lunedì 13 settembre 2021

Colle Val d’Elsa - San Miniato

Siamo arrivati all’ultimo post dedicato alla mia vacanza in Toscana.

Famosa per la produzione di cristallo Colle Val d’Elsa è arroccata su un alto poggio e presenta tutte le caratteristiche degli antichi borghi. 



Sono sinceramente rimasta un po’ stupita dal fatto che nonostante le sue evidenti potenzialità questo paese non sia molto visitato. 



Non saprei dirvi se a dissuadere i turisti sia la parte bassa del paese ossia Colle Bassa così chiamata per differenziarla dalla parte più antica appunto denominata Colle Alta. In effetti la distesa disordinata di edifici che caratterizza la parte moderna della città ha dissuaso anche me per anni dal visitare l’antico borgo.



Colle Val d’Elsa diede i natali ad Arnolfo di Cambio. La torre di Arnolfo, una delle varie case torri presenti, è così chiamata proprio perché vi nacque il celebre scultore e architetto.



Poco più avanti della torre di Arnolfo troviamo la piccola chiesa romanica di Santa Maria in Canonica costruita nei XII-XIII secolo, ma le cui origini si ritengono ancora più antiche. All’interno di notevole pregio la pala d’altare opera di Pier Francesco Fiorentino raffigurante la Madonna con bambino e santi.



Non sono riuscita purtroppo a visitare il Museo civico e d’arte sacra. Un buon motivo per tornare a Colle Alta, voi che ne dite?



Ultima tappa, prima di ripartire sulla via di Pisa, mi sono fermata a San Minato che si trova più o meno a metà strada tra Pisa e Firenze.  



Raggiungere il suo centro storico richiede una buona dose di fiato perché è situato in cima ad una collina a circa 4 km dall’abitato di San Miniato Basso. La fatica però è ben ripagata perché raggiunta la rocca si gode di una stupenda vista della campagna circostante.



La torre di Federico II si deve alle modifiche federiciane della fortificazione che già Ottone I aveva voluto come sede dei vicari imperiali. 

La rocca costituiva il nucleo interno di un ampio circuito difensivo del quale facevano parte la torre di Matilde, l’attuale campanile della Cattedrale, e la torre delle cornacchie, abbattute del XVIII secolo.  

La torre fu distrutta nel 1944 e ricostruita secondo le forme originali.



Nel XIII canto dell’Inferno nella selva dei suicidi Dante incontra il personaggio di Pier Delle Vigne, tesoriere e segretario di Federico II, che accusato di tradimento e corruzione venne imprigionato e accecato. Si narra che Pier delle Vigne venne imprigionato proprio nella rocca di San Miniato.


Ai piedi della rocca un masso riporta incise le parole di Dante a lui dedicate:


“Io son colui che tenni ambo le chiavi del Cor di Federigo, e che le volsi, serrando e disserrando, sì soavi che dal secreto suo quasi ogn'uom tolsi: fede portai al glorioso offizio, tanto ch'i ne perde' li sonni e' polsi."






domenica 12 settembre 2021

L’Albergaccio (Casa di Machiavelli)

Quest’estate sono riuscita a realizzare un sogno: visitare l’Albergaccio! Sì, lo so che Niccolò Machiavelli è un personaggio che ai più non è molto simpatico, ma io sin da ragazzina ho sempre nutrito per lui una vera passione.

Ringrazio soprattutto Villa Machiavelli che, nonostante fossero occupatissimi nell’allestimento per un matrimonio, mi hanno permesso lo stesso di visitare la casa museo di cui loro sono custodi e proprietari.






Non ci provo neppure a descrivervi l’emozione di poter camminare per quelle stanze e visitare lo studio dove venne scritta la sua opera più famosa: Il Principe. 







Da Sant’Andrea in Percussina si scorge in lontananza Firenze con la sua meravigliosa cupola. Chissà cosa avrà provato Niccolò ogni volta che guardava in quella direzione, lui esiliato in campagna, lontano dalla sua amata attività politica… Sto diventando troppo sentimentale, vero?



Al rientro dei Medici a Firenze nel 1512, Niccolò Machiavelli dopo essere stato incarcerato e torturato, perché accusato di aver preso parte alla congiura antimedicea, venne esiliato a San Casciano Val di Pesa. San’Andrea in Percussina dove si trova l’Albergaccio, è appunto una frazione di San Casciano.


Di come trascorresse i suoi giorni è rimasta traccia soprattutto in una lettera che Machiavelli scrisse all’amico Vettori, datata 10 dicembre 1513, nella quale egli racconta di come passasse il tempo del giorno ad occuparsi dei suoi poderi, a giocare a tric-trac all’osteria e di come alla sera invece “rivestito condecentemente” entrasse “nelle antique corti degli antiqui uomini” per discorrere e ragionar con loro.





La famiglia Machiavelli era suddivisa in più rami. Il ramo in cui nacque Niccolò si estinse nel XVII secolo e i suoi successori furono i Conti Serristori di Firenze che detennero il possesso di queste terre fino al passaggio all’attuale proprietà che ha provveduto a restaurare Casa Machiavelli in modo accurato facendone un museo molto suggestivo.




Un consiglio: fate una sosta e fermatevi a mangiare a Villa Machiavelli non ve ne pentirete! La coppa Machiavelli, una variante di tiramisù con cantucci e vin santo, è qualcosa di divino…





sabato 11 settembre 2021

Il Chianti - Panzano - Montefioralle

Non c’è modo migliore di assaporare le l’atmosfera del Chianti se non quello di percorrere la famosa SR222 la strada che corre sulle colline da Siena a Firenze.

Dalla Chiantigiana si dipartono strade secondarie che attraversano le zone più belle della campagna Toscana e lungo le quali si incontrano bellissimi borghi come Volpaia che visitai qualche anno fa e della quale mi innamorai perdutamente.


Quest’anno la scelta è ricaduta però su altri paesi come Panzano che si affaccia sulla “conca d’oro” ovvero su quella parte di colline soleggiate che degradano fino al torrente Pesa.



Nelle foto vedete la chiesa di Santa Maria che purtroppo non ho potuto visitare perché c’era la funzione domenicale. 

Sulla facciata sopra il portone si trova la “Madonna contornata dagli Angeli” opera di Umberto Bartoli (1965).



Del castello di Panzano inoltre sono ancora conservate parte delle mura e la torre del Cassero.

L’altro borgo visitato sulla via del ritorno è Motefioralle, classificato come uno dei borghi più belli d’Italia, definizione ampiamente meritata.

Si tratta di una piccola frazione di Greve in Chianti nella provincia di Firenze.



Il borgo conserva ancora parte della cinta muraria originaria risalente alla fine del XII secolo circa e alcune torri che sono stata adattata ad uso abitativo.





Il borgo è un vero gioiellino che offre scorci davvero suggestivi. Assolutamente da visitare.



In realtà questa giornata era principalmente dedicata ad un altro luogo che era da tanto tempo che volevo visitare e che merita un post a parte. Stay tuned...




venerdì 10 settembre 2021

Certaldo – San Gimignano – Monteriggioni – Siena

Dopo la visita della vila medicea di Poggio a Caiano la serata è stata dedicata a Certaldo.

Il borgo è famoso soprattutto perché diede i natali a Giovanni Boccaccio che qui trascorse anche gli ultimi anni della sua vita e venne sepolto nella chiesa di SS. Jacopo e Filippo

Certaldo è però conosciuto anche per Mercantia il festival internazionale del quarto teatro che ogni anno nel mese di luglio anima le sue vie e le sue piazze.


A causa della pandemia lo scorso anno il festival non ebbe luogo, ma quest’anno, seppur in forma ridotta e con ingressi contingentati, è stato possibile tornare… a rivedere le stelle.

Proprio a Dante, infatti, nei 700 anni dalla sua morte, e a Fellini (ricorrono i cento anni dalla nascita della sua compagna di vita Giulietta Masina) è stata dedicata l’edizione 2021 del festival.



Se dovessi scegliere lo spettacolo che mi ha emozionato di più direi senza dubbio “Le dantesche” interpretato da Benedetta Giuntini, di grande effetto anche la location ossia i sottosuoli del convento degli agostiniani.



Quanto mi era mancato il teatro in questi ultimi mesi!


La giornata successiva è stata dedicata a San Gimignano, Monteriggioni e Siena.


Iniziamo con San Gimignano altrimenti conosciuta anche come “la città delle cento torri” non ha bisogno di presentazioni. Ricca di storia e di monumenti è immersa in una delle zone più belle della campagna toscana.

Durante la precedente visita mi ero dedicata soprattutto ai musei, alle chiese e ai palazzi, ma non avevo avuto il tempo di salire alla Rocca di Montesfaffoli, l’antica fortezza situata nel punto più alto borgo dal quale si gode una splendida vista delle torri viste dall’alto.



La Rocca fu costruita nel 1353, anno in cui venne sancito l’atto di sottomissione alla città di Firenze, su ordine di quest’ultima e a spese di San Gimignano. Venne poi disarmata nel 1555 su ordine di Cosimo I de' Medici avendo ormai adempiuto al suo scopo. Oggi le mura racchiudono un giardino pubblico ricco di ulivi.


La Rocca è facilmente raggiungibile distando meno di dieci minuti a piedi da Piazza del Duomo.




Da San Gimignano mi sono poi diretta a Monteriggioni.


Non si può non innamorarsi di Monteriggioni con la sua cinta muraria completamente intatta orlata da 14 torri. Ogni volta che ci torno mi emoziona come la prima volta.

Al borgo si accede attraverso una via immersa tra coltivazioni di profumatissima lavanda e ulivi.




Ogni anno qui si svolgeva una bellissima festa medievale “Monteriggioni di torri si corona” (citazione dantesca), purtroppo sempre a causa della pandemia le ultime due edizioni sono state cancellate.

Speriamo di potervi partecipare di nuovo perché è davvero un’esperienza unica.


Quest’anno ho visitato la chiesetta dedicata a Santa Maria Assunta, il museo delle armature e finalmente sono riuscita a percorrere il camminamento delle mura dalle quali si gode di una vista spettacolare.










La serata è stata dedicata a Siena, la città del Palio. 





Non si può resistere dal simpatizzare almeno un pochino per l’una o per l’altra contrada e vista la mia passione per gufi e civette è naturale che la mia simpatia sia indirizzata verso la contrata della civetta.


Nonostante abbia visitato diverse volte la città, non sono mai riuscita a visitare il museo della mia contrada preferita. Purtroppo, anche questa volta sono arrivata all’ora della chiusura, ma ho fatto in tempo a dare una sbirciatina agli interni della chiesetta…









giovedì 9 settembre 2021

Villa medicea di Poggio a Caiano

Ho deciso di inaugurare la serie di post dedicati ai miei giorni in Toscana partendo dalla prima tappa: Villa Medici di Poggio a Caiano.



La villa fu commissionata da Lorenzo il Magnifico a Giuliano da Sangallo negli anni Ottanta del XIV secolo. Con la morte di Lorenzo e con la cacciata dei Medici da Firenze i lavori vennero interrotti per poi essere ripresi in seguito grazie all’intervento del figlio del Magnifico, papa Leone X.  



Grazie ad un modello conservato in una delle sale della villa è possibile capire quale fosse l’aspetto originario prima che venissero erette nei primi anni dell’Ottocento le scale a tenaglia così come appaiono oggi.




Al piano inferiore troviamo il teatro privato tanto caro alla sposa di Cosimo III, Marguerite Louise d’Orleans, che ne commissionò la realizzazione; molto apprezzato anche dal figlio il Gran Principe Ferdinando appassionato di musica (si può ammirare anche un piccolo organo).






Al piano superiore invece tutta l’attenzione è catturata dal salone di Leone X. Gli affreschi cinquecenteschi sono opera di Andrea del Sarto, Franciabigio e Pontormo. Il ciclo di affreschi fu poi portato a termine da Alessandro Allori.








Tante le leggende legate a questa villa. Qui trovarono la morte Francesco I e la moglie Bianca Cappello si dice per mano del fratello di lui Ferdinando I.







I Lorena non furono particolarmente legati a questa proprietà così come alle altre ville in generale. La villa di Poggio a Caiano tornò ai fasti di un tempo grazie a Elisa Baciocchi, sorella di Napoleone e granduchessa di Toscana, e successivamente con Vittorio Emanuele II che qui condusse la “bella Rosina”, prima amante e in seguito sua moglie morganatica.