Sono venuto alla luce in
questo mondo di calamità alle tre dopo mezzanotte del 2 maggio 1602 (…)
Inizia così l’autobiografia di
Athanasius Kircher (1602-1680) astronomo, letterato, geologo,
matematico, egittologo, musicista… Difficile elencare tutte le discipline a
cui il gesuita Athanasius Kircher si dedicò nel corso della sua esistenza
tanto più ai giorni nostri dove ogni singola materia viene suddivisa tra i più
differenti specialisti. Nel Seicento però le cose erano molto diverse, non
c’era alcun netto confine tra le varie scienze.
L’autobiografia, scritta con
ogni probabilità negli ultimi anni della sua vita, venne pubblicata postuma nel
1684. Esistono diverse versioni di questo scritto, quella
proposta in questa edizione a cura di Flavia De Luca è basata sulla copia
manoscritta dell’Archivium Romanum Societatis Jesu. Laddove la curatrice abbia
avuto dubbi sulla corretta interpretazione del testo si è avvalsa dell’edizione
a stampa conservata presso la Biblioteca Marciana di Venezia.
Nella prefazione Flavia De
Luca afferma di aver privilegiato una certa ricerca di scorrevolezza nella
traduzione del testo così da renderne la lettura fluida e fruibile anche al
lettore che non sia un profondo conoscitore del mondo seicentesco. Il risultato
è una lettura piacevole e accattivante che riesce a coinvolgere e appassionare
il lettore.
Athanasius figlio di Johanne Kircher,
filosofo e professore di teologia, dimostrò fin da piccolo di possedere
un’intelligenza non comune. Il padre, pertanto, lo avviò subito agli studi
del latino, della musica e della geografia. In seguito, per permettergli di
progredire nella conoscenza, lo inviò a Fulda presso il convento della
Compagnia del Gesù.
La vita di Athanasius Kircher
fu una vita anche movimentata nella quale non mancarono avvenimenti avventurosi quali
naufragi, terremoti, incidenti e incontri con soldati malintenzionati. Ogni
volta però l’autore attribuisce la sua salvezza alla Divina Clemenza.
Nonostante fosse stato scelto
per ricoprire il ruolo di matematico imperiale alla corte di Vienna, mentre era
in viaggio fu chiamato a Roma a seguito delle pressanti richieste di Papa
Urbano VIII e del Cardinale Francesco Barberini. Nell’Urbe egli trascorse
il resto della sua vita a parte qualche breve viaggio.
La sua più grande passione
furono i geroglifici che per primo provò a decifrare. Lo stesso
Champollion due secoli più tardi riconobbe l’importanza del contributo da lui apportato.
L’ambiente dei Collegi era un
ambiente molto competitivo e Kircher dovette spesso guardarsi dall’invidia
altrui. Riuscì sempre a difendersi dagli attacchi e non ebbe mai problemi ad
ottenere finanziamenti per le proprie ricerche e pubblicazioni.
L’autobiografia è pervasa da
un forte sentimento religioso. Athanasius Kircher era un
uomo di profondo sapere, le sue opere affrontano le più svariate discipline, ma
era invero sempre pronto a rimandare all’intervento divino ogni evento si manifestasse
nella sua vita.
Egli non si allontanò mai
dalla retta via indicata dalla Chiesa. Per esempio in astronomia,
come tutti i suoi confratelli, fu un seguace del compromesso tichoniano. Non
ebbe il coraggio di un Galileo Galilei che, pur esiliato e costretto ad
abiurare, tenne sempre fede a se stesso.
Galileo Galilei fu uno dei
protagonisti della fondazione del metodo scientifico basato sull’esperimento
come strumento alla base dell’indagine. Celebre è il motto dell’Accademia del
Cimento, fondata da Leopoldo de’ Medici nel 1657, “Provando e riprovando”. Lo
stesso Kircher non era estraneo a questa istituzione. Esiste infatti una corrispondenza
tra il gesuita e Leopoldo de’ Medici e il fratello di questi, il granduca
Ferdinado II de’ Medici.
Il metodo fu proprio quel quid
che mancò ad Athanasius Kircher legato per tutta la sua vita alla tradizione
aristotelica e alla sua devozione religiosa.
Nonostante la sua inclinazione
al compromesso e la totale mancanza di laicità, non si possono però non
riconoscere a Kircher i suoi importantissimi e molteplici meriti in materia di
ottica, meccanica, egittologia e quant’altro senza dimenticare la sua
Wunderkammer annoverata tra i più bei musei allora conosciuti e le cui
collezioni sono oggi disseminate tra varie nostre realtà museali.
Ho scelto di leggere questo
libro senza dubbio perché incuriosita dalle mie precedenti letture sugli
esponenti della famiglia Medici ed il loro interesse per la scienza nonché
dalla visita fatta un po’ di mesi fa all’Osservatorio Ximeniano di Firenze.
Sarò sincera, mi aspettavo un
libro un po’ noioso e invece l’autobiografia di Kircher si è rivelata una
lettura preziosa e ricca di fascino. Un libro coinvolgente, a tratti quasi una
sorta di romanzo di avventura, che permette al lettore di avvicinarci piacevolmente
e fare conoscenza con un mondo tanto vario quale fu il multiforme mondo
intellettuale del Seicento.