IL NUOTATORE
di Zsuzsa Bánk
NERI POZZA
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La
storia è ambienta in Ungheria negli anni ’50 del secolo scorso quando la cortina di ferro
divideva in due l’Europa.
Katalin lavora in una fabbrica a Papa. Ogni
mattina esce di casa e Kata, la sua bambina, puntuale si alza all’alba per
poterla salutare dalla finestra.
Un
giorno però Katalin se ne va in silenzio, prima della solita ora, così che
nessuno possa vederla.
Un giorno come tanti altri decide di abbandonare il
marito Kalman e i figli Kata e Isti per
andare all’ovest attraversando il confine austriaco.
Katalin non parte sola,
ad accompagnarla in questa avventura verso una nuova vita c’è la sua amica
Vali.
Quando
l’aria in paese diventa irrespirabile a causa del continuo parlare della gente,
Kalman vende casa e terreno e parte con
i bambini.
I tre iniziano a
girovagare per il paese senza alcuna prospettiva e senza alcuna intenzione di
trovare un luogo da poter chiamare nuovamente casa.
Le
loro peregrinazioni li portano a chiedere ospitalità ai parenti sparsi nelle
varie regioni ungheresi.
La
prima tappa è Budapest dalla madrina
Manci, poi è la volta di Szerencs a
casa della zia Zsofi per proseguire fino a Siofok dalla Zia Agi.
In
seguito i tre si fermano per qualche
tempo a casa della nonna paterna Anna per fare ritorno di nuovo a casa di
zia Zsofi a Szerencs.
In
questo continuo peregrinare senza meta, sospesi
fuori del tempo, i giorni trascorrono sempre uguali nell’attesa di qualcosa di
indefinito; non c’è nessuna felicità tranne in rari momenti sul lago Balaton
come quando Isti può nuotare libero, senza essere assillato dai problemi, dalle
paure e dai dubbi.
Non ci lasciavamo dietro
nulla. Il tempo adesso passava in un attimo, andava semplicemente avanti anche
se non succedeva niente, almeno niente di quel che volevamo noi. Quando
l’orologio batteva le ore sembrava quasi scherzasse. Più avanti cominciai a
nascondere pietre, piume o monete nelle case in cui vivevamo per un po’ prima
di lasciare anche queste.
Dalle
parole di Kata, io narrante della storia, traspare la costante paura di lei e
di Isti di essere vittime di un nuovo abbandono, la continua ricerca di un luogo a cui appartenere e di trovare persone
alle quali legarsi, la triste consapevolezza di essere un peso per il padre
ed il tormento di non comprendere come la madre abbia potuto abbandonarli.
Il ritmo del racconto è
lento e descrittivo
così da poter scandire meglio la lentezza stessa della vita dei protagonisti e
sottolineare il monotono trascorrere delle stagioni che si succedono sempre
uguali in quelle atmosfere rarefatte sotto quei cieli bassi e grigi.
quell’aspettare sospesi
prima o poi sarebbe finito. Invece quella sensazione non passava, non ci
lasciava più. Restava e si attaccava ai nostri giorni, a quell’estate (…)
Il
romanzo di Zsuzsa Bánk non è solo il racconto della famiglia Valencei, del loro
dolore, della loro incapacità di
comunicare e dell’abbandono che tanto ha segnato la loro esistenza come
famiglia e come singoli individui, ma è anche il racconto di un popolo che ha perso
la fiducia in se stesso, di una nazione oppressa che ha dimenticato la propria
identità e non sa come ritrovarsi.
“Il
nuotatore” è un romanzo struggente e malinconico che attraverso le sue pagine parla
direttamente al cuore del lettore.
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