Martino
da Fano giunge a Urbino animato da un ardente desiderio: diventare pittore.
Viene accolto nella bottega di Giovanni
Santi, padre del piccolo Raffaellino, un bambino dal talento straordinario,
destinato a un futuro luminoso nel mondo dell’arte.
Ma
il destino di Martino prende una piega
inaspettata. Poco dopo la morte di Giovanni Santi, viene strappato alla
quiete della bottega e condotto a Palazzo Ducale. Qui, i pennelli e i colori lasciano il posto alle armi, all’inganno, allo
spionaggio e all’arte del trasformismo. I migliori maestri lo istruiscono
in ogni disciplina, affinando le sue abilità fino a trasformarlo nello Scorpio
Major: una spia letale e silenziosa, capace di muoversi con astuzia in
un mondo violento, intricato e pieno di insidie.
Il
ritmo del romanzo nelle prime ottanta pagine è piuttosto lento e costellato di
interrogativi. Il lettore si trova spiazzato, ma anche irresistibilmente
attratto: l’apparente vaghezza degli
eventi stimola la curiosità e invita a proseguire, nella speranza di
scoprire dove la narrazione voglia condurre. Poi, all’improvviso, la trama si schiarisce: gli eventi si
delineano con chiarezza e il racconto accelera, trasformandosi in una sequenza
incalzante di colpi di scena e svolte impreviste che mantengono alta la
tensione e catturano l’attenzione fino all’ultima pagina.
La
narrazione si intreccia con la storia in modo puntuale. Sebbene nelle prime
pagine il lettore, che abbia poca famigliarità con il Rinascimento, possa incontrare
qualche difficoltà nel collocare gli eventi con precisione nel contesto
storico, man mano che il racconto si sviluppa tutto diventa più chiaro e
accessibile.
L’apprendista è un thriller storico in cui la fantasia regna sovrana. Per apprezzarlo
appieno è necessario compiere un atto di fede e lasciarsi trasportare dall’immaginazione. Non è un romanzo per chi
cerchi una ricostruzione storica rigorosamente fedele ai fatti: il personaggio di Raffaello è frutto di
pura invenzione e si ispira alla ricca tradizione letteraria del travestimento.
Il
Rinascimento, con la sua duplice anima, epoca di splendore artistico ma anche
di guerre, intrighi e tradimenti, si rivela il palcoscenico ideale per una
storia dai toni oscuri e avvincenti come quella narrata da Bruno Di Marco.
L’autore
dimostra una profonda conoscenza dell’epoca. Nella trama si integrano perfettamente le figure storiche, come quella di Cesare Borgia e di Leonardo da Vinci, ed
eventi reali, come la strage di Senigallia e le lotte tra le famiglie baronali
romane. A questi elementi si aggiungono dettagli più sottili e suggestivi, come
le superstizioni e la diffusa fiducia negli oroscopi, che contribuiscono a
rendere l’ambientazione ancora più viva e credibile.
Il romanzo si chiude
con un finale aperto, una conclusione sospesa e carica di tensione che lascia nel
lettore il sottile presentimento di un possibile ritorno sulla scena dei
protagonisti.

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