sabato 2 maggio 2020

“Niccolò Machiavelli. Ragione e pazzia” di Michele Ciliberto


NICCOLO’ MACHIAVELLI
RAGIONE E PAZZIA
di Michele Ciliberto
EDITORI LATERZA
Machiavelli è considerato uno dei più grandi teorici della ragione politica e, nonostante siano passati secoli, egli rimane uno degli autori più studiati.
Perché l’interesse per la sua opera resta ancora oggi così vivo e attuale? Ma soprattutto chi era davvero Niccolò Machiavelli?
Sono questi alcuni degli interrogativi a cui Michele Ciliberto desidera dare una risposta.

Niccolò Machiavelli amava la vita attiva e detestava l’ozio; per un uomo del genere l’esilio dovette pesare senza alcun dubbio in modo terribile.
L’esilio lo condannava a stare lontano dall’attività politica e dalle istituzioni, insomma da quel mondo per cui egli stesso si sentiva tagliato sopra ad ogni altra cosa.
Era proprio nelle sue funzioni di politico, infatti, che sapeva di riuscire ad esprimere al meglio le proprie qualità.
Il suo piacere più grande era quello di poter mettere quelle qualità al servizio della collettività, ma sopratutto della sua amata Firenze perché Machiavelli era innanzitutto un patriota.

Politica e letteratura, teatro e poesie erano le sue vere vocazioni quelle per cui egli avrebbe voluto vivere e morire.

Machiavelli era un uomo ostinato e questa sua ostinazione lo costrinse, nonostante la sorte avversa, a non fermarsi mai anche quando non vedeva alcuna possibilità di vittoria.

Non era un uomo religioso, alla religione riconosceva un unico merito, quello di poter essere un collante in grado di spronare le masse a battersi per un fine comune.
La religione per Machiavelli poteva essere un utile artificio per tenere unito il popolo così come potevano esserlo simboli quali gli stendardi o il Marzocco.

Egli non condivideva l’idea di una repubblica teocratica come quella di Savonarola, ma sapeva riconoscerne lucidamente i punti di forza così come allo stesso modo sapeva indovinare i punti deboli del pensiero del frate, errori che di fatto portarono il domenicano all’inevitabile sconfitta.

Secondo il segretario fiorentino è la Fortuna con la effe maiuscola a governare il mondo, ma la Fortuna non guarda in faccia nessuno, è mutevole ed imprevedibile.
Proprio per questo motivo non bisogna arrendersi, perché laddove non si pensa di avere alcuna speranza il destino può volgere a nostro favore.
Non bisogna però dimenticare che, allo stesso modo, non si dovrà mai abbassare la guardia perché, proprio quando si crederà di aver raggiunto un obiettivo, basterà un nonnulla per perdere tutto.

Niccolò Machiavelli. Ragione e pazzia.
Ragione è un termine che riusciamo facilmente ad associare alla sua figura. Tutti noi, infatti, siamo a conoscenza di quelle che erano le sue grandi capacità di analizzare e prevedere l’andamento degli avvenimenti.
Ma come associare la figura di Niccolò Machiavelli alla pazzia?
La pazzia di Machiavelli non deve assolutamente essere intesa come idiozia o stupidità, la sua è una pazzia ragionata, una lucida follia.
Per Machiavelli laddove la situazione è disperata solo qualcosa di pazzo e di ardito, qualcosa di inaspettato può far si che i fatti volgano a nostro favore.

Machiavelli conosce bene l’ingratitudine degli uomini dei quali in generali ha un’idea piuttosto miserevole, su di loro getta spesso uno sguardo disincantato, crudele e disilluso.

Al di là di quello che si è portati comunemente a pensare egli non era un uomo noioso, ma un uomo che a suo modo sapeva scherzare, amava la buona compagnia degli amici e non disdegnava quella delle donne.
Tutto questo lo si ritrova nelle sue lettere, quelle stesse lettere nelle quali troviamo anche conferma del suo pensiero politico.

Machiavelli era un uomo pienamente consapevole del proprio valore così come era totalmente consapevole della mancanza dei riconoscimenti ricevuti per i propri meriti, nonostante questo però non fu mai né tenero né condiscendente quando parlava di sé.

Gli anni che trascorse al servizio della Repubblica dal 1498 al 1512 furono gli anni migliori della sua vita.

Nemico della neutralità, Machiavelli fu sempre un estremista, convinto che solo azioni audaci ed eccessive potessero dare qualche risultato.

Lo vediamo nelle immagini giunte ai giorni nostri sempre raffigurato con un mezzo sorriso sulle labbra, un’espressione indecifrabile ed enigmatica.
Egli indossò sempre una maschera, per tutta la sua vita.
Conosceva l’importanza di non svelare mai troppo di se stesso a coloro che aveva di fronte, sapeva quanto fosse necessario nascondere la proprie debolezze ed i propri dubbi, mai porgere il fianco scoperto al nemico, mai mostrare la propria vulnerabilità.

Amava la storia, soprattutto quella romana, ma era e restava sempre un uomo del suo tempo.
Riconosceva alla storia una grande importanza poiché attraverso lo studio di questa e degli antichi riteneva si potesse apprendere molto su quale fosse il modo migliore di comportarsi e confrontarsi con il presente.
Non credeva però che la storia potesse ripersi identica a se stessa nel corso dei secoli e, per tale motivo, non poteva essere maestra di vita in senso stretto, poteva comunque essere fonte di ispirazione, questo sì.
L’importante, però, era non dimenticare mai il ruolo che la Fortuna avrebbe sempre giocato nella vita degli uomini.

Egli trascorse tutta la sua vita nell’ostinato tentativo di cercare di mettere in ordine gli eventi, cercando di parare i colpi della Fortuna, quella Fortuna che troppo spesso gli  fu avversa.

Era dotato di una capacità straordinaria quella di saper analizzare gli eventi così da riuscire a cogliere in anticipo ciò che sarebbe potuto accadere, tanto che i suoi stessi amici gli attribuivano capacità profetiche.

Machiavelli indossava una maschera anche quando scriveva, la sua era sempre una recita ed il teatro, del resto, esercitò sempre su di lui un fascino particolare.
Egli stesso fu autore di commedie e l’elemento tragicomico fu quello che più di ogni altro si addiceva alla sua personalità; amava l’ironia e Boccaccio era uno dei suoi autori preferiti.

Il libro di Michele Ciliberto, al contrario di altri saggi, mette in rilievo l’uomo Machiavelli oltre che la sua opera, aiutandoci a comprendere meglio la sua ermetica personalità.
L’esperienza umana di Machiavelli fu imprescindibile dalle sue opere e dal suo pensiero politico.

Michele Ciliberto ci fornisce la chiave per comprendere chi fosse davvero Niccolò Machiavelli, quell’uomo il cui pensiero è troppo spesso passato alla storia liquidato con le parole “il fine giustifica i mezzi”, parole che in realtà il fiorentino non pronunciò mai.

Analizzando la sua vita e gli eventi che lo segnarono profondamente, attraverso lo studio delle sue opere, dei suoi scritti, delle sue lettere Michele Ciliberto ci presenta un Machiavelli per molti versi inedito ovvero un uomo visionario, un uomo capace di sporgersi oltre le barriere e di vedere al di là delle situazioni.

Il libro di Michele Ciliberto credo che sia il saggio che più di ogni altro tra quelli da me letti riesca a svelare per quanto possibile la vera anima di Niccolò Machiavelli, un personaggio che, come avrete capito, ha sempre esercitato e sempre eserciterà su di me un fascino davvero particolare.





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