Un uomo siede su un pontile
con una vecchia Colt Navy, una modello antiquato di pistola ma perfettamente
funzionante. Come ogni giorno egli introduce ripetutamente la canna della
pistola in bocca. È il suo gioco d’azzardo con la morte. Il suo
discorrere a fior di labbra egli lo definisce il suo esercizio spirituale.
Gianni Cravero, ex Primo
Ministro della Repubblica Italiana, dopo un essere stato assolto,
grazie alla testimonianza di un’amante, da un processo che lo vedeva accusato
di collusione con la mafia, è di nuovo in pista. Certo, il suo matrimonio
ne ha risentito parecchio, per non dire che è proprio divenuto un inferno, ma
ci sono ottime possibilità di essere rieletto e questo è la cosa che più
conta.
La storia di svolge nell’arco
di una notte, dal tramonto all’alba, nella casa bunker del protagonista.
Una residenza costruita appositamente per lui, una casa avveniristica, fredda e
raggelante come i suoi abitanti. Pochi i personaggi sulla scena: i coniugi
Cravero ovvero Gianni e la moglie Gaia, la loro figlia Martina, il factotum del
politico Traglia e una coppia di amici.
Maurizio e sua moglie Federica
sono stati invitati a trascorrere una notte nella casa presidenziale. Attesi
per la cena, fin dal loro arrivo percepiscono una forte tensione nell’aria e
non possono smettere di interrogarsi sul perché sia stato fatto loro questo
invito. Gianni e Maurizio sono amici fin dai tempi della scuola, ma il Dominus
non fa mai nulla senza uno scopo preciso. Insomma, se loro si trovano lì la
ragione può essere una soltanto: lui vuole qualcosa da loro. La richiesta o
meglio l’ordine mascherato da favore non tarda ad arrivare.
“L’uomo di vetro” è un romanzo
particolare. L’incipit è forse un po’ lento e artificioso, ma con
l’avanzare della lettura, addentrandosi nella storia, diventa chiara la sua
funzione introduttiva.
Un romanzo piscologico che analizza
le relazioni sociali e le dinamiche della coppia. Al centro della storia ci
sono i rapporti interpersonali che si manifestano nell’incontro-scontro tra
uomo e donna, la sudditanza psicologica nei confronti dell’uomo di potere o nei
confronti del compagno o della compagna e il conflitto genitori-figli. A
fare da padroni del racconto sono i sentimenti che caratterizzano l’essere
umano: amore, desiderio, amicizia, sete di potere, riconoscenza, disprezzo,
rancore, gelosia e ingratitudine.
Non si può provare alcuna
empatia per i personaggi neppure per quella figlia borderline che, sebbene per
non per sua colpa, diviene inevitabilmente parte del perverso ingranaggio.
Il romanzo di Manfridi sviscera
la psicologia dei suoi personaggi entrando nei più remoti recessi della loro
mente. In un continuo susseguirsi di sotterfugi, di mezze verità e di frasi
non dette, ogni miseria e debolezza umana viene portata in superficie a
beneficio del lettore che rimane spiazzato da tanta meschinità, ma anche da
tanta fragilità.
“L’uomo di vetro” è una storia
che si presterebbe benissimo ad essere portata sul palcoscenico di un teatro.
Un libro consigliato in particolar modo a chi ama i romanzi cerebrali.
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