CHIARA DI ASSISI
Elogio della disobbedienza
di Dacia
Maraini
RIZZOLI
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Dacia Maraini scrive che sono i personaggi a chiederle di
essere raccontati, si presentano alla sua porta per un tè e poi magari domandano
di restare anche per la cena e a volte chiedono pure un letto per la notte; a
quel punto lei capisce che è giunto il momento di scrivere un nuovo libro.
Se ci soffermiamo a riflettere un momento, non è poi così
diversa la dinamica che spinge un lettore a scegliere un libro. Spesso,
infatti, è lo stesso libro a sceglierci
e non viceversa.
Così è accaduto che “Chiara di Assisi” di Dacia Maraini mi
abbia scelta…
Un giorno di luglio, una delle tante domeniche piovose che
hanno caratterizzato la nostra estate, mi sono imbattuta per caso nella replica
di una puntata di “Visionari”, la trasmissione
di Corrado Augias.
La puntata era
dedicata a Chiara di Assisi; ospiti in studio Dacia Maraini, la
professoressa Chiara Frugoni e Giacomo Galeazzi.
Non sono particolarmente religiosa, come tanti sono
cattolica non praticante, e ad essere sincera avevo una conoscenza solo
superficiale di Santa Chiara, la cui figura spesso è stata messa in ombra
dall’immensa figura di San Francesco.
Sono rimasta però talmente affascinata da questa donna che
al ritorno dalle vacanze ho deciso che era giunto il momento di cercare di
scoprire chi fosse veramente Chiara e, quasi senza rendermene conto, mi sono
ritrovata a leggere il volume di Dacia Maraini.
E’ fondamentale quando si decide di avvicinarsi a questa figura di donna, poi divenuta santa,
non dimenticare mai che non può e non deve essere giudicata in base a criteri
moderni.
Chiara, come la stessa Dacia Maraini sottolinea più volte,
è una giovane del suo tempo e come tale ha compiuto delle scelte, comportandosi in modo che ai nostri occhi potrebbe sembrare banale, forzato o
talvolta persino scontato, ma che nella realtà dei fatti per lei non lo fu affatto.
Il libro non lo si
può definire né un romanzo né un saggio.
Inventa una misteriosa
corrispondenza con una ragazza siciliana, tale Chiara Mandalà, che la
invita a scrivere di quella santa che porta il suo stesso nome.
Il racconto assume
quindi dalle prime pagine uno stile epistolare per poi passare ad una forma
diaristica in cui la scrittrice giorno per giorno annota non solo quanto
apprende su Chiara di Assisi nel corso delle sue ricerche, imponente la
bibliografia consultata, ma anche le sue stesse impressioni su questa
straordinaria figura femminile del Duecento.
Chiara Mandalà è una ragazza strana che ad un certo punto
sparisce dal racconto, permettendo così alla scrittrice di seguire la propria personale ricerca sulle orme della santa di
Assisi, salvo poi farsi nuovamente viva alla fine del racconto per discutere
delle conclusioni tratte dalla Maraini su quanto appreso.
La motivazione addotta da Chiara Mandalà alla domanda del
perché per lei sia così importante che uno scrittore o una scrittrice scriva
questo libro è in apparenza priva di senso: Chiara non riesce a capire se
stessa e ritiene semplicemente che se qualcuno, Dacia Maraini è la sua seconda
scelta, scrivesse di Santa Chiara, lei finalmente sarebbe in grado di trovare
la sua strada.
Oltre al nome, le
due Chiara hanno in comune un rapporto conflittuale con il cibo: Chiara Mandalà è
anoressica e per quanto riguarda Santa Chiara è risaputo che digiunasse spesso e mangiasse
comunque pochissimo.
Leggendo la vita di Santa Chiara e l’importanza che per
lei assunse il digiuno, si ha quasi l’impressione che i disturbi
alimentari, così comuni nella società moderna, nascano quasi da uno stesso desiderio di spiritualità.
Spiritualità che nel caso della santa fu di origine
religiosa, ma che nel mondo contemporaneo potrebbe essere anche di natura diversa.
E’ come se il corpo sia considerato un impedimento per raggiungere l’io più
profondo o il divino e per questo motivo si decida di boicottarlo privandolo
del naturale sostentamento.
E’ come se il corpo
fosse qualcosa che impedisce di raggiungere lo spirito, Il piacere della tavola
le era diventato molesto, come il sapore della costrizione, il sapore
dell’obbligo.
Chiara rifiutava infatti tutto ciò che era imposizione compreso il bisogno del cibo.
Entrambe le Chiara
inoltre sono vergini, non solo il corpo viene quindi punito con la fame, ma viene privato
anche di ogni altro piacere che possa distogliere la persona dalla più profonda
spiritualità e dal raggiungimento della piena libertà.
Ma chi era Chiara
di Assisi?
Chiara ha scelto la
povertà assoluta. Ha abbandonato una stanza addobbata, un matrimonio agiato,
una casa, dei camini accesi, vesti di broccato, gioielli, buon cibo, l’affetto
dei suoi, per andare ad abitare in una bicocca, al freddo, dormendo su un sacco
riempito di foglie su un pavimento gelido, contando solo su un poco di cibo
elemosinato.
Partendo da queste premesse Dacia Maraini rende partecipe
il lettore del suo viaggio alla ricerca delle motivazioni
che spinsero una giovanissima e bellissima ragazza a compiere scelte così
drastiche.
Sembra impossibile che una giovanissima donna,
praticamente una ragazzina, potesse avere una volontà così ferrea da scegliere
una strada così difficile; una scelta
della quale, non dimentichiamolo, non si pentì mai.
Chiara, pur giovanissima, si innamorò dell’ideale francescano a tal
punto da sacrificare tutto per sposare la povertà.
A Francesco dobbiamo riconoscere il grande merito di essere
riuscito a trovare una tanto risoluta e virtuosa seguace, senza nulla togliere
ovviamente alla vocazione di Chiara che fu vera e profonda.
Viene inoltre spontaneo chiedersi quanto sulla scelta di Chiara
abbia influito il rifiuto del
matrimonio.
Dobbiamo ricordare che le donne nel medioevo avevano solo
due possibilità: il matrimonio o il convento. Chiara scelse liberamente il
secondo, ma non ci sono certezze che fosse stata indotta a ciò per sfuggire
al primo.
Di certo però sappiamo che, se anche il desiderio di
evitare il matrimonio le fece scegliere il convento, lei non si pentì mai
della sua scelta, tanto che diventata badessa del convento di San Damiano per volere
di San Francesco, non rivendicò mai per se stessa il ruolo di protagonista, ma anzi
spesso, come si evince dalle testimonianze tratte dal processo per la sua canonizzazione,
compì lei stessa i compiti più umili e non disdegnò neppure di gettarsi ai
piedi delle monache per convincerle dei loro errori e riportarle sulla retta via .
Ma nonostante questo buono
e mite carattere Chiara di dimostrò sempre irremovibile nei suoi proposti e, facendo appello a tutta la sua dolcezza, perseguì sempre il suo fine:
Et mai non podde
essere inducta né dal papa né dal vescovo Hostiensi che recevesse possessione
alcuna.
Possedere qualcosa significa doverlo difendere e nel
difenderlo diventare schiavi di quel qualcosa; Chiara desiderava la libertà, non
voleva vincolo alcuno, nessuna imposizione.
La povertà diventa
un privilegio laddove non è imposta, ma è decisa per libera scelta.
La libertà non è
soltanto arbitrio, la libertà non è rifiuto delle regole o chissà quale altra
diavoleria.
Esiste anche la
libertà della curiosità, della scoperta, della conoscenza, dello scambio, del
vagabondaggio.
Potrei parlarvi ancora per ore di questo libro: bellissime
sono ad esempio le immagini della vita nel convento di San Damiano, potrei raccontarvi
della malattia di Chiara e del suo modo di affrontarla, un’invalidità che la
costrinse a letto dai trenta ai cinquantanove anni, ma davvero vorrei che
scopriste da soli questa donna, non solo per la sua religiosità della quale
ovviamente era impregnata, ma per la forza e per la dolcezza che emanava quella
sua esile figura che sapeva essere contemporaneamente mite ed energica,
remissiva e potente, tanto da riuscire a modificare le regole del suo tempo.
“Chiara di Assisi” è un libro affascinate come la sua
protagonista, interessante e ben documentato, che vi conquisterà sin dalle
prime pagine.
Un ottimo punto di partenza inoltre per chi volesse in
seguito approfondire l’argomento.
Anche io ho letto questo libro,è bellissimo,molto introspettivo!
RispondiEliminaSì, mi è piaciuto molto anche il taglio dato al racconto.
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