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sabato 12 ottobre 2019

“Castelli di sabbia” di Alice e Claude Askew

CASTELLI DI SABBIA
di Alice e Claude Askew
Scrittura & Scritture

Maggie Carvel ha ventitré anni e fin da piccolissima, quando i suoi genitori morirono in un terribile incidente stradale, vive con l’anziana zia Anna a Sandstone, un piccolo villaggio in Inghilterra, dove tutti si conoscono e  la vita scorre lentamente.

L’esistenza monotona di Maggie viene però sconvolta di punto in bianco quando il suo amico del cuore Howard Burton, il ragazzo che conosce da sempre e che ha sempre pensato sarebbe un giorno diventato suo marito, le comunica invece che ha deciso di lasciare il paese per cercare fortuna in Rhodesia.

Col cuore spezzato e umiliata Maggie non vede l’ora di poter sfuggire alla compassione della gente del villaggio dove la sua triste vicenda è ormai sulla bocca di tutti.

L’occasione non tarda molto a presentarsi e ha le fattezze di un bel giovane irlandese che risponde al nome di Pierce Maloney.
Pierce con modi molto galanti conquista subito la fiducia e l’affetto della giovane Maggie tanto che la ragazza accetta immediatamente di sposarlo.

Dopo appena tre mesi dal loro primo incontro i coniugi Maloney sono in viaggio verso il bellissimo Castello di Glenn, l’antica proprietà di famiglia.

Purtroppo si sa che gli irlandesi sono gente abile con le parole e bravissima ad infiorettare la realtà e così la povera e giovane Maggie si ritroverà a fare i conti con verità scomode e cocenti delusioni.

L’amore che prova per Pierce sarà sufficiente a darle la forza di affrontare tutte le avversità e le dure prove che la vita metterà sul suo cammino?

“Castelli di sabbia” potrebbe sembrare all’inizio un libro in puro stile Jane Austen, ma proseguendo nella lettura molti sono gli autori e i generi che si rincorrono tra sue le pagine.

Charles Dickens è il primo autore che mi viene in mente perché a tutti gli effetti “Castelli di sabbia” è un romanzo di formazione, Maggie Carvel cresce e diventa una donna matura nel corso degli anni trasformandosi da ragazzina impulsiva e anche un po’ viziata in una donna altruista e riflessiva.

Le tinte fosche in cui vengono descritti alcuni personaggi ed alcuni luoghi oltre a Dickens non possono non richiamare alla mente autori suoi contemporanei quali ad esempio Wilkie Collins, collaboratore e amico dello stesso Dickens, autore di romanzi gialli dal fascino misterioso.

Le descrizioni dell’Irlanda e del castello di Glenn hanno poi indubbiamente anche un che di fiabesco e così a tratti ci si aspetterebbe da un momento all’altro di veder apparire dal nulla un folletto o un leprechaun  che danzano sulle note di un'antica ballata irlandese.

Con Maggie, protagonista indiscussa del romanzo, si muovono sulla scena tre figure maschili; tre uomini che, seppur molto diversi tra loro, sono tutti innamorati di Maggie e sono da lei ricambiati anche se in modi differenti.

Quali siano questi modi e cosa Maggie apprezzi maggiormente di ciascuno di loro lascio a voi il piacere di scoprirlo attraverso la lettura di questo romanzo davvero particolare.

Howard Burton, il primo amore di Maggie, ci viene presentato all’inizio come un ragazzo piuttosto goffo ed impacciato, ma si rivelerà essere un uomo tenace e capace di costruire la propria fortuna facendo affidamento solo sulle proprie forze, incarnando così l’esempio del self-made man tipicamente dickensiano.

Pierce Maloney è invece l’eterno ragazzo, generoso e altruista, ma purtroppo anche portato a vivere in un mondo tutto suo, un mondo creato dalla sua fantasia che lo spinge il più delle volte a comportarsi da irresponsabile.
È un uomo dal carattere debole che fugge sempre dinnanzi alle proprie responsabilità ed è totalmente incapace di affrontare i più banali problemi quotidiani.

E infine c’è lui,  il terzo uomo, Lord Revelstone, colui che appena appare sulla scena con il suo modo di fare altezzoso e scontroso riporta alla mente subito il famoso Mr. Darcy di Orgoglio e Pregiudizio.
Per onestà devo anticiparvi che il suo personaggio non raggiunge certo le vette del forse più ammirato ed amato personaggio austeniano, ma nel suo piccolo vi posso assicurare che anche Lord Revelstone riuscirà a conquistare il cuore di più di una lettrice.
Il disilluso e disincantato Richard Revelstone si rivelerà, nonostante il suo carattere all’apparenza asociale e scorbutico,  un amico costante e fedele sia per l'inaffidabilr Pierce Maloney che per l’orgogliosa Maggie Carvel.

Qualche parola merita di essere spesa anche sui coniugi Askewautori del romanzo.

Alice (1874 1917) e Claude Askew (1865-1917) furono una coppia di acclamati scrittori londinesi che scrissero diversi romanzi a quattro mani.
Il successo arrivò per loro con il romanzo intitolato The shulamite che diede vita ad un film muto, prodotto dalla Paramount Pictures, dal titolo Sotto la frusta.
Ebbero una vita avventurosa durante la quale viaggiarono moltissimo.
Morirono durante la navigazione verso Corfù a causa di un siluro tedesco che colpì e affondò il piroscafo sul quale stavano viaggiando.

“Castelli di sabbia” fa parte della collana VociRiscoperte della casa editrice Scrittura & Scritture.

Con la collana VociRsicoperte questa casa editrice indipendente ha deciso di pubblicare alcuni grandi romanzi del passato ormai introvabili in Italia.

Non ci resta quindi che ringraziare Scrittura & Scritture per l’impegno profuso nel cercare di restituire a noi lettori questi romanzi dimenticati e nel regalarci la possibilità di fare la conoscenza con interessanti autori del passato spesso a noi ignoti.





domenica 28 aprile 2019

“I quattro cigni” di Winston Graham


I QUATTRO CIGNI
di Winton Graham
SONZOGNO
Eccoci arrivati al sesto appuntamento con la saga dei Poldark; questo tanto atteso sesto volume è ambientato nella Cornovaglia degli anni 1795-1797.

Mentre in Europa i venti della Rivoluzione Francese continuano a soffiare, sulla scena internazionale inizia ad affermarsi un nuovo personaggio storico che molto farà parlare di sé, un generale la cui stella inizia a brillare: Napoleone Bonaparte.

Ross Poldark ha finalmente raggiunto la stabilità economica, le cose sembrano ormai girare per il verso giusto tanto da potersi permettere di ampliare e ristrutturare casa facendo addirittura giungere da Londra un famoso stuccatore.

Il rapporto con Demelza sembra ora aver trovato stabilità e complicità, Jeremy e la piccola Clowance crescono spensierati e in salute, e anche Garrick, sebbene ormai anziano, contribuisce a rallegrare e rasserenare la vita famigliare.

Gli scontri, però, sono sempre alle porte non solo sui campi di battaglia, ma anche nella vita di tutti giorni, così ben presto Ross si troverà a dover fronteggiare le lotte interiori di cui saranno vittime le sue quattro donne, i suoi quattro cigni, da qui il curioso titolo del romanzo.

Caroline, ormai convolata a nozze con Dwight, vede messo a dura prova il suo rapporto col marito a causa delle loro forti divergenze caratteriali.

Elizabeth rischia di perdere tutto a seguito delle inopportune rivelazioni fatte da zia Agatha a George poco prima di morire.
George, sempre più logorato dal dubbio che Valentine possa essere davvero figlio di Ross, non solo sente crescere in lui un rifiuto sempre più forte verso il bambino, ma logorato da una gelosia perversa e perniciosa, prende ogni giorno di più le distanze dalla moglie.

Morwenna, in attesa del suo primo figlio e sempre più disgustata dal marito, annaspa nel tentativo di tenere Osborne il più possibile lontano da lei.
Ancora innamorata di Drake, fiaccata nel corpo e nello spirito, Morwenna lotta giorno dopo giorno per trovare la forza di ribellarsi al suo infelice presente.

Demelza, l’irreprensibile e innamoratissima moglie di Ross, colei che tutti avrebbero giurato essere al di sopra di ogni sospetto, ebbene anche lei, troppo spesso trascurata e data per scontata dal marito, rischia di mettere a repentaglio la sua felicità coniugale a causa di un bellissimo e nobile giovane, Hugh Armitage.

Che dire di Hugh? Il giovane è l’opposto di Ross Poldark.
Ross è un uomo pragmatico, irruente, testardo e talvolta irriverente, Hugh al contrario è gentile ed idealista.
Hugh è il poeta che, proprio grazie ai suoi versi ed alla sua dolcezza, farà vacillare la forza di volontà e la lealtà di Demelza nei confronti del marito.

Riuscirà Hugh nel suo intento? E come reagirà Ross dinnanzi all’infatuazione della moglie per un altro uomo?

Ne "I quattro cigni" si delinea anche una nuova coppia ovvero quella formata da Sam Carne, il fratello di Demelza, e da una ragazza del paese.

Emma è giovane, bella e appariscente, ma anche una ragazza dalla condotta piuttosto discutibile in quanto non nasconde le sue numerose frequentazioni maschili.
Sam è un ministro di Dio, un fervente metodista per il quale la cosa che più conta è riuscire a salvare l’anima della donna amata.

Viste le premesse, nonostante l’attrazione ed i sentimenti che i due sembrano nutrire l’uno per l’altra, il loro amore non sembra essere nato sotto i migliori auspici.

Sembra proprio che in amore il destino si diverta ad accanirsi contro i fratelli Carne, prima la contrastata storia di Drake e Morwenna ed ora lo sfortunato amore di Sam ed Emma.   

Che dire di questo sesto volume della saga? “I Quattro cigni” mantiene l’alto livello dei precedenti romanzi.

Come gli altri libri è una lettura scorrevole che si fa leggere tutta d’un fiato.

I nuovi personaggi sono affascinanti e perfettamente inseriti all’interno del racconto; si può provare per loro simpatia o avversione, ma mai indifferenza.

Ci si può commuovere per il giovane Hugh o si può disapprovare il suo comportamento bollandolo come troppo melenso ed affettato, ma di certo ci si sentirà costretti a prendere posizione sulla vicenda come se si fosse realmente chiamati a farlo da una forza superiore, il distacco non è ammesso.

Le vecchie conoscenze dal canto loro, sempre così reali e vive nei loro turbamenti e nel loro caos interiore, ci regalano ancora una volta nuove emozioni seducendoci con le loro contraddizioni ed i loro confusi sentimenti.
                         
Con “I quattro cigni” Winston Graham si è confermato ancora una volta autore di grande capacità perché è tutt’altro che facile saper mantenere viva l’attenzione del lettore per così tanti romanzi.

Infatti nella saga dei Poldark la forza del racconto e la capacità di affascinare e coinvolgere il lettore, volume dopo volume, rimane inalterata.

“I quattro cigni” è un romanzo che, voltata l’ultima pagina, ci lascia, come sempre, ancora una volta, col fiato sospeso in trepidante attesa della prossima pubblicazione.



I post relativi ai precedenti romanzi potere trovarli qui




giovedì 27 settembre 2018

“La luna nera” di Winston Graham

LA LUNA NERA
di Winston Graham
SONZOGNO
Demelza e Ross hanno ritrovato la loro complicità, gli affari prosperano e la tranquillità sembra finalmente tornata a Nampara.
Elizabeth ha dato alla luce l’erede tanto atteso dagli Warleggan e, nonostante l’odio mai placato, la tregua stretta tra George e Ross almeno per il momento sembra reggere se pur appesa ad un filo sottile.
La guerra tra la Francia e l’Inghilterra però continua ad infuriare ed inevitabilmente le ripercussioni del conflitto si abbatteranno sulla vita di tutti loro.
Il dottor Enys cadrà prigioniero dei Francesi e Ross non potrà che accorrere in soccorso dell’amico mettendo così a repentaglio non solo la propria vita, ma anche la serenità familiare.
Nel frattempo, nuovi personaggi fanno il loro ingresso sulla scena, tra questi i fratelli Carne.
Alla morte del padre, infatti, Sam e Drake decidono di chiedere aiuto alla sorella Demelza che non esita a convincere il marito a dare loro un’opportunità assumendoli alla miniera.
Intanto a Trenwith, George Warleggan ha persuaso la moglie ad affidare Geoffrey Charles, il figlio nato dal primo matrimonio di Elizabeth con Francis Poldark, ad una governante.
La scelta ricade su una cugina di Elizabeth, la diciassettenne Morwenna, la cui famiglia versa in condizioni economiche piuttosto critiche dopo la morte del padre della ragazza.

I fatti narrati in questo quinto libro della saga dei Poldark corrispondono alle vicende raccontate nella prima parte della terza serie televisiva della BBC tratta dai romanzi di Winston Graham.

Nonostante la versione della BBC sia molto affine alla narrazione del romanzo, discostandosi da questa solo in alcuni punti con l’unico scopo di meglio adattarsi alla trasposizione televisiva, la lettura risulta comunque molto interessante e coinvolgente anche qualora si siano già viste le puntate in tv.

La scrittura di Graham è una scrittura lineare e scorrevole e la caratterizzazione dei personaggi è così minuziosa che è un piacere poter approfondire aspetti del loro carattere che, come ho già evidenziato precedentemente nelle recensioni dedicate agli altri romanzi della saga, in televisione tendono sempre a risultare necessariamente più approssimativi e superficiali.

Leggendo il libro si ha quindi spesso la percezione che alcuni particolari della personalità di ognuno di loro ci siano sfuggiti durante la visione ed è molto interessante quindi poterne indagare e approfondire la psicologia.

I personaggi che abbiamo conosciuto negli scorsi capitoli della saga confermano le nostre precedenti impressioni: l’ottimista Demelza che qualunque sia la situazione riesce a scovare sempre dieci ragioni per apprezzare la vita, l’anticonformista Ross sempre pronto a lottare  contro i capricci del destino, la solita ostinata ed indipendente Caroline Penvenen e tutti gli altri George, Elizabeth, Verity, il dottor Enys… senza dimenticare l’anziana zia Agatha che avrà un ruolo fondamentale in questo quinto capitolo della saga.

Alcuni nuovi personaggi meritano però un approfondimento.

Sam non svolge un ruolo da protagonista in questo romanzo, ma non possiamo escludere che potrebbe avere anche lui un’interessante storia da raccontare nei prossimi capitoli. Ha solo ventidue anni, ma sembra più maturo della sua età; è un fervente metodista e la sua vita è tutta dedicata a glorificare il Signore e a cercare di ricondurre sulla retta via le pecorelle smarrite.

Ma sono soprattutto Drake e Morwenna che, con la loro storia d’amore contrastata, intrigano il lettore e portano nuova linfa al racconto.

Il punto di forza della saga nata dalla penna di Winston Graham è proprio questo, ovvero, riuscire a portare in scena sempre nuovi personaggi e nuove storie in grado di mantenere viva l’attenzione del lettore; personaggi che interagiscono in maniera eccellente con gli altri integrandosi perfettamente nella trama del romanzo.

Drake è un ragazzo di bell’aspetto, irriverente e accattivante. Ricorda molto non solo nel sorriso la sorella Demelza. È un metodista anche lui come il fratello, ma non altrettanto estremista.
Il suo amore per Morwenna è un sentimento puro e sincero e, pur sapendo che lei appartiene ad una classe sociale differente, vive il suo amore in modo leale e totalizzante, senza risparmiarsi.

Morwenna invece ricorda molto Elizabeth per certi aspetti. È innamorata di Drake, ma come la cugina non ha la forza di combattere per i propri sentimenti, non ha il coraggio di schierarsi contro il mondo per difendere il proprio amore.
Inoltre, non perde occasione per ricordare a se stessa che Drake appartiene ad una classe sociale inferiore e non può fare a meno, nonostante l’amore che prova per il ragazzo, di notare la sua sfacciataggine, la sua grammatica non perfetta, i suoi abiti dimessi.
Morwenna non ha nulla della forza, della caparbietà e dello spirito di indipendenza che caratterizzano un personaggio entrato nel cuore di tutti noi lettori come quello di Caroline Penvenen. 

Per stessa ammissione dell’autore la saga dei Poldark doveva concludersi con il quarto volume. Solo alcuni anni dopo Winston Graham sentì l’esigenza di scoprire cosa fosse accaduto ai suoi personaggi, il risultato di tale di tale esigenza fu un quinto romanzo: “La luna nera”.

Noi lettori possiamo solo ringraziare la nostra buona stella che lo scrittore abbia accettato la sfida di riprendere il racconto regalandoci così nuove imperdibili storie sulla famiglia Poldark ambientate nella splendida cornice della Cornovaglia.



Qui i link dei precedenti romanzi:

-       Ross Poldark

-       Demelza

-       Jeremy Poldark

-       Warleggan




sabato 3 marzo 2018

“Warleggan” di Winston Graham


WARLEGGAN
La saga di Poldark
di Winston Graham
SONZOGNO
Dopo un periodo burrascoso, il rapporto tra Ross e Demelza, sembra aver finalmente ritrovato l’armonia perduta.

Ross e Francis si buttano anima e corpo nella loro nuova avventura mineraria; la famiglia Poldark è di nuovo unita a dispetto delle difficoltà economiche che sembrano non volerle dare tregua.

Elizabeth e Francis sembrano aver ritrovato un equilibrio di coppia, seppure formale e superficiale, un nuovo regime di tolleranza e buona volontà, ma la donna non riesce a dimenticare Ross tanto che ad una cena, arriva addirittura a dichiarargli apertamente i propri sentimenti.
Ross resta sconvolto dall’inaspettata dichiarazione e, quando Francis muore in un tragico incidente, ogni cosa per lui viene rimessa in discussione.

I fatti narrati in questo quarto romanzo coincidono con i fatti raccontati nella seconda parte della seconda serie televisiva “Poldark” trasmessa dalla BBC e in onda in Italia sul canale laeffe di Sky.
Una fortunata serie TV capace di far rivivere sul piccolo schermo tutto il fascino dei romanzi di Winston Graham, una serie davvero ben risucita.

Senza nulla togliere ai precedenti libri, “Warleggan” è forse il romanzo più coinvolgente dei quattro volumi finora pubblicati della saga.

Tra un colpo di scena e l’altro la storia tra Caroline Penvenen e il dottor Dwight Enys continua ad affascinare il lettore con le sue coinvolgenti schermaglie amorose che non scadono mai nello stucchevole.

Mentre Francis riesce a riscattarsi definitivamente, la moglie Elizabeth continua a confermarsi per me il personaggio femminile più negativo.
Sempre più lontana dalla perfezione che Demelza le attribuisce, come tra l’altro sottolinea giustamente lo stesso Francis, Elizabeth continua ad essere la solita donna incostante, debole, indecisa e insoddisfatta.

Demelza ha indubbiamente delle colpe e delle mancanze, ma anche se umiliata e in preda a sentimenti di vendetta, riesce sempre a riprendere in mano il timone della propria vita. 
Demelza non si lascia mai travolgere completamente dagli eventi, conosce i suoi limiti e riesce ogni volta a fermarsi in tempo, restando così sempre fedele a se stessa.

Ross continua a vivere nel ricordo di Elizabeth, benchè innamorato di Demelza, non riesce a dimenticare il suo primo amore, incatenato ad un passato col quale, se si fermasse a riflettere un secondo, si renderebbe conto non ha più nulla in comune.
Ross è testardo, impulsivo e come sempre difficilmente giustificabile per il suo pessimo comportamento nei confronti della moglie.
Resta comunque innegabile che sul suo senso di giustizia, sulla sua lealtà verso gli amici e sull’empatia nei confronti delle persone meno fortunate non vi sia nulla per cui lo si possa biasimare, la sua franchezza e la sua correttezza sono indiscutibili.

Veniamo infine al personaggio più discusso e odiato del romanzo, l’antagonista di Ross Poldark, ovvero George Warleggan.
Ebbene, a costo di sconvolgere tutti, devo essere sincera, ho dovuto rivalutare in parte il personaggio.
L’odio che egli prova per Ross è innegabile, però, in questo romanzo, George dimostra di essere in grado di provare anche dei sentimenti sinceri, egli ama veramente Elizabeth.
George è innamorato della donna da anni, ha saputo attendere il suo momento continuando ad amarla nell’ombra.
Grazie al suo patrimonio potrebbe scegliere una moglie migliore e più adatta alla posizione che ricopre in società di quanto non lo sia la vedova di Francis, tra l’altro neppure così ben vista dalla famiglia Warleggan.
Eppure, George sceglie Elizabeth; vero che tale scelta gli permetterà di riportare una vittoria totale e schiacciante sull’avversario di sempre, ma pur se questo è indubbiamente motivo di soddisfazione per lui, non è questo il vero motivo della sua decisione.
George la ama realmente, persino lui quindi è meglio di Elizabeth.
George Warleggan infatti per lei è solamente l’ennesima mossa strategica per sfuggire ai suoi problemi, per allontanare la solitudine e la miseria; George inoltre si rivela un valido espediente per risolvere una situazione scomoda e incresciosa della quale non voglio anticiparvi nulla.

Tormento, odio, amore, passione, vendetta sono tutti sentimenti che, come sempre, caratterizzano i romanzi della saga di Poldark nata dalla penna di Winston Graham.

Warleggan è un libro avvincente e coinvolgente che si legge tutto d’un fiato come i precedenti volumi.

A questo punto non ci resta che rimanere in trepidante attesa dell’uscita del quinto volume della saga e ringraziare, ancora una volta, la casa editrice Sonzogno per averci permesso di poter leggere questi avvincenti romanzi ambientati nella splendida cornice della Cornovaglia di fine Settecento.


Vi ricordo i precedenti titoli:



domenica 7 gennaio 2018

“I Miserabili” di Victor Hugo (1802 – 1885)

I MISERABILI
di Victor Hugo
RUSCONI
“I Miserabili” sono forse l’opera più famosa di Victor Hugo. Il romanzo, letto da intere generazioni e diffuso in numerosissime edizioni integrali e ridotte, economiche e rilegate, è stato reso celebre anche dalle sue innumerevoli trasposizioni cinematografiche, televisive e teatrali.
Non possiamo a tal proposito non ricordare l’ultimo film del 2012 ”Les Misérables”, diretto da Tom Hooper e basato sull’omonino musical tratto dal romanzo, che vanta un cast stellare di attori quali Hugh Jackman, Russell Crowe, Anne Hathaway e Eddy Redmayne, solo per citarne alcuni.

La trama del romanzo è nota a tutti. “I Miserabili” narra le vicende di un forzato, Jean Valjean, imprigionato per aver rubato un pezzo di pane e trattenuto in carcere per ben diciannove anni a causa dei suoi continui tentativi di evasione falliti.
Un giorno Jean Valjean riesce finalmente ad evadere e viene accolto nella casa di un vescovo, dalla quale fugge durante la notte portando con sé parte dell’argenteria. Arrestato e ricondotto in casa del prelato, viene da questi salvato. Il vescovo infatti dichiara alla polizia di aver donato lui stesso l’argenteria all’uomo e anzi che lo stesso aveva dimenticato di prendere con sé anche i due candelabri.
Jean Valjean, commosso e stordito dal generoso gesto del vescovo, decide di cambiare vita e, sotto il nome di signor Madeleine, dedica la propria esistenza al soccorso dei poveri e dei derelitti.
Anni dopo un uomo viene arrestato con l’accusa di essere l’evaso Jean Valjean, a questo punto il vero Jean Valjean non può esimersi dal farsi avanti per salvare quell’innocente. L’uomo viene quindi nuovamente arrestato e questa volta condannato al carcere a vita.
Nonostante tutto riesce di nuovo ad evadere e, ritornato in libertà, tenta di costruirsi una nuova vita creandosi una terza identità.
Tra le persone alle quali presta soccorso c’è anche la piccola Cosetta, una bimba figlia di una giovane prostituta, affidata da questa ad una coppia, proprietari di una taverna. Purtroppo però, nonostante le migliori intenzione della madre e ad insaputa di questa, la bimba viene trattata in modo disumano dalla coppia. Jean Valjean prende con sé la piccola e la cresce come fosse sua figlia.

Il romanzo è un vasto ed affascinante affresco della società francese dall’età della Restaurazione a quella di Luigi Filippo, fatto attraverso un racconto dagli intrecci piuttosto complicati e talvolta anche piuttosto forzati.

I personaggi del romanzo sono innumerevoli, ma è proprio avvalendosi delle singole vicende dei protagonisti che Victor Hugo riesce a provocare lo spirito di carità del lettore.
Attraverso le pagine del romanzo, l’autore interroga il lettore su temi di complessità sociale, ponendolo dinnanzi a casi di natura terribile e desolante.

Victor Hugo combatte una grande battaglia in difesa degli umiliati e degli offesi, sostenendo con grande fervore gli ideali di democrazia e giustizia sociale.

Egli condanna lo sfruttamento della classe sociale più debole e riconosce ad essa, pur nell’abbruttimento e nella degradazione nella lotta giornaliera per procurasi il pane, alcuni importanti valori quali dignità, virtù ed eroismo.

Non è certamente possibile parlare in modo esaustivo di un classico di questa portata, condensando tutto in un semplice post e comunque a questo scopo sono stati scritti fiumi e fiumi di pagine da importanti critici letterari, ci sono poi numerose storie della letteratura e antologie pronte ad adempiere a questo a compito; io, quindi, preferisco fermarmi qui e chiudere con qualche breve considerazione personale da semplice lettrice.

Come già per "Anna Karenina" di Lev Tolstoj, non ho voluto vedere alcun film o musical prima della lettura del libro per non essere influenzata nel mio giudizio sul romanzo; ora mi chiedo però quanto avrebbe potuto incidere positivamente una mia diversa scelta in merito.

Lo stile di Victor Hugo è piuttosto enfatico, i toni sono portati all’esagerazione, insomma il suo è uno stile piuttosto lontano dai gusti del lettore moderno; sinceramente però non credo sia stato questo il motivo per cui non sono riuscita ad apprezzare appieno il romanzo.
Adoro i romanzi di Dickens, ho amato “I promessi sposi” di Manzoni e la stessa “Anna Karenina” di Tolstoj eppure nessuno di questi autori si distingue per una scrittura scorrevole e moderna, le loro opere inoltre sono tutte molto descrittive.

La difficoltà maggiore che ho riscontrato nella lettura de “I Miserabili” è la digressione storica fine a se stessa.
Quanto l’autore racconta di Parigi o del suo popolo, la narrazione è sì pertinente al racconto ma, diversamente a quanto accade nei romanzi degli altri autori, ne “I Miserabili” si ha sempre l’impressione che il racconto sia portato avanti secondo due registri che raramente si fondono e si incontrano: uno puramente narrativo (la storia di Jean Valjean, l’amore di Cosetta e Mario, le disavventure di Fantine ecc.) e uno prettamente storico-divulgativo.

Il romanzo di Victor Hugo è però un classico della letteratura e, nonostante la fatica necessaria per portare a termine la lettura non sempre agevole di un volume di quasi 1500 pagine, non si può non rimanere affascinati dai suoi numerosi personaggi, da tutti i suoi personaggi, nessuno escluso.

Ognuno di essi infatti ha qualcosa che cattura l’interesse del lettore e ne smuove la coscienza: la povera Eponine riesce a commuoverlo quanto se non più di Cosetta stessa, non si può non provare compassione per le sue pene; il freddo e rigoroso Javert, che soccombe dinnanzi al disorientamento provato dall’apprendere che anche la legge e le istituzioni a cui ha votato tutta la sua vita non sono infallibili, turba inevitabilmente il lettore; persino un personaggio come Thénadier, la cui miseria morale si rivelerà senza rimedio, riesce in qualche modo a suscitare stupore per la sua capacità di trovare sempre e comunque qualche espediente per trarsi di impaccio da ogni situazione.

Nonostante io faccia sempre parte dei sostenitori della teoria “prima il libro e poi il film”, nell’augurarvi una buona lettura, in questo caso, consiglio di lanciarsi nell’impegnativa avventura solo dopo aver visto il film, magari proprio l’ultima versione del 2012 premiata con ben tre Oscar oltre a Golden Globe, British Academy Film Awards…






                                  


venerdì 22 settembre 2017

“Jeremy Poldark” di Winston Graham

JEREMY POLDARK
di Winston Graham
SONZOGNO
Terzo volume della saga nata dalla penna di Winston Graham che conta un totale di ben dodici volumi, “Jeremy Poldark” si apre su un momento poco felice della vita di Ross e Demelza che, ancora in lutto per la perdita della figlia Julia, sono in attesa dell’esito del processo in cui Ross dovrà rispondere dell’accusa di istigazione al saccheggio.

La situazione economica di Ross continua ad essere critica, il matrimonio tra lui e Demelza scricchiola sotto il peso delle incomprensioni e dell’incertezza mentre la scomoda presenza di Elizabeth, la donna amata e mai veramente dimenticata, non facilita alcuna distensione nell’esasperato rapporto tra lui e la moglie.

A tramare nell’ombra poi ritroviamo il nemico di sempre: George Warleggan.

Ancora una volta Demelza si dimostrerà una donna forte e combattiva, una donna capace di rispondere ai colpi avversi della sorte e sopratutto in grado di tenere testa ad un marito spesso troppo testardo e intransigente.

Quali allora le salienti novità in questo nuovo episodio letterario della saga dei Poldark?

Francis, dopo una profonda crisi che lo ha portato sull’orlo del suicidio, riesce a scuotersi e a ritrovare un po’ di fiducia in se stesso.

Il rapporto con Elizabeth sembra recuperare un qualche equilibrio seppur precario poiché lei non riesce a dimenticare del tutto il suo amore per Ross.

Francis trova finalmente il coraggio di prendere le distanze da George Warleggan pur rischiando di perdere tutto dal momento che ogni sua proprietà in realtà ormai appartiene a George.

Warleggan però segretamente innamorato di Elizabeth, non volendola condannare all’indigenza, si vede costretto ad assistere impotente al riavvicinamento tra Ross e Francis.

“Jeremy Poldark” è il libro in cui nella famiglia Poldark si prova a lasciare il passato alle spalle e a cancellare ogni incomprensione con un colpo di spugna: non solo Ross deciderà di perdonare il cugino per le sue sconsiderate azioni, ma lo stesso Francis sembrerà finalmente accettare il matrimonio della sorella Verity con il capitano Blamey tanto da non rifiutare un incontro con il cognato.

Una nuova entrata sulla scena è quella di Caroline Penvenen, un personaggio decisamente intrigante ed affascinante.

Sulle prime Caroline sembra una ragazza superficiale e snob, ma qualcosa nei suoi modi e nelle sue battute fa sorgere fin da subito nel lettore il sospetto che questo suo atteggiamento sia solo una maschera da indossare nelle apparizioni in società.

Caroline Penvenen è una giovane ereditiera in procinto di accettare la proposta di matrimonio di un squattrinato damerino in attesa di essere eletto membro del parlamento.
Il destino però metterà sulla sua strada il dottore Enys del quale lei fin da subito, sembra subire il fascino.
Per conoscere gli sviluppi della storia bisognerà attendere l’uscita del prossimo romanzo.

Veniamo ora all’inevitabile e doveroso raffronto tra il libro e il period drama tratto dall’opera.

Come ricorderete la prima serie TV aveva portato sullo schermo il primo e il secondo volume della saga dei Poldark, il racconto in questo terzo libro si interrompe a metà della seconda serie TV la cui storia si chiuderà probabilmente con il racconto del quarto volume.

La serie si mantiene, come per i primi libri, piuttosto attinente al testo letterario tranne che per piccole variazioni da imputare quasi esclusivamente ad esigenze televisive.

Come sempre nel libro le caratteristiche dei personaggi e le emozioni sono delineate e tratteggiate in maniera più chiara ed intensa.

Il dottor Dwigth Enys che nella serie tv sembra piuttosto impacciato e poco convinto nei confronti di Caroline, nel libro invece dimostra di essere molto coinvolto sentimentalmente.

Egli si trattiene non solo per la differenza dovuta al diverso ceto sociale di appartenenza, ma soprattutto perché il ricordo della triste vicenda di Keren è ancora troppo vivo in lui e la paura di commettere un altro imperdonabile errore sembra prevalere su ogni cosa.
Non riesce a dimenticare e non riesce a perdonarsi.

Osservazione simile può essere fatta analizzando la crisi coniugale tra Ross e Demelza, decisamente più profonda e articolata nel libro rispetto a quanto appare nella serie televisiva.

Nell’attesa di poter leggere il quarto volume della saga, per chi li avesse persi lascio i link dei primi due romanzi:



Buona lettura!




martedì 29 agosto 2017

“Intrigo e amore” di Friedrich Schiller (1759 – 1805)

INTRIGO E AMORE
di Friedrich Schiller
Edizioni Teatro Stabile di Genova
Scritto nel 1783, quando Schiller aveva appena 24 anni, “Intrigo e amore” è un dramma ambientato in un principato tedesco di cui non viene specificato il nome.

Il nobile Ferdinand, figlio dell’onnipotente presidente von Walter, si innamora ricambiato della figlia del suo maestro di musica, la bella e dolce Luise Miller.
Il presidente però, per da garantirsi un vantaggioso avanzamento di carriera, vorrebbe che il figlio sposasse la favorita del principe, Lady Milford.
Poiché quindi la passione di Ferdinand per Luise intralcia i suoi piani, von Walter chiede aiuto al segretario Wurm.
Wurm, che desidera in realtà fare di Luise la propria sposa, con uno stratagemma fa rinchiudere il padre della ragazza in prigione al fine di costringere questa, facendole crede sia l’unico modo per ottenere la scarcerazione del genitore, a scrivere una lettera nella quale dichiari il proprio amore al maresciallo von Kalb, un personaggio ben noto a corte, ma a lei totalmente estraneo.
L’inganno consiste nel fare trovare per caso la lettera a Ferdinand che, convinto così dell’infedeltà della ragazza, dovrebbe soccombere al volere del padre e accettare di sposare Lady Milford.
Ferdinand però, accecato dalla gelosia, avvelenerà Luise e subito dopo si suiciderà.

“Intrigo e amore” è un dramma che coniuga tragedia politica a tragedia amorosa.

Da una parte abbiamo una corte corrotta, un principe dissoluto e due personaggi come l’ambizioso presidente von Walter per il quale ogni cosa può e deve essere sacrificata per raggiungere il potere e soddisfare le proprie ambizioni e il segretario Wurm, un essere ripugnante e viscido (il suo stesso nome tradotto in italiano significa “verme”), la cui vita è dedicata a ordire trame e tessere inganni.

Dall’altra parte abbiamo la tragedia d’amore: i due giovani innamorati ai quali è interdetta la libertà di coronare il loro sogno d’amore perché appartenenti a due mondi diversi, lui il figlio di un nobile mentre lei la figlia di un semplice maestro di musica.

Il clima culturale nel quale Friedrich Schiller scrive “Intrigo e amore” (titolo originale dell’opera “Kabale und Liebe”) è quello dello Sturm und Drang e inevitabilmente, leggendo quest’opera, non si possono non richiamare alla mente certe analogie con alcune opere e personaggi shakespeariani, non dimentichiamo infatti che Shakespeare fu un grande modello per il teatro di quell’epoca.

Possiamo rivedere nella lettera incriminata che viene fatta trovare a Ferdinand un richiamo al fazzoletto di Otello, la furia cieca che la gelosia scatena in Ferdinad è la stessa furia che acceca il povero Otello.
La gelosia è un sentimento umano che si impossessa indistintamente di chiunque, giovane o vecchio, uomo o donna, ricco o povero, è un qualcosa che fa perdere il controllo, è qualcosa di insensato e, proprio per questo, non importa chi ne sia l’oggetto, perché ogni cosa può risultare credibile, persino che la virtuosa Luise possa davvero avere una tresca con il vanitoso e affettato maresciallo di corte von Kalb.

Se in Wurm possiamo intravedere alcune somiglianze con Iago nell’abilità di ordire inganni e superare quasi in quest’arte il personaggio shakespeariano; Ferdinand che, per essere stato ingannato ed essere vittima della propria gelosia, può essere accostato al personaggio di Otello, presenta nelle sue profonde crisi anche diversi tratti di Amleto.

Per l’amore contrastato e la morte degli innamorati potremmo essere indotti ad avvicinare “Intrigo e amore” ad una delle più celebri tragedie shakespeariane ovvero “Romeo e Giulietta”, ma il tragico finale e l’amore osteggiato sono in realtà le uniche due analogie con l’opera di Shakespeare.

Romeo e Giulietta non dubitano mai dello loro amore, non pensano mai che l’uno possa tradire l’altro e mai, neppure per un istante, ritengono che ci sia qualcosa di sbagliato in ciò che provano.

Ferdinand e Luise invece pur amandosi teneramente e intensamente, dubitano spesso dei loro sentimenti.
Ferdinand mette in dubbio l’amore di Luise già prima di trovare la lettera e non esita a incolparla di non amarlo abbastanza.
Quando lei si rifiuta di fuggire con lui, lui è già roso dal tarlo della gelosia e pensa che lei possa nutrire dei sentimenti per un altro uomo.
Entrambi, ma soprattutto Luise, non riescono a non sentirsi in colpa per ciò che sentono, loro stessi in fondo ritengono che il loro amore sia sbagliato perché non appartenendo alla stessa classe sociale, osano sfidare le convenzioni e ciò non è corretto.

Due parole vanno spese sul personaggio di Lady Milford, una figura femminile indubbiamente affascinante e che resta impressa nella memoria.
Secondo alcuni critici il suo è un personaggio indispensabile alla trama, ma la cui entrata in scena non è necessaria allo svolgimento della narrazione.
Tutto vero, ma non sarebbe facile rinunciare ad un personaggio della sua forza; personalmente trovo Lady Milford un personaggio estremamente romantico.
Persino nel confronto con Luise, nonostante sia così sprezzante nei confronti della ragazza che definisce una povera sciacquetta borghese, non si può non provare un po’ di compassione per lei che sa di aver perduto, ma nonostante il suo orgoglio ferito riesce a trovare comunque la forza di redimersi e di cambiare vita ripartendo da zero.

“Intrigo e amore” è un’opera che con i suoi intrecci, gelosie e menzogne è capace di affascinare e coinvolgere sia spettatori che lettori.

Friedrich Schiller è un autore a me molto caro e, per chi non l’avesse ancora letto, ricordo un altro post che ho pubblicato qualche tempo fa in merito ad un’altra opera dello stesso autore ovvero “I masnadieri”.