NERONE
di Margaret George
LONGANESI |
Lucio
Domizio Enobarbo è un discendente della dinastia Giulio-Claudia e la sua vita,
per il solo fatto di essere uno dei possibili candidati alla successione, è in
pericolo fin dalla sua nascita.
A
soli tre anni impara a sue spese che Roma non significa solo potere e
grandezza, ma anche rivalità e ferocia.
Suo
zio Caligola, forse pensando di poter così eliminare un possibile futuro scomodo rivale, tenta di annegarlo buttandolo in acqua dalla nave e solo il buon
cuore di Cherea lo salva da morte certa.
La madre Agrippina è in esilio e
lui viene affidato alle cure della zia Lepida, madre di Messalina e moglie del
futuro imperatore Claudio.
I
giorni felici a casa della zia hanno breve durata perché Agrippina torna quasi
subito sulla scena rivendicando il figlio per sé e soprattutto per i suoi
disegni politici.
Sarà
soprattutto grazie alle macchinazioni e
alla spregiudicatezza della madre che Lucio Domizio Enobarbo diverrà
l’imperatore Nerone che noi tutti abbiamo conosciuto grazie ai nostri libri
di storia.
Ma
siamo davvero sicuri che la storia ci abbia tramandato la vera immagine del
quinto ed ultimo imperatore della dinastia Giulio-Claudia?
Per
affermazione della stessa Margaret
George il romanzo rappresenta la sua missione di salvataggio di questo sovrano divenuto imperatore
all’età di soli sedici anni.
L’immagine che noi tutti abbiamo
di Nerone è spesso quella hollywoodiana di un imperatore intento a
suonare la cetra mentre Roma sta bruciando o, nella migliore delle ipotesi,
quella di un imperatore sopra le righe, inviso
tanto al Senato quanto all’intero popolo romano, tanto da essere colpito dalla damnatio memoriae, condanna subita
da molti altri imperatori anche se quella neroniana risulta sempre essere forse
la più famosa.
La biografia che ci regala
Margaret George è una biografia romanzata e seducente, ma anche molto
dettagliata e solidamente documentata.
Nerone
amava l’arte e la musica e, affascinato dalla bellezza e dall’armonia della
Grecia, primo tra tutti gli imperatori provò ad ellenizzare l’Urbe, cercando di
fare della città e dei suoi abitanti persone più colte e, per quanto possibile,
meno violente.
Egli amava la lotta, la corsa, la
poesia e guidare le bighe, amava la competizione, ma non provava alcun piacere
nell’assistere ai giochi gladiatori tanto che arrivò a vietare addirittura le
uccisioni nell’anfiteatro.
Tutto
questo però non può ovviamente cancellare i fatti: Roma era una città violenta, così come feroce era chi deteneva il
potere.
Congiure,
omicidi e veleni erano il pane quotidiano in un impero dove nessuno si faceva scrupoli neppure di
assassinare i proprio congiunti pur di raggiungere il potere e lo stesso Nerone
non fu da meno, macchiandosi persino dell’omicidio della sua stessa madre.
Vero
è, però, che sotto il suo impero non solo rifiorirono le arti, ma vennero
pianificate molte opere di carattere ingegneristico ed architettonico per il
bene della comunità, furono ampliati i porti ed apportate sostanziali migliorie
in tanti settori.
Per
assurdo, proprio questo sovrano che oggi
viene ricordato come un uomo corrotto, violento e depravato, in realtà fu,
almeno all’inizio del suo impero, un uomo retto, generoso e anche se forse
troppo ingenuo, un grande sostenitore della cultura popolare e del popolo
stesso.
Azioni
che a lui vengono ascritte e per le quali è stato pesantemente condannato, non
sono poi così diverse da quelle compiute da alcuni suoi predecessori i quali
però non furono altrettanto condannati per esse.
Non
possiamo poi non considerare che ciò che ci è stato tramandato su Nerone spesso
è giunto a noi grazie ad autori che scrissero durante la dinastia Nerva-Antonina,
dinastia che aveva tutto l’interesse a screditare le dinastie precedenti, prima
fra tutte proprio quella Giulio-Claudia.
Ero
particolarmente curiosa di leggere questo romanzo, perché anni fa avevo letto
della stessa autrice “Il re e il suo giullare” che raccontava la vita di un altro grande sovrano passato alla storia
per la sua spregiudicatezza e la sua violenza, Enrico VIII.
Come
immaginavo, non sono rimasta delusa, “Nerone”
è infatti un romanzo altrettanto intenso, affascinante ed intrigante.
Margaret
George riesce in modo magistrale ad esplorare la psicologia del personaggio ed
ad individuarne le fragilità, come già aveva fatto mettendo a nudo
l’identità del celebre sovrano inglese.
Nerone,
membro di una famiglia tanto influente quanto violenta ed assetata di potere, era
cresciuto in mezzo alle congiure e fin da piccolo aveva dovuto imparare a
guardarsi le spalle, eppure questo non gli aveva impedito di sviluppare il suo
amore per l’arte e per la musica, grazie anche all’influenza dei suoi insegnati
tra cui spiccava la figura di Lucio Anneo Seneca.
Ma
Nerone, seppur energico ed influente, come ogni uomo al comando era un uomo solo,
circondato da gente ambiziosa e priva di scrupoli, era naturale che non sarebbe riuscito per sempre a sottrarsi alla seduzione del potere.
L’amore di
Atte, la liberta greca da lui amata
e dal quale era profondamente ricambiato, non fu in grado di salvarlo anche da
se stesso e Poppea ben presto riuscì ad irretirlo spingendolo
verso quelle scelte che tanto contribuirono a renderlo impopolare.
Dobbiamo
sempre ricordare che il romanzo di Margaret George non è un resoconto storico,
ma piuttosto un’opera di fantasia destinata
ad un pubblico del XXI secolo e come tale deve essere interpretata.
La
scrittrice ha infatti usato termini moderni, ha in alcuni casi alterato la cronologia
dei fatti e dato per sicuri alcuni avvenimenti che la storiografia ritiene
invece ancora dubbi, il tutto ovviamente per rendere più fluida la trama e dare
vivacità al racconto.
Di
sicuro però Margaret George con questo romanzo ci ha regalato un’interessante
e affascinante reinterpretazione di un personaggio storico molto discusso, dandoci la possibilità di riflettere in modo nuovo sull’immagine che di lui ci siamo fatti nel corso
dei secoli.
“Nerone”
è il primo dei due volumi dedicati
da Margaret George alla vita del controverso imperatore romano.
Il
secondo volume riprenderà il racconto dall’incendio di Roma, dove si interrompe il racconto di questo primo libro, ma, come assicura l’autrice
stessa nella nota al termine del romanzo, i due volumi sono indipendenti e pertanto leggibili come romanzi autonomi.