Il museo degli strumenti musicali della Galleria dell'Accademia
di Firenze venne inaugurato nel 2001. La collezione del Conservatorio Luigi
Cherubini consisteva in più di 40 strumenti, appartenenti alle collezioni medicee
e lorenesi, databili tra il diciassettesimo e il diciannovesimo secolo.
Questo piccolo catalogo bilingue (italiano-inglese) si apre con un’introduzione in cui viene
brevemente presentato il museo, seguita da una serie di schede dedicate agli
strumenti e ai quadri esposti. I soggetti rappresentati sono nature
morte nelle quali figurano degli strumenti e personaggi legati sempre all'ambiente
musicale.
Il più grande collezionista di strumenti fu senza dubbio il
Gran Principe Ferdinando che si dilettava egli stesso come musicista. Sotto
il regno di Cosimo III de’ Medici la collezione raggiunse il suo massimo
splendore e a questo periodo risale la maggior parte dei dipinti esposti. Fu il
Gran Principe Ferdinando, tra le altre cose anche grande collezionista d’arte, a
commissionare quei ritratti di musici conosciuti come i musici del gran
principe.
In uno di questi dipinti, opera di Anton Domenico Gabbiani
(1632-1726), si riconosce proprio Ferdinando de’ Medici. Non altrettanto
facile è invece riuscire a identificare i singoli personaggi, per i quali
spesso ci si può solo limitare a fare ipotesi plausibili qualora ci siano motivazioni
convincenti in tal senso. Risulta chiara, comunque, una certa complicità tra
il Gran Principe e i suoi musici, una familiarità spesso deprecata da Cosimo
III come si evince nella sua corrispondenza col figlio nella quale lo invitava a
trattare con essi da par suo.
Tra le particolarità del catalogo figurano strumenti come la
famosa viola tenore di Antonio Stradivari, considerata lo strumento più
celebre della collezione. Questa viola ci è giunta nella forma e nella
struttura originali, aspetto che la rende un oggetto oltremodo prezioso. Leggendo
il libro si comprende che gli strumenti giunti ai giorni nostri sono in realtà solo una minima parte dell’intera collezione medicea, sia perché i Lorena li
misero all'asta per monetizzare, sia perché nel corso degli anni vennero periodicamente
aggiornati per renderli in linea con le mode musical dei tempi, sia perché spesso
venivano prestati ai musici senza che poi questi li restituissero, vuoi ormai
perché inutilizzabili o, magari più semplicemente, perché andati perduti.
Curioso è leggere in cosa consistessero questi ammodernamenti
degli strumenti compiuti appunto per renderli più adatti all’esecuzione della
musica del momento; alcuni di essi, ad esempio, sono stati ridimensionati nella cassa, in altri è stata modificata l’inclinazione del
manico, in altri sono state fatte modifiche per
aumentare il numero delle corde.
È quindi impossibile oggi poter ricreare quel suono
originario delle musiche così come queste venivano eseguite al tempo della loro
composizione. Per ovviare in parte a questa problematica, e al fatto che
spesso lo stato di conservazione degli strumenti non permetterebbe neppure di
eseguire idonei restauri, si è cercato oggi di ricostruire copie il più
possibile conformi agli originali.
Il Gran Principe Ferdinando raccolse intorno a sé non solo
musici e costruttori di strumenti di ambiente fiorentino, ma invitò alla sua
corte anche molti artigiani e musicisti provenienti da tutta Italia. Proprio a
Firenze il patavino Bartolomeo Cristofori ideò il famoso fortepiano,
principale antenato del più moderno pianoforte. Nelle collezioni esposte nella
Galleria dell’Accademia tra gli strumenti costruiti appunto dal Cristofori si
può ammirare il più antico pianoforte verticale conosciuto oltre ad una
bellissima spinetta ovale.
La prima edizione di questo catalogo è datata 2001, ma è stato
ristampato più volte nel corso degli anni fino almeno al 2021, anno della
ristampa in mio possesso.
Come viene specificato nel libro stesso, risulta un po’
strano pensare di vedere esposti questi strumenti come se si trattasse di arte
visiva piuttosto che di strumenti nati per essere ascoltati. È indubbio,
comunque, che alcuni di essi siano di per sé delle vere opere d’arte se si guarda
ad esempio agli intarsi di madreperla presenti su alcuni o a strumenti quali il
salterio di Cosimo III.
Attraverso le pagine del libro e le schede dedicate ai vari
strumenti si ripercorre la storia della musica dalla corte medicea alla corte
lorenese.
Con la morte del Gran Principe Ferdinando finiva anche l’età
della grande musica eseguita nelle ville di proprietà, la più celebre delle
quali per gli allestimenti degli spettacoli che vi venivano eseguiti era senza
dubbio quella di Pratolino.
Con l’avvento dei Lorena la musica mutò completamente. Essi erano soliti dare feste a Palazzo Pitti dove veniva invitata addirittura tutta la popolazione ed ovviamente la musica da ballo era quella che andava per la maggiore.
Coloro che visitarono Firenze all'epoca della corte lorenese non
mancarono di rimarcare la scarsa vivacità della vita musicale della
città oltre alla difficoltà di accesso alle raccolte e alle biblioteche.