Figlio del Granduca di Toscana Cosimo I de’ Medici e di Eleonora di Toledo, Francesco I de’ Medici (1541 – 1587) viene spesso ricordato per le sue due più grandi passioni: l’alchimia e Bianca Cappello.
Francesco aveva una personalità completamente diversa da quella di suo padre.
Cosimo era autoritario e senza scrupoli, tanto che non aveva nessuna remora, se necessario, a governare anche con la paura, Francesco era ben lungi dall’avere lo stesso carattere freddo e determinato.
Considerato fin da giovane di indole riservata e malinconica, egli amava rifugiarsi nei suoi studi e crescendo, nonostante cercasse in ogni modo di conciliare la propria passione per la scienza con gli impegni istituzionali, questa sua passione gli procurò continui rimproveri da parte della famiglia.
Sebbene durante il suo governo avesse investito molto nello sviluppo scientifico e culturale e avesse tentato anche di perfezionare il sistema di riscossione delle tasse, con l’intenzione di diminuire la pressione fiscale, il suo governo ancor oggi viene associato ad un'amministrazione corrotta e a un sensibile aumento della criminalità; alla sua persona, poi, è attribuito ogni tipo di misfatto tra cui non è escluso neppure l’omicidio.
Alla sua morte, proprio per l’avversione che il popolo di Firenze aveva da sempre nutrito nei suoi confronti, non ci fu nessuna difficoltà per il fratello Ferdinando di prendere il suo posto sul trono granducale.
Cosimo I scelse e ottenne per il figlio una moglie che avrebbe portato lustro alla casata, Giovanna d’Austria, ultimogenita dell’Imperatore Ferdinando I d’Asburgo.
Francesco responsabilmente si inchinò
alla ragion di stato, ma la pia Giovanna che fin da subito conquistò
l’approvazione dei fiorentini, non riuscì
mai a conquistare l’affetto del suo sposo nonostante questi non mancasse di
ottemperare a tutti i suoi obblighi di marito.
Ma chi era Bianca Cappello la donna di cui si innamorò follemente il Granduca?
L’avvenente veneziana aveva 24 anni quando,
incinta, decise di fuggire dalla città lagunare per rifugiarsi a Firenze con il
suo amante Piero, un fiorentino bello ed elegante secondo alcuna storiografia, un
uomo rozzo e incline alla vita mondana secondo altre fonti.
Mentre i nobili veneziani chiedevano giustizia e un intervento forte e deciso da parte di Cosimo I questi, contro ogni aspettativa, permise ai due giovani di sposarsi e vivere a Firenze.
La conquista di Bianca da parte di Francesco non fu un’impresa facile, ma la perseveranza del futuro Granduca venne premiata tanto che il loro amore durò per tutta la vita.
Alla morte di Giovanna, infatti, Francesco sposò in seconde nozze Bianca,
rimasta vedova anch’ella, e, noncurante
dell’avversione che i fiorentini da sempre provavano per lei, ne fece la
nuova Granduchessa di Toscana.
Se Bianca fosse veramente innamorata di Francesco o fosse invece solo una donna avida che vide in lui la possibilità di realizzare i suoi ambiziosi progetti non è dato sapere, così come non è dato sapere se la loro morte, sopraggiunta a distanza di poche ore l'uno dal'altra, fosse da attribuirsi a cause naturali o fosse avvenuta su ordine del fratello di Francesco, quel Ferdinando de’ Medici che gli succedette come Granduca di Toscana.
A questo ultimo interrogativo neppure la scienza moderna è ancora riuscita a dare una risposta definitiva e forse mai lo farà.
Il titolo “Il Granduca innamorato” è piuttosto fuorviante perché suggerisce l’idea che si tratti di un saggio incentrato esclusivamente sulla storia d’amore tra Francesco I de’ Medici e Bianca Cappello.
In realtà il libro di Stefano Corazzini non solo ci narra tutta la vita del Granduca Francesco I, tratteggiandone minuziosamente anche la psicologia, ma inserisce questo racconto all’interno di un quadro più ampio parlandoci della storia della famiglia Medici, piutosto brevemente del ramo primogenito e più diffusamente del ramo secondogenito a cui lo stesso Granduca apparteneva.
Il volume inoltre è corredato di una vasta bibliografia, da numerose illustrazioni, una sorta di galleria dei protagonisti, e da una serie di interessanti note che, oltre a integrare e arricchire quanto riportato nel libro, offrono validi spunti per il lettore che desiderasse approfondire gli argomenti trattati.
L’intricata e passionale storia d’amore di Francesco e Bianca è solo una delle tante che coinvolsero la famiglia Medici specie quella di seconda generazione.
Cosimo stesso fu accusato di aver fatto assassinare la figlia Maria perché colpevole di una relazione con un paggio di corte, sebbene probabilmente la giovane fosse morta per febbre malariche, e lo stesso Francesco si dice fosse stato coinvolto nell’omicidio della sorella Isabella fatta uccidere, secondo alcune fonti, dal marito Paolo Orsini, ma anche questo è tutto da dimostrare (vedi “L’onore perduto di Isabella de’ Medici” di Elisabetta Mori, edito da Garzanti).
Con Francesco I inizia il declino di quella famiglia, i Medici, che dominarono Firenze per più di trecento anni.
Stefano Corazzini attraverso le pagine di questo saggio vuole rendere giustizia alla figura dell’erede di Cosimo I, la cui immagine è solitamente legata solo a termini negativi quali corruzione e decadenza, dimenticando quanto di buono egli avesse comunque fatto per Firenze e la Toscana.
Del suo governo restano le grandi opere del Buontalenti, il quale fu per il Granduca quello che era stato il Vasari per il padre Cosimo I, l’istituzione dell’Accademia della Crusca, l’impulso e lo sviluppo delle scienze e infine due progetti, due stanze di Palazzo Vecchio: lo Scrittoio di Bianca e lo Studiolo privato di Francesco I, un ambiente raffinato e intimo nel quale sono sintetizzate le sue passioni, un luogo privato dove potersi rifugiare lontano da sguardi indiscreti e coltivare i propri studi.
Essere un Medici non doveva essere stato facile per nessuno dei suoi predecessori, ognuno di essi, chi più chi meno nel corso dei secoli aveva dovuto scontrarsi con obblighi e compromessi legati ad un nome tanto potente quanto ingombrante, Francesco più di altri soffrì per questa pesante eredità e dovette impegnarsi più di altri per non rimanerne completamente sopraffatto.