sabato 22 agosto 2020

“Il Granduca innamorato” di Stefano Corazzini

Figlio del Granduca di Toscana Cosimo I de’ Medici e di Eleonora di Toledo, Francesco I de’ Medici (1541 – 1587) viene spesso ricordato per le sue due più grandi passioni: l’alchimia e Bianca Cappello.

Francesco aveva una personalità completamente diversa da quella di suo padre.

Cosimo era autoritario e senza scrupoli, tanto che non aveva nessuna remora, se necessario, a governare anche con la paura, Francesco era ben lungi dall’avere lo stesso carattere freddo e determinato.

Considerato fin da giovane di indole riservata e malinconica, egli amava rifugiarsi nei suoi studi e crescendo, nonostante cercasse in ogni modo di conciliare la propria passione per la scienza con gli impegni istituzionali, questa sua passione gli procurò continui rimproveri da parte della famiglia.

Sebbene durante il suo governo avesse investito molto nello sviluppo scientifico e culturale e avesse tentato anche di perfezionare il sistema di riscossione delle tasse, con l’intenzione di diminuire la pressione fiscale, il suo governo ancor oggi viene associato ad un'amministrazione corrotta e a un sensibile aumento della criminalità; alla sua persona, poi, è attribuito ogni tipo di misfatto tra cui non è escluso neppure l’omicidio.

Alla sua morte, proprio per l’avversione che il popolo di Firenze aveva da sempre nutrito nei suoi confronti, non ci fu nessuna difficoltà per il fratello Ferdinando di prendere il suo posto sul trono granducale.

Cosimo I scelse e ottenne per il figlio una moglie che avrebbe portato lustro alla casata, Giovanna d’Austria, ultimogenita dell’Imperatore Ferdinando I d’Asburgo.

Francesco responsabilmente si inchinò alla ragion di stato, ma la pia Giovanna che fin da subito conquistò l’approvazione dei fiorentini, non riuscì mai a conquistare l’affetto del suo sposo nonostante questi non mancasse di ottemperare a tutti i suoi obblighi di marito.

Ma chi era Bianca Cappello la donna di cui si innamorò follemente il Granduca?

L’avvenente veneziana aveva 24 anni quando, incinta, decise di fuggire dalla città lagunare per rifugiarsi a Firenze con il suo amante Piero, un fiorentino bello ed elegante secondo alcuna storiografia, un uomo rozzo e incline alla vita mondana secondo altre fonti.

Mentre i nobili veneziani chiedevano giustizia e un intervento forte e deciso da parte di  Cosimo I questi, contro ogni aspettativa, permise ai due giovani di sposarsi e vivere a Firenze.

La conquista di Bianca da parte di Francesco non fu un’impresa facile, ma la perseveranza del futuro Granduca venne premiata tanto che il loro amore durò per tutta la vita.

Alla morte di Giovanna, infatti, Francesco sposò in seconde nozze Bianca, rimasta vedova anch’ella, e, noncurante dell’avversione che i fiorentini da sempre provavano per lei, ne fece la nuova Granduchessa di Toscana.

Se Bianca fosse veramente innamorata di Francesco o fosse invece solo una donna avida che vide in lui la possibilità di realizzare i suoi ambiziosi progetti non è dato sapere, così come non è dato sapere se la loro morte, sopraggiunta a distanza di poche ore l'uno dal'altra, fosse da attribuirsi a cause naturali o fosse avvenuta su ordine del fratello di Francesco, quel Ferdinando de’ Medici che gli succedette come Granduca di Toscana.

A questo ultimo interrogativo neppure la scienza moderna è ancora riuscita a dare una risposta definitiva e forse mai lo farà.

Il titolo “Il Granduca innamorato” è piuttosto fuorviante perché suggerisce l’idea che si tratti di un saggio incentrato esclusivamente sulla storia d’amore tra Francesco I de’ Medici e Bianca Cappello.

In realtà il libro di Stefano Corazzini non solo ci narra tutta la vita del Granduca Francesco I, tratteggiandone minuziosamente anche la psicologia, ma inserisce questo racconto all’interno di un quadro più ampio parlandoci della storia della famiglia Medici, piutosto brevemente del ramo primogenito e più diffusamente del ramo secondogenito a cui lo stesso Granduca apparteneva.

Il volume inoltre è corredato di una vasta bibliografia, da numerose illustrazioni, una sorta di galleria dei protagonisti, e da una serie di interessanti note che, oltre a integrare e arricchire quanto riportato nel libro, offrono validi spunti per il lettore che desiderasse approfondire gli argomenti trattati.

L’intricata e passionale storia d’amore di Francesco e Bianca è solo una delle tante che coinvolsero la famiglia Medici specie quella di seconda generazione.

Cosimo stesso fu accusato di aver fatto assassinare la figlia Maria perché colpevole di una relazione con un paggio di corte, sebbene probabilmente la giovane fosse morta per febbre malariche, e lo stesso Francesco si dice fosse stato coinvolto nell’omicidio della sorella Isabella fatta uccidere, secondo alcune fonti, dal marito Paolo Orsini, ma anche questo è tutto da dimostrare (vedi “L’onore perduto di Isabella de’ Medici” di Elisabetta Mori, edito da Garzanti).

Con Francesco I inizia il declino di quella famiglia, i Medici, che dominarono Firenze per più di trecento anni.

Stefano Corazzini attraverso le pagine di questo saggio vuole rendere giustizia alla figura dell’erede di Cosimo I, la cui immagine è solitamente legata solo a termini negativi quali corruzione e decadenza, dimenticando quanto di buono egli avesse comunque fatto per Firenze e la Toscana.

Del suo governo restano le grandi opere del Buontalenti, il quale fu per il Granduca quello che era stato il Vasari per il padre Cosimo I, l’istituzione dell’Accademia della Crusca, l’impulso e lo sviluppo delle scienze e infine due progetti, due stanze di Palazzo Vecchio: lo Scrittoio di Bianca e lo Studiolo privato di Francesco I, un ambiente raffinato  e intimo nel quale sono sintetizzate le sue passioni, un luogo privato dove potersi rifugiare lontano da sguardi indiscreti e coltivare i propri studi.

Essere un Medici non doveva essere stato facile per nessuno dei suoi predecessori, ognuno di essi, chi più chi meno nel corso dei secoli aveva dovuto scontrarsi con obblighi e compromessi legati ad un nome tanto potente quanto ingombrante, Francesco più di altri soffrì per questa pesante eredità e dovette impegnarsi più di altri per non rimanerne completamente sopraffatto.

 

 

3 commenti:

  1. Ho molta più familiarità con la storia altomedievale, che non con quella dei secoli XIII-XVI, quindi volevo chiedere la tua opinione per quanto riguarda lo studio della psicologia di Francesco e la sua azione politica.

    Leggendo questo libro, ti è sembrato che l'indagine psicologica sia largamente tinta dalle idee che formano il sostrato culturale odierno o si cerca di contestualizzarla all'epoca in cui Francesco viveva?

    Per quanto riguarda l'azione politica, credi fosse effettivamente più efficace considerata la società dell'epoca o sembra più effettiva da un punto di vista contemporaneo?

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    1. Mi sono avvicinata da poco alla storia del ramo secondogenito della famiglia per cui non ho letto tantissimo.
      Credo in generale che non sia facile scrivere qualcosa senza farsi influenzare da ciò che siamo oggi; anche il miglior saggista penso sia influenzato dal presente quando esamina eventi e personaggi del passato.
      Il Magnifico era un grande mecenate e amava l’arte, ma questa era per lui anche un modo di mettersi in mostra; per altri meno illuminati di lui le arti erano solo un biglietto da visita per affermare il proprio potere. Noi oggi guardiamo quei dipinti e quelle opere d’arte con gli occhi dell’uomo del XXI secolo, ma possiamo solo provare ad immaginare le impressioni dei contemporanei di Lorenzo de’ Medici.
      Per quanto riguarda il saggio in questione su Francesco, l’autore indaga la sua psicologia più che altro per evidenziare quanto il suo carattere fosse diverso da quello del genitore, quanto egli avesse sofferto nel doversi piegare ad un ruolo che non sentiva proprio e per il quale non aveva alcuna attitudine. Egli avrebbe preferito i suoi studi e invece si è trovato a dover governare. Ciò che di buono si può ricordare del suo governo è legato alla scienza, all’arte e alla cultura insomma ai suoi interessi. Forse la differenza tra il Magnifico e Francesco sta nel fatto che Lorenzo, così come Cosimo il Vecchio prima di lui, avesse coltivato le proprie passioni riuscendo ad accrescere il proprio prestigio attraverso di esse, Francesco no. Erano però anche epoche molto diverse.
      Certo il fatto di non essere all’altezza delle aspettative, non riuscire ad affermare se stesso ecc. suona molto di trattato di psicologia. In questo forse la lettura del carattere di Francesco sembrerebbe approcciata dall’autore in maniera piuttosto contemporanea.
      Dell’azione politica di Francesco in senso stretto in questo saggio non si parla in modo esteso se non accennando ad un suo tentativo di riforma fiscale che ho già trovato segnalato in altri saggi, ma che non ho ancora avuto modo di approfondire. La forza e il pugno di ferro che si riscontravano nel governo di Cosimo I avevano comunque portato vantaggi alla comunità, Francesco non aveva la stessa fermezza, determinazione e interesse, ragion per cui forse le azioni di forza che si perdonavano ad altri (a volte bisogna fare qualcosa di male per un bene migliore) non venivano perdonate a lui. Inoltre, per quanto riguarda la corruzione dilagante e l’aumento della criminalità che caratterizzarono il suo governo credo possano essere imputati sempre alla sua incapacità; probabilmente i consiglieri e i funzionari non solo non erano all’altezza, ma spesso sfruttavano il loro ruolo poiché il Granduca non sapeva farsi rispettare.
      Ferdinando era senza dubbio più simile a Cosimo del fratello quindi il suo governo e il suo modo di approcciarsi alla politica erano senza dubbio più efficaci per il suo tempo.
      Quanto poi ci sia di vero nel fatto che la passione di Francesco per Bianca Cappello avesse influito negativamente sulla sua immagine non è dato sapere. Diciamo che quantificare a distanza di secoli quello che noi moderni definiamo “danno d’immagine” è impossibile senza cadere di nuovo nell’errore di voler spiegare qualcosa del passato usando un metro di giudizio moderno.

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    2. Elisa, grazie per la tua risposta così esauriente.

      Sai, quando si cerca di analizzare psicologicamente i personaggi del passato, su cui si sa poco e si hanno relativamente poche fonti, sono sempre un po' dubbiosa, specialmente perché è inevitabile farlo con il metro del presente, avendo una conoscenza comunque limitata di quelli che erano i costumi e i modi delle società del passato.

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