Sin da bambina Martina
era stata piuttosto complicata tanto che i suoi genitori avevano incontrato numerose
difficoltà nel gestire quel suo essere diverso.
Non interagiva con gli altri bambini perché non comprendeva come loro potessero essere appagati di usare la loro fantasia per riprodurre per gioco la vita reale degli adulti.
La
fantasia di Martina aveva ali più grandi, era capace di creare nuovi mondi. Martina era dotata di una sensibilità
fuori dal comune, soffriva quando d’autunno le foglie cadevano dagli alberi
e amava parlare non solo con i cani, ma
con tutti gli esseri viventi.
Martina, costretta tanto tempo prima dai
genitori e dalla vita a dimenticare quell’universo di bambina fatto di fantasia,
si trova un giorno all’improvviso
nuovamente avvolta da quel suo mondo immaginario.
Lei però non è più la Martina
di un tempo, ne è spaventata e non lo
riconosce; da adulta non comprende
come possa esserci un mondo dove coesistano montagne innevate accanto ad aridi
deserti, dove dal fitto dei boschi di abeti ci siano scoiattoli burloni che si
divertono a tirare ghiande ai passanti.
La giovane si sente perduta così divisa tra due mondi,
quello della fantasia e quello della realtà. Non sarà facile per lei ricomporre
il puzzle,
affrontare quella che ha tutto l’aspetto di essere una malattia; ci vorrà
davvero una grande forza di volontà per superare la paura che l’attanaglia e la
diffidenza di chi le sta accanto.
Il libro di Domenico
Corna è un libro molto particolare e di
non facile classificazione: fantasy, drammatico, contemplativo, filosofico.
È un libro evocativo in cui il lettore viene
indotto a perdersi nel flusso di riflessioni e ricordi della protagonista. Spesso il lettore si trova egli stesso a
fluttuare tra quelle nuvole rosse che portano con sé storie e pensieri.
Martina è una novella
Alice nel paese delle meraviglie, ma anche un piccolo principe che incontra la
volpe. Ginetta ed Edi accompagnano Martina nel suo difficile percorso alla
ricerca di se stessa come fantasmi del Natale dickensiano.
“Nuvole al tramonto” è
anche un romanzo che racconta il disagio
giovanile e lo fa attraverso le storie dei ragazzi della piazza che Martina
frequenta per un periodo della sua vita. Sono le storie di Daniele con la sua chitarra, di Laura con la passione per la politica, di Giulio il ragazzo sensibile che cade vittima dell’eroina, di Luisa in perenne fuga dalla madre
prostituta, del piccolo Giovanni che
grazie all’intervento di Martina riesce a salvarsi in tempo e a ricostruire il
rapporto con la madre.
“Nuvole al tramonto” ci
parla dei difficili rapporti
genitori-figli, dell’incomunicabilità e della difficoltà di riuscire a fare le
scelte giuste, ci parla delle fragilità di ciascuno di noi e della paura di
crescere, ma soprattutto ci spiega quanto siano importanti la fantasia e l’immaginazione
nelle nostre vite perché
Due sono le vite: una da vivere, un’altra da inventare. La prima si è spesso costretti a viverla come viene. Talvolta si riesce a cambiarla e allora sembra che tutto funzioni bene, talvolta invece non funziona per niente. Ma c’è un’altra vita, ti può condurre dove non esiste l’angoscia, lontano dagli incubi. Non nasce quando nasce il corpo e non termina quando bisogna lasciarlo. Esiste da sempre, lì ad attenderti.