LA STANZA DELLA
TESSITRICE
di Cristina Caboni
GARZANTI |
Camilla
Sampietro lavora nella sartoria “Gioielli di stoffa”, la sartoria per signora
di Sandra Finot a Bellagio, sul lago di Como.
Da un anno si
è lasciata alle spalle la sua agiata vita milanese e le persone a lei care per
inseguire il suo sogno.
La moda per
Camilla non è solo ed esclusivamente una questione di glamour, lusso ed eleganza,
ma è qualcosa di più profondo ed intimo; la
moda per Camilla deve rappresentare la storia di una persona ed i suoi legami.
Proprio per
questo motivo la giovane donna disegna vestiti creati sui sogni delle sue clienti;
lei ne ascolta attentamente i racconti ed i desideri per poi poter realizzare abiti perfetti per loro.
Gli abiti che
lei crea sono cuciti sulle loro speranze, le loro aspirazioni; non sono gli
abiti a valorizzare la persona, ma è la persona stessa che valorizza l’abito
perché in quell’abito c’è tutta la sua anima.
Camilla ama soprattutto ridare vita ai vecchi vestiti,
adora ricavare da un vecchio abito appartenuto ad una persona cara un nuovo
abito che crei un legame tra la persona che lo indosserà e chi ormai non c’è
più.
Camilla è affascinata dalla storia di
Maribelle, una sarta
della quale sono giunte ai giorni nostri pochissime e frammentarie notizie.
La leggenda racconta che Maribelle fosse
in grado di tessere stoffe bellissime e che gli abiti da lei creati fossero in
grado di infondere protezione, coraggio e sicurezza in chi li indossava.
Tutto questo
era possibile grazie a dei sacchetti che Maribelle cuciva all’interno degli abiti;
in questi speciali sacchetti
venivano nascosti dei messaggi oltre a spighe di lavanda, fiori di elicriso e ad
ogni altro tipo di fiore o di erba a seconda delle necessità.
Proprio come Maribelle, Camilla spera di
poter, attraverso le sue creazioni, infondere forza, coraggio e fiducia in se
stesse nelle donne che li indosseranno.
“La stanza
della tessitrice” non è solo la storia di Camilla Sampietro, ma anche la storia di Caterina Frau.
La madre di
Caterina aveva anche due figli maschi per i quali stravedeva, di Caterina
invece, per ragioni misteriose, non voleva saperne.
Così per anni
la bambina aveva vissuto lontano dalla madre, cresciuta da un’amorevole balia, Rosa la tessitrice, che le aveva
trasmesso l’amore per quest’arte antica.
La vita di
Caterina non fu una vita facile e nel corse degli anni furono molte le prove
che dovette affrontare, ma a sostenerla ci fu sempre la passione per il ricamo,
per i tessuti ed il ricordo dell’amore di Rosa.
“La stanza
della tessitrice” è un romanzo in cui coesistono due linee di narrazione; da
una parte abbiamo la storia di Camilla che vive nel presente e dall’altra la
storia di Caterina che prende avvio all’inizio degli anni Venti.
Un romanzo
che preveda un doppio piano narrativo
non è un tipo romanzo il cui intreccio sia di facile gestione, eppure, Cristina
Caboni riesce a rendere la narrazione fluida e scorrevole come se mantenere un
doppio intreccio narrativo fosse la cosa più semplice e naturale di questo
mondo.
La sua
bravura di narratrice mi aveva già favorevolmente impressionata leggendo “La rilegatrice di storie perdute” e ora, con questo nuovo romanzo, ne ho avuto
ulteriore conferma se mai ce ne fosse stato bisogno.
Così
come ho avuto conferma della sua grande
capacità di saper creare personaggi indimenticabili e storie affascinati capaci
di coinvolgere ed affascinare il lettore fin dalle prime pagine.
“La
stanza della tessitrice” ci racconta la
storia di due donne che, pur vivendo in due epoche differenti, hanno molto in
comune tra loro.
Entrambe
non sono state cresciute dalla propria madre, entrambe si sono sentite estranee
alle loro famiglie adottive ed entrambe hanno trovato consolazione e conforto
nella creazione di bellissimi abiti.
Caterina e Camilla sono
due donne, che malgrado le loro fragilità, riescono ad affermare se stesse e
decidere della loro vita nonostante ci sia sempre qualcuno che tenti di
spegnere i loro sogni.
Nel
doppio intreccio della storia, però, non ci sono solo Caterina e Camilla a presentare similitudini, ma anche altri
personaggi trovano una specie di alter-ego, così se da una parte abbiamo Luisa, la cugina di Caterina dall’altra
troviamo Daniela, la cugina
acquisita di Camilla, e poi ci sono zia
Amelia e Rosa che rappresentato per Caterina quello che Marianne rappresenta per Camilla.
“La stanza della
tessitrice” racconta di dolori antichi e di sofferenza, di rancori e di vendetta,
ma anche di amore e di rinascita, di accettazione e di perdono.
Il
romanzo di Cristina Caboni è un romanzo che parla direttamente al cuore del
lettore, un libro che sa commuovere e sorprendere; la lettura ideale per chi
ama le belle storie e per chi ancora crede nel potere dei sogni.
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