Sono sempre stata affascinata dai
personaggi più discussi e controversi della storia e forse, proprio per questo,
sono stata attratta fin da subito da questo romanzo di Natascia Luchetti.
Armand-Jean, il quarto dei
cinque figli del Grand Prévôt di Francia François du Plessis, signore di
Richelieu, e di Susanne de La Porte, rimane orfano di padre
all’età di appena cinque anni.
Armand sembra condannato per
la sua salute malferma a non sopravvivere all’infanzia. La madre del piccolo decide
così di affidarlo alle cure di un medico donna, Eugénie de Clombert, con
la speranza che la sua esperienza e le sue capacità riescano laddove tutti gli
altri luminari hanno fallito. Eugénie porta con sé al castello di Chillou la
figlia Ninon, sua promettente allieva. Al castello ritroverà anche Jonàs,
il figlio minore, che già da qualche tempo presta servizio presso la residenza
dei Richelieu.
Il compito di Ninon al
castello sarà quello di occuparsi di Armand. Nonostante la
diffidenza iniziale del piccolo paziente, presto tra i due si instaurerà un
rapporto di amicizia e confidenza destinato a consolidarsi nel tempo.
Armand come
terzogenito maschio è destinato ad una carriera militare, ma quando Alphonse,
il secondogenito, non si dimostrerà all’altezza del compito, toccherà a lui
abbracciare, nonostante la sua avversione per questa strada, la carriera
ecclesiastica diventando vescovo di Luçon.
Risulta evidente che l’autrice
abbia studiato a lungo la figura del cardinale Richelieu così come è certo che
molti particolari, soprattutto legati ai luoghi menzionati e agli eventi
occorsi, siano frutto di accurate ricerche e numerose letture da lei effettuate.
Il risultato è un romanzo
storico di grande effetto, ricco di colpi di scena e personaggi davvero
intriganti e affascinanti.
Armand è un uomo che ha dovuto
combattere contro una malattia invalidante fin dalla nascita, ma la sua
caparbietà e la sua tenacia, lo hanno portato a superare ogni tipo di ostacolo.
Il giovane Richelieu è ostinato, intelligente, scaltro, determinato a
non fermarsi di fronte a nulla e a nessuno pur di perseguire i propri scopi, ma
è anche estremamente leale con chi ha condiviso la sua strada e gli è stato
fedele.
Ninon è forte, coraggiosa e risoluta; un personaggio molto moderno. Nonostante la vita non le abbia fatto sconti, riesce sempre a rialzarsi senza perdere mai davvero la sua umanità. Come Armand è inflessibile con i nemici, ma sincera e devota nei confronti dei propri cari e degli amici sinceri.
Armand-Jean du Plessis de
Richelieu ha un disegno politico ben preciso ed è determinato a realizzarlo sostenendo
chiunque al momento gli sembri l’alleato più conveniente senza preoccuparsi di tradirlo
qualora qualcun altro gli prospetti maggiori vantaggi per la sua causa.
Tra i tanti personaggi che si
incontrano tra queste pagine troviamo il re di Francia Luigi XIII e Anna d’Austria, la
regina madre e reggente Maria de’ Medici, il principe di Condè e le figure
tanto discusse di Concino Concini e la sua consorte Leonora Galigai.
Tra le critiche che ho letto
rivolte a questo libro ci sono l’accusa all’autrice di essersi dilungata troppo
in descrizioni che appesantirebbero il racconto e l’aver reso la storia troppo
romanzata.
Personalmente ho trovato la
storia estremamente piacevole e sebbene si tratti di un tomo di quasi ottocento
pagine l’ho trovato nell’insieme molto scorrevole. Tante, è vero, sono le
descrizioni, ma sempre utili all’economia del racconto e tutt’altro che
superflue. Si tratta senza dubbio di un romanzo che, sebbene come
precedentemente evidenziato nasce da attenti studi, non vuole essere
assolutamente un saggio.
Se guardiamo al taglio dato al
racconto dall’autrice sembrerebbe quasi quello di un romanzo d’altri tempi, con
un forte richiamo alla letteratura ottocentesca; del resto, in più di
un’occasione, Natascia Luchetti schiaccia l’occhio ad un classico come “I tre moschettieri”
di Alexandre Dumas e, visto l’argomento, non potrebbe essere diversamente.
Un omaggio allo scrittore francese per certi versi doveroso anche se l’autrice
è ammirata sostenitrice del “cattivo” della storia di Dumas.
A differenza dei “I tre moschettieri”
di Dumas, romanzo di cappa e spada, quello della Luchetti è un romanzo più articolato
dove è l’introspezione psicologica a prevalere seguendo
le inclinazioni del suo protagonista, politico fine ed arguto ma anche spietato
se necessario.
Il racconto si presterebbe
benissimo a diventare un’avvincente serie televisiva. Alla sua trama non mancherebbe
davvero nulla: personaggi intriganti e seducenti, numerosi colpi di scena
inaspettati e luoghi ricchi di fascino e mistero dove ambientare la storia.
Le case editrici e gli autori
ci hanno talmente abituati alle saghe in più volumi che quando ci troviamo
dinnanzi ad un volume più corposo del solito ci spaventiamo. Al potenziale
lettore interessato alla figura di Richelieu quindi consiglio di non farsi intimorire
dalla mole del libro e di affrontare serenamente la lettura di questa storia
che non potrà che coinvolgerlo ed emozionarlo fin dalle prime pagine.
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