flashback. Nelle prime pagine del romanzo assistiamo alla morte di Ralph Meier che in ospedale, malato terminale, preferisce bere un bicchierino di dose letale (l’eutanasia è una pratica consentita in Olanda) piuttosto che attendere il doloroso colpo finale della malattia, mentre Marc Schlosser aspetta di essere giudicato da una commissione per  l’errore medico commesso.
Il dottore, nonostante si fosse reso conto fin da subito della gravità della situazione, aveva tranquillizzato l’amico, dicendo che non c’era nulla di grave. In realtà, non solo aveva taciuto sul fatto che per avere una qualche speranza di arrestare il decorso della malattia sarebbe stato necessario intervenire immediatamente, ma aveva pure prelevato un campione di tessuto facendo in modo di accelerarne l’avanzamento.
Perché Marc Schlosser aveva deciso che Ralph Meier non meritava di vivere? Che cosa era accaduto di così grave? E quando?

“Villetta con piscina” così come “La cena” (altro libro di Herman Koch che potete trovare sempre in edizione Beat) è un romanzo da “brivido”, pieno di colpi di scena, intenso e cinico.
Nessun personaggio è in realtà quello che sembra, nessuno è senza colpe, tutti cercano semplicemente di soddisfare i propri istinti, senza pensare alle conseguenze per sé e per gli altri.
I rapporti interpersonali sono tutti rapporti di facciata, non c’è nessuna sincerità ma solo indifferenza, falsità, pregiudizi e opportunismo.
Marc, all’apparenza marito perfetto e padre premuroso, è ossessionato dalla voglia di portarsi a letto Judith; Ralph non ha nessuna stima della moglie e non perde occasione per rimarcarglielo anche davanti a terze persone; Vera, così come la figlia Judith, ha una pessima opinione di Ralph; Stanley che dovrebbe essere amico dell’attore non si fa scrupoli di dire che la morte di questi lo ha lasciato totalmente indifferente.
Si potrebbe tranquillamente affermare che il vero protagonista del romanzo è il cinismo dilagante nella società contemporanea.
Le prime pagine in cui Marc Schlosser ci parla del suo lavoro e del suo modo di relazionarsi con i suoi pazienti è semplicemente aberrante. E’ sconvolgente l’idea di un medico che mentre visita le persone sia così disgustato dalla vista dei lori corpi da essere costretto a pensare a tutt’altro per distrarsi.

Herman Koch è davvero bravissimo a fare un ritratto del mondo in cui viviamo, un mondo cinico dove le regole non vengono mai rispettate.
Tra i vari aspetti negativi della società contemporanea, colpisce in modo particolare la descrizione della malasanità in Olanda. Siamo sempre così pronti a pensare che solo in Italia accadano certe brutture e poi, leggendo il libro di Koch, ci rendiamo conto di quanto sia vero il detto “tutto il mondo è paese.
Tramite le parole di Marc Schlosser veniamo a sapere che il medico di famiglia non deve guarire i pazienti, deve solo fare in modo che non finiscano in massa dagli specialisti e in ospedale. Se i medici di famiglia prescrivessero esami clinici o visite specialistiche a tutti, il sistema sanitario avrebbe un tracollo completo, per cui pazienza se più di una volta qualcuno non sopravvive all’errore medico.
E comunque davanti ad un errore medico, la commissione non preoccupa più di tanto: fra medici ci si conosce tutti, in molti casi si è giudicati da ex colleghi. In realtà a meno di non averla fatta particolarmente grossa non ci sono conseguenze e anche in quel caso tutto si risolve quasi sempre con un avvertimento o al massimo una sospensione di qualche mese.

I personaggi sono descritti alla perfezione con tutti i loro vizi e le loro meschinità. Il testo è scorrevole e avvincente. Il lettore è disgustato dai protagonisti del libro, nessuno escluso, e nonostante questo non riesce a smettere di leggere. Il desiderio di sapere cosa sia accaduto è talmente forte che non si vede l’ora di girare pagina per scoprirlo.
Herman Koch non ci delude mai, nulla è come sembra, nessuno è innocente; il romanzo ci regala una serie di colpi di scena ed un finale inaspettato.
Koch è davvero bravo a tenere il lettore incollato alle pagine e, attraverso il suo impeccabile racconto dei tempi in cui viviamo, riesce come sempre a farci riflettere sul mondo che ci circonda.
                                                          


lunedì 1 luglio 2013

“La serie Victorian Solstice” di Federica Soprani e Vittoria Corella


Il taglio di questo post sarà un po’ diverso dal solito come diversa è stata la dinamica per cui mi sono ritrovata a leggere i primi due episodi della serie Victorian Solstice intitolati “La società degli spiriti” e “La lega dei gentiluomini rossi”.
E’ la prima volta che vengo contattata direttamente da un autore per fare una recensione della sua opera e colgo l’occasione per ringraziare Federica e la sua co-autrice Vittoria per la fiducia risposta nel mio blog.
In realtà sono stata un po’ indecisa se accettare o no l’incarico, per carattere non mi piace stroncare un libro o un racconto. Penso che vada sempre comunque premiato l’impegno di uno scrittore e che ciò che può non piacere a me non è detto non possa essere interessante per altri.
Per questo anche quando collaboro con le case editrici cerco sempre di scegliere libri che ritengo validi e che credo incontreranno i miei gusti.

Tornado alla serie in questione, davanti ai brevi cenni biografici delle autrici e sapendo che i racconti erano ambientati in epoca vittoriana, mi sono lasciata guidare dall’istinto e ho deciso di accettare. Oggi posso dire che le mie aspettative non sono state deluse ed il mio giudizio è più che positivo nonostante i racconti siano incentrati sull’elemento erotico, elemento che solitamente io non prediligo per le mie letture.

LA SOCIETA' DEGLI SPIRITI
di Federica Soprani e Vittoria Corella
Lite Editions
Nel primo episodio “La società degli spiriti” facciamo conoscenza con i due principali protagonisti della serie: Jericho Marmaduke Shelmardine e Jonas Marlowe.
Jericho è un medium molto conosciuto. Bello, affascinante ed elegante, è solito cenare nei migliori ristoranti e frequentare i salotti della buona società. Ha la capacità di riuscire a comprendere la personalità dei suoi interlocutori studiandone attentamente il comportamento.
Jonas Marlow è un ispettore di Scotland Yard, un tipo schivo e puntiglioso, una persona che non ama apparire sui giornali e che non crede nel soprannaturale. Fisicamente non si può definire un bell’uomo, ha i capelli rossi e la sua è una di quelle facce che vengono comunemente definite “facce da cavallo”.
Entrambi i personaggi nascondono vicende personali più o meno ambigue ed inquietanti di cui il lettore verrà a conoscenza a tempo debito nel corso del racconto e delle quali ovviamente non voglio anticiparvi nulla per non rovinarvi il piacere della scoperta.
In questo primo episodio Jonas e Jericho indagano sulla morte di Lord Kynaston, capofamiglia dei Conti di Shaftesbury, il cui cadavere straziato è stato rinvenuto nella sua biblioteca, chiusa a chiave dall’interno. Per far luce sull’omicidio, l’ispettore ed il medium rivolteranno la città fin nei luoghi più torbidi nel tentativo di ritrovare la protetta di Lord Kynaston, la giovane Miss Euphrosine Morris, di cui si sono perse le tracce dopo la morte di quest’ultimo.

LA LEGA DEI GENTILUOMINI ROSSI
di Federica Soprani e Vittoria Corella
Lite Editions
Nel secondo episodio invece dal titolo “La lega dei gentiluomini rossi” Jonas e Jericho sono impegnati a risolvere un caso di persone scomparse. A scomparire sono giovani uomini di bell’aspetto che hanno una caratteristica comune: hanno tutti i capelli rossi.
In questo episodio i nostri investigatori non avranno solo a che fare con povere famiglie di irlandesi immigrati, ma anche con persone molto vicine alla Corona.
Jonas e Jericho si ritroveranno ad indagare su una delle persone più influenti del Regno ovvero il Duca di Beaufort, il Lord Cancelliere. Uno dei ragazzi scomparsi infatti altri non è che George Coventry, fratello gemello di Gwendoline Coventry, la giovane e bellissima moglie del Duca.
Ma poiché ci sono cose che non devono essere portate alla luce e persone che non possono essere assolutamente compromesse, il medium e l’investigatore si troveranno in situazioni davvero pericolose.

L’atmosfera che si respira leggendo questi racconti è quella tipica della Londra di fine Ottocento. La città ci viene spesso descritta avvolta dalla nebbia, i protagonisti ci conducono nelle strade più pericolose, quelle stesse strade che hanno fatto da sfondo ai delitti commessi da Jack Lo Squartatore.
Il mondo ha perso la sua innocenza e imperversano il vizio, la corruzione e la depravazione. La sensualità e l’eros sono elementi fondamentali di questi racconti che pongono l’accento sulla dissolutezza dei costumi e sull’omosessualità.

Federica Soprani e Vittoria Corella hanno dimostrato con questi due episodi di essere dotate di molta fantasia; le descrizioni dei luoghi sono dettagliate e la scrittura è scorrevole.
L’elemento erotico non è mai osceno né fine a se stesso, ma perfettamente integrato nella storia. Pur non lasciando nulla all’immaginazione ogni cosa viene sempre raccontata in maniera garbata ed elegante cosicché anche le immagini più forti e dirette non risultano mai troppo volgari.

I racconti possono essere letti anche separatamente perché, al di là del filo conduttore che lega i vari personaggi, i singoli casi trovano la loro risoluzione alla fine di ogni episodio.
Nell’attesa di conoscere le nuove avventure di Jonas e Jericho, vi ricordo, nel caso foste interessati alla lettura, che i primi due racconti “La società degli spiriti” e “La lega dei gentiluomini rossi” sono stati pubblicati esclusivamente in formato e-book.
  


domenica 30 giugno 2013

“La storia di una bottega” di Amy Levy (1861 – 1889)

LA STORIA DI UNA BOTTEGA
di Amy Levy
Jo March Agenzia Letteraria
Fai girare, o Fortuna, fai girare la ruota e umilia l’orgoglioso;
Fai girare la tua ruota selvaggia con il sole, la tempesta e la nebbia;
Non abbiamo né odio né amore per te e la tua ruota.

L’introduzione di ogni capitolo del romanzo viene affidata ai versi di poeti francesi, inglesi e tedeschi. Ai versi di Tennyson è affidato il compito di introdurre l’inizio di questa storia che si svolge nella Londra di fine Ottocento e che prende avvio proprio da un inaspettato e sconvolgente ribaltamento di fortuna.

Le giovani sorelle Lorimer, a seguito dell’improvvisa morte del padre, si ritrovano sul lastrico e senza casa. Facendo una scelta anticonvenzionale, osteggiata dai parenti che vorrebbero dividerle per ospitarle, decidono di rinunciare alla sicura e confortevole protezione dei familiari per affrontare il loro destino unite. Consigliate dal Sig. Russel, un amico del padre, aprono una loro bottega di fotografia, la “G.&L. Lorimer: studio fotografico”.

Ma chi sono le sorelle Lorimer? 
Fanny la maggiore, sorella solo per parte di padre, ha trent’anni, non è sposata perché vittima di un amore “sfortunato”; è lei la più vittoriana delle quattro, ancora così strettamente legata all’idea di classe sociale, da non riuscire a superare le imposizioni dettate dalle regole della vecchia società.
Gertrude, ha ventitré anni ed è l’eroina del romanzo, la più intelligente delle sorelle, è colei alla quale tutti si affidano, la più responsabile, la roccia della famiglia. Gerty è una donna moderna, desidera l’indipendenza economica per sé e per le altre, vuole essere padrona della sua vita e delle sue scelte, ma nonostante questo non è completamente affrancata dalle convenzioni sociali tradizionali e spesso si trova combattuta su quale sia il giusto comportamento da tenere nelle diverse situazioni. Il suo è il personaggio che più di tutti incarna il passaggio, il mutamento epocale di fine Ottocento.
Lucy, ha circa vent’anni, ed insieme a Gertrude è colei che dà vita alla bottega di fotografia. E’ una ragazza seria, posata, ma moderna.
Ed infine la diciassettenne Phyllis, la più bella delle Lorimer, ma anche delicata e debole di costituzione. Proprio per questi suoi problemi di salute la più piccola è costantemente coccolata dalle sorelle.

“The Romance of a Shop”, titolo originale del romanzo, pubblicato per la prima volta nel 1888, è per certi versi un romanzo d’avventura. Un’avventura non intesa in modo esotico, non c’è nessun viaggio in terre lontane, in mondi sconosciuti, ma quella che viene raccontata è l’avventura della vita con la difficoltà di riuscire a ritagliarsi un ruolo nella società, di affermare se stessi, di riuscire in quel mondo affascinante ma spesso pericoloso che è il mondo del commercio e degli affari. Ovviamente non manca poi l’elemento “romantico” con corteggiamenti, matrimoni, delusioni amorose, libertini, artisti…

Bellissime ed interessanti sono le descrizioni di Londra, una nuova realtà nella quale non ci si sposta più solo in carrozza, ma anche con nuovi e moderni mezzi di trasporto, con gli omnibus e con la metropolitana.
Le protagoniste del romanzo, vivendo in questo ambiente urbano e scegliendo di entrare nel mondo del commercio, hanno la possibilità di fare nuovi incontri, hanno la possibilità di socializzare anche con l’altro sesso in maniera molto più libera e spontanea, superando quei rigidi formalismi a cui noi stessi eravamo abituati leggendo i romanzi ambientati negli anni precedenti.
Ognuna delle quattro sorelle reagirà in maniera diversa a questa “nuova” libertà ed è proprio questo il lato più affascinante del romanzo. E’ una storia nuova, dove mai nulla può essere dato per scontato e, a differenza dei classici di epoca vittoriana, dove spesso si intuiva fin dalla prima pagina quale sarebbe stato il finale, “La storia di una bottega” riserva diverse sorprese.

Da sottolineare infine l’accuratezza delle note a piè di pagina che accompagnano il racconto, sempre interessanti ed esaustive, così come l’introduzione di Silvana Colella.
Dopo “Nord e Sud” di Elizabeth Gaskell la Jo March Agenzia Letteraria è riuscita a fare di nuovo centro con questa sua seconda pubblicazione. 
“La storia di una bottega” è un bellissimo libro, un libro che gli appassionati di romanzi ottocenteschi inglesi non potranno non apprezzare e che finiranno senza dubbio per leggere più di una volta.


giovedì 20 giugno 2013

“La regina crocifissa” di Gilbert Sinoué

LA REGINA CROCIFISSA
di Gilbert Sinoué
BEAT
Siamo nell’anno 1340, il papa Benedetto XII risiede ad Avignone, sede pontificia dal 1309 anno in cui il Sacro Collegio fu costretto a fuggire da Roma. Su commissione dello stesso Benedetto XII, l’architetto Pierre Poisson di Mirepoix sta ultimando la prima fase di costruzione del celebre Palazzo dei Papi creato dove prima sorgeva il vecchio palazzo episcopale, raso al suolo per poter erigere la nuova costruzione.
Alfonso IV regna sul Portogallo mentre Alfonso XI, suo genero, è il sovrano del Regno di Castiglia e di Leon. I due regni hanno da poco siglato la pace dopo tre anni (1336 – 1339) di guerra dall’esito sempre incerto. Alfonso IV era accorso in aiuto della figlia umiliata dal comportamento del marito, vittima dell’infatuazione per l’amante Eleonora di Guzmàn. Alfonso IV ritenendo che l’affronto subito dalla figlia fosse un’offesa fatta al Portogallo, non aveva esitato a prendere le armi contro il genero. Per sancire definitivamente la pace, l’Infante del Portogallo, Don Pedro, sposerà poi Costanza di Castiglia. 

Il romanzo inizia con il racconto di un intricato affare di stato che vede coinvolti i diversi regni della cristianità, primi tra tutti il Portogallo e il Regno di Leon e Castiglia, qualcuno ha trafugato l’incartamento Prebyteri Joannis.
A partire dal XII secolo molte furono le spedizioni che partirono alla ricerca di un mitico regno governato da un’altrettanto mitica figura, tale Prete Gianni, un monarca potentissimo le cui terre, probabilmente situate in Oriente, dovevano essere prospere e ricchissime.
Il mondo latino vedeva la possibilità di distruggere definitivamente l’Islam se fosse riuscito ad allearsi con Prete Gianni oltre ad ottenere ovviamente grandi vantaggi economici attraverso i traffici marittimi e commerciali con queste nuove terre.
Non solo le più grandi potenze schierarono le loro forze, allestendo le migliori navi, alla ricerca di questo leggendaria re-sacerdote, ma partirono alla volta dell’Oriente anche molti uomini religiosi, avventurieri e studiosi.

Il racconto della questione Prebyteri Joannis si intreccia con la storia d’amore tra l’Infante di Spagna Don Pedro ed Ines De Castro, soprannominata gola di cigno, dama d’onore della moglie Costanza.
Don Pedro vede per la prima volta la bella dama proprio il giorno delle nozze e se ne innamora perdutamente.
Il loro dovrebbe essere un amore impossibile, la ragion di stato, le convenzioni di Corte, la religione dovrebbero porre un freno a questa passione dirompente; si può anche concedere ad un sovrano di aver un amante ma non si può e non si deve accettare che il re o erede al trono, in questo caso, si innamori di lei, dimenticando il proprio ruolo.
Nonostante gli avvertimenti, le suppliche di Donna Costanza, nonostante l’astio, l’amarezza e la malevolenza di re Alfonso IV, la passione travolgente tra i due innamorati non può essere arginata.
Don Pedro e Donna Ines decidono di continuare a vivere il loro amore; bellissime ed intense sono le lettere che i due amanti si scambiano.

Nel corso dei secoli diversi autori furono ispirati da questa storia d’amore e persino un giovane diciassettenne Victor Hugo compose un’opera teatrale dedicata proprio ad Ines De Castro.
Sinoué è bravissimo a porgerci la storia come fosse un romanzo, pagina dopo pagina ci immergiamo talmente nel racconto da ritrovarci catapultati in un’altra epoca, dimentichi del mondo che ci circonda.
I personaggi sono perfettamente descritti, non solo quelli principali, ma tutti anche quelli che hanno parti ridotte nell’economia del romanzo.
Grande attenzione è stata posta alla psicologia e all’emotività dei protagonisti combattuti tra le ragioni di stato e le ragioni del cuore, schiacciati tra il dovere e l’onore richiesti dal proprio ruolo ed il desiderio di vivere il proprio amore. Ottimamente resa la continua conflittualità tra padre e figlio e quella tra sovrano ed erede.
Il testo è sempre scorrevole, lo scrittore riesce a miscelare perfettamente le vicende storiche con gli elementi romanzeschi anche là dove il racconto degli avvenimenti storici potrebbe creare qualche problema di concentrazione al lettore.
Da leggere assolutamente se amati i romanzi storici.