martedì 11 novembre 2025

“L’apprendista” di Bruno Di Marco

Martino da Fano giunge a Urbino animato da un ardente desiderio: diventare pittore. Viene accolto nella bottega di Giovanni Santi, padre del piccolo Raffaellino, un bambino dal talento straordinario, destinato a un futuro luminoso nel mondo dell’arte.

Ma il destino di Martino prende una piega inaspettata. Poco dopo la morte di Giovanni Santi, viene strappato alla quiete della bottega e condotto a Palazzo Ducale. Qui, i pennelli e i colori lasciano il posto alle armi, all’inganno, allo spionaggio e all’arte del trasformismo. I migliori maestri lo istruiscono in ogni disciplina, affinando le sue abilità fino a trasformarlo nello Scorpio Major: una spia letale e silenziosa, capace di muoversi con astuzia in un mondo violento, intricato e pieno di insidie.

Il ritmo del romanzo nelle prime ottanta pagine è piuttosto lento e costellato di interrogativi. Il lettore si trova spiazzato, ma anche irresistibilmente attratto: l’apparente vaghezza degli eventi stimola la curiosità e invita a proseguire, nella speranza di scoprire dove la narrazione voglia condurre. Poi, all’improvviso, la trama si schiarisce: gli eventi si delineano con chiarezza e il racconto accelera, trasformandosi in una sequenza incalzante di colpi di scena e svolte impreviste che mantengono alta la tensione e catturano l’attenzione fino all’ultima pagina.

La narrazione si intreccia con la storia in modo puntuale. Sebbene nelle prime pagine il lettore, che abbia poca famigliarità con il Rinascimento, possa incontrare qualche difficoltà nel collocare gli eventi con precisione nel contesto storico, man mano che il racconto si sviluppa tutto diventa più chiaro e accessibile.

L’apprendista è un thriller storico in cui la fantasia regna sovrana. Per apprezzarlo appieno è necessario compiere un atto di fede e lasciarsi trasportare dall’immaginazione. Non è un romanzo per chi cerchi una ricostruzione storica rigorosamente fedele ai fatti: il personaggio di Raffaello è frutto di pura invenzione e si ispira alla ricca tradizione letteraria del travestimento.

Il Rinascimento, con la sua duplice anima, epoca di splendore artistico ma anche di guerre, intrighi e tradimenti, si rivela il palcoscenico ideale per una storia dai toni oscuri e avvincenti come quella narrata da Bruno Di Marco.

L’autore dimostra una profonda conoscenza dell’epoca. Nella trama si integrano perfettamente le figure storiche, come quella di Cesare Borgia e di Leonardo da Vinci, ed eventi reali, come la strage di Senigallia e le lotte tra le famiglie baronali romane. A questi elementi si aggiungono dettagli più sottili e suggestivi, come le superstizioni e la diffusa fiducia negli oroscopi, che contribuiscono a rendere l’ambientazione ancora più viva e credibile.

Il romanzo si chiude con un finale aperto, una conclusione sospesa e carica di tensione che lascia nel lettore il sottile presentimento di un possibile ritorno sulla scena dei protagonisti.




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