mercoledì 26 agosto 2020

“Io che ho amato il Magnifico” di Annalisa Iadevaia

Lucrezia Donati conosce Lorenzo de’ Medici durante un ricevimento a Palazzo Medici.

I Donati, una tra le famiglie più nobili di Firenze, erano stati molto ricchi un tempo, ma sopraggiunta la decadenza economica, avevano cercato di farvi fronte ripiegando sul mercato della lana.  

Da anni intrattenevano quindi rapporti con la famiglia Medici per via della loro banca.

Fin da subito tra Lucrezia e l’erede di casa Medici nasce un’intesa profonda che va ben al di là della semplice attrazione fisica.

I loro incontri si svolgono sempre di nascosto e spesso nella bottega di Sandro Botticelli, l’artista amico fraterno di Lorenzo.

La situazione precipita quando Lucrezia scopre che Lorenzo, che credeva a lei completamente devoto, ha accettato di sposare Clarice Orsini, la nobildonna romana scelta per lui dalla madre.

Un matrimonio prestigioso quello fortemente voluto da Lucrezia Tornabuoni per l’erede di casa Medici il quale a malincuore e pur sapendo di infliggere un grande dolore alla donna amata, non può che inchinarsi dinnanzi alla ragion di stato.

Lucrezia sconvolta da quello che giustamente considera un tradimento da parte dell’uomo che le aveva giurato eterno amore, accetterà di sposare un mercante di nome Nicolò Ardinghelli.

Lorenzo non riuscirà a dimenticare Lucrezia e, nonostante lei abbia scelto di trasferirsi a Roma con il marito per mettere più distanza possibile tra loro, neppure lei riuscirà a scordarsi di lui.

Le loro strade inevitabilmente si incroceranno di nuovo e tante saranno le prove che dovranno affrontare per non perdersi un'altra volta, molti i pericoli che incontreranno sulla loro strada.

Tradimenti, colpi di scena e antiche profezie fanno da sfondo a questo romanzo molto particolare dove la verità storica risulta parecchio rielaborata ai fini del’intreccio narrativo.

Analizzando i personaggi del romanzo non possiamo che rimanere conquistati dalla forte, determinata e orgogliosa Lucrezia Donati e allo stesso tempo, seppur talvolta assuma degli atteggiamenti un po’ indisponenti, non si può neppure restare indifferenti dinnanzi alla figura carismatica e seducente di Lorenzo de’ Medici.

L’autrice ha illustrato in modo magistrale i caratteri dei due protagonisti indagandone la psicologia così accuratamente che il lettore riesce a percepire l’intensità dei loro sentimenti e il mutare delle loro emozioni che si modificano a seconda dell’evolversi degli eventi.

Ma non sono solo i due protagonisti ad essere così ben caratterizzati, infatti, ogni singolo personaggio è tratteggiato in modo molto dettagliato: la scaltra e ambiziosa Lucrezia Tornabuoni, la vivace Simonetta, il gentile Sandro Botticelli, l’astioso frate, la materna e fidata Gemma e Clarice, la donna che dietro ad un pio temperamento, nasconde invece un’indole tenace, fiera e severa.

La verità storica nel romanzo è senza dubbio molto rimaneggiata.

Potrebbe passare sotto silenzio che Sandro Botticelli venga descritto come innamorato segretamente di Lucrezia Donati, quando per la maggior parte della storiografia egli riconosceva in Simonetta Cattaneo Vespucci la sua musa ispiratrice, ma a tutti gli effetti questa è una questione ancora aperta per gli studiosi.

Potrebbe passare inosservato anche il fatto che Lorenzo abbia avuto una figlia illegittima, quando in realtà  il Magnifico, forse unico della sua famiglia, non ebbe figli fuori dal matrimonio o almeno non ne ebbe di cui ci sia giunta ad oggi notizia.

Altre cose, invece, potrebbero risultare davvero un po' troppo forzate, sebbene dettate dall’economia del romanzo, per coloro i quali desiderano che la trama dei romanzi storici si conformi quanto più possibile alla verità storica.

Mi riferisco ad esempio alle parentele sia quella che lega Frate Savonarola a Nicolò Ardinghelli, descritti come zio e nipote, sia quella che lega Simonetta Vespucci a Lucrezia Donati, considerate cugine, per non parlare poi dello stato di vedovanza di Simonetta e del fatto che lei porti in grembo il figlio di Giuliano, figlio illegittimo che a tutti gli effetti il Medici ebbe, ma non da Simonetta, e che venne allevato dalla famiglia paterna ed eletto al soglio pontificio col nome di Papa Clemente VII.

Detto ciò, per quanto risulti pericoloso allontanarsi così tanto dalla verità storica, è pur vero che un romanzo in quanto tale è pur sempre un’opera di fantasia e che nulla vieta ad un autore di inventare qualsiasi storia egli desideri o rielaborare fatti storici a suo piacimento.

Su quali siano i limiti concessi, se sia giusto farlo o meno, credo che ognuno sia libero di pensarla a modo suo e la ritengo una cosa prettamente soggettiva.

È innegabile che la storia nata dalla penna di Annalisa Iadevaia sia una storia dal solido intreccio narrativo, ma anche molto fantasiosa; una ventata di novità nel panorama della letteratura che vede la famiglia Medici ormai protagonista di romanzi di ogni tipo storici, rosa, gialli, thriller…

Ho letto molti saggi sulla famiglia Medici e numerosi romanzi caratterizzati da un’attinenza storica più o meno marcata; quello di Annalisa Iadevaia è quello più fantasioso di tutti, l’autrice ha dimostrato una immaginazione vivace e brillante, per nulla comune.

Mi sarei però aspettata a conclusione del libro di trovare una “nota dell’autore”, come è consuetudine in questi casi, in cui l’autrice segnala quali siano le verità storiche e quali invece i fatti di pura finzione letteraria.

Personalmente ho trovato questo romanzo davvero interessante, la scrittura è fluida e scorrevole, i dialoghi sono ben scritti, i personaggi ben caratterizzati, la trama ben organizzata e l’intreccio coinvolgente e appassionante.

Da ogni pagina del romanzo in generale, ma soprattutto in quelle righe nelle quali Lucrezia si solleva a difesa della sua città, si percepisce quanto sia grande l’amore che l’autrice stessa nutre per Firenze e per la sua storia.

Sarò sincera, ho faticato a interrompere la lettura del romanzo e per non leggerlo tutto d’un fiato in un solo giorno mi c’è voluta tanta, tanta forza di volontà, alla fine sono riuscita a tenermi una cinquantina di pagine per il giorno successivo.

 



2 commenti:

  1. Ammetto che, per i miei, gusti si prende qualche libertà storica di troppo.

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    1. Sì hai ragione e anch'io normalmente tendo ad essere piuttosto tranchant in questi casi.

      Però oggettivamente il libro è carino e la lettura mi ha preso parecchio. Ultimamente stanno uscendo un sacco di libri sui Medici e spesso si assomigliano tutti.
      Talvolta salta fuori il libro fuori dal coro e questo per quanto molto fantasioso si guadagna il suo spazio.

      Non nego però la pericolosità di questo tipo di letteratura. Io la storia la conosco un po' ma se fossi stata completamente digiuna non avrei avuto alcuna possibilità di discernere realtà e finzione.

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