lunedì 25 dicembre 2023

“È colpa tua?” di Mercedes Ron

Nick e Noah , dopo tante peripezie, sono ormai una coppia ma le prove da superare per loro sembrano non finire mai. Numerosi sono gli elementi che giocano a loro sfavore mettendo a dura prova la loro relazione. L’opposizione dei genitori, la differenza di età, gli scheletri del passato, la gelosia e le paure irrazionali, i traumi mai superati, la mancanza di fiducia potrebbero alla fine allontanarli per sempre.

È vero, i loro sentimenti sono intensi e profondi, ma l’amore e la passione di fronte a tanti dubbi, incomprensioni e difficoltà potrebbero non essere sufficienti per superare tutte le crisi che Nick e Noah incontreranno sul loro cammino. 

Andrò controcorrente, ma per me il secondo volume della trilogia non regge assolutamente il confronto con il primo.

Per quasi duecento pagine la storia sembra trascinarsi e avvitarsi su se stessa in attesa di un qualcosa che sblocchi la situazione, un qualcosa che sembra non arrivare mai, poi lentamente il racconto inizia a rianimarsi, la narrazione inizia a prendere slancio e alla fine, in aperto contrasto con la fiacca partenza, il finale si rivela davvero ricco di colpi di scena inaspettati e sorprendenti.

A differenza del primo romanzo questo libro non è autoconclusivo per cui, una volta letto questo secondo episodio, si è costretti ad affrontare inevitabilmente la lettura del terzo. Il mio consiglio sinceramente è quello di fermarsi alla lettura del primo.

Lo so, posso sembrare spietata e forse un po’ lo sono pure, ma sono cresciuta a pane e zia Jane quindi merito un po’ di indulgenza. Leggerò comunque anche il terzo volume, chissà, magari mi sorprenderà positivamente mantenendo quanto di buono intravisto nell’ultima parte di questo secondo episodio. Insomma, come si dice, mai dire mai…

giovedì 21 dicembre 2023

“Il Banco Medici” di Raymond De Roover

Ho inseguito questo libro a lungo in quanto fuori catalogo in lingua italiana ormai da tempo. Sono riuscita a scovarne una copia a Roma in una libreria di libri antichi e introvabili anche se non proprio a buon mercato trattandosi di una prima edizione datata 1970. Il volume nell’edizione in lingua inglese è invece ancora regolarmente disponibile.

Quando si pensa al Banco Medici si pensa di solito alla sola attività finanziaria dimenticando che dietro ve ne fossero state altre, tra cui quella commerciale e quella assicurativa sebbene in codesta i Medici ebbero, in verità, un ruolo molto trascurabile.

Il 1397 può considerarsi l’anno di fondazione del Banco Medici. A quel tempo, Giovanni di Bicci che aveva gestito il Banco di Roma decise di trasferire la sede principale a Firenze. Il Banco Medici sopravvisse tra alti e bassi fino al 1494 quando vennero cacciati da Firenze.

L’attività del Banco Medici raggiunse la sua massima espansione alla morte di Cosimo il Vecchio, dopo di lui iniziò il lento ed inesorabile declino. Molti hanno incolpato il Magnifico di troppa prodigalità, ma un fattore da non trascurare è quello che i Medici furono sovrani di fatto, se non di diritto, e per questa loro posizione spesso nelle loro scelte il calcolo politico ebbe il sopravvento sulle mere condizioni economiche.

Di fatto quattro possono essere indicate come le cause primarie del crollo: cattiva amministrazione, direttive sconsiderate, debolezza strutturale e avverse congiunture.

Il Banco Medici non raggiunse mai le dimensioni che in passato ebbero le banche dei Bardi e dei Peruzzi; sotto questo aspetto il Quattrocento viene visto dagli storici come un periodo di ristagno se non addirittura di regresso economico.

Nonostante ciò, la potenza raggiunta con il Banco consentì ai Medici d’impadronirsi del potere politico, consentendogli allo stesso tempo di affidare importanti commissioni ad artisti, promuovere gli studi umanistici e impiegare ingenti somme nella costruzione di monumenti.

Si deve precisare che prima di questo studio effettuato dal De Roover l’argomento non era mai stato approfonditamente indagato.

I documenti d’affari del Banco Medici sono tali da riuscire a ricostruire un quadro abbastanza particolareggiato del funzionamento della banca e dei problemi di amministrazione. Solo il famoso archivio Datini di Prato può considerarsi più completo di quello mediceo.

Per il periodo anteriore al 1451 la fonte principale consultata dal De Roover sono stati i libri segreti. Questi furono scoperti nel 1950 in una busta che era stata malamente archiviata. Purtroppo per questi anni manca però la corrispondenza che è invece presente per gli anni successivi al 1450, anni in cui però sono giunti a noi solo frammenti dei libri contabili.

Quello che si evince dallo studio del De Roover è che i problemi di ieri erano molto simili a quelli attuali tanto che sembra si usassero anche gli stessi escamotage come l'evasione fiscale, le fughe di capitali, l'occultamento e l'alterazione dei libri contabili.

I Medici non inventarono nulla di nuovo. Di fatto la loro opera di innovatori sta nell’aver attivato un’organizzazione simile alle moderne holding e nell’avere dato vita a quello che potrebbe avvicinarsi al primo cartello della storia con l’affare dell’allume.

De Roover analizza ogni aspetto delle attività economiche dei Medici non solo del Banco, delle numerose filiali italiane ed europee e della Tavola dei Medici, ma anche del commercio internazionale, dell’affare dell’allume e dell’industria tessile.

Il saggio indaga anche dettagliatamente il sistema monetario della Firenze del Quattrocento basato su due distinti sistemi monetari: uno sull’oro, di cui l’unità monetaria era il fiorino, e l’altro sull’argento.

Questo aspetto è stato oggetto di indagine anche di Tim Parks con il suo “La fortuna dei Medici” (2005) di cui vi ho parlato tempo fa e che nella bibliografia cita tra gli altri anche il testo del De Roover.

Il testo di Parks è più centrato, e forse anche più chiaro nell'esposizione, di quello del De Roover in merito alla questione legata al duplice sistema monetario e alle notevoli complessità che ne seguirono.

Entrambi sono testi molto validi che si integrano a vicenda e la cui lettura è imprescindibile per chiunque voglia conoscere nel dettaglio la storia dei Medici e di come fosse nata la loro fortuna, ma anche per chiunque voglia accrescere la propria conoscenza  sulle origini del contemporaneo mondo degli affari.




domenica 17 dicembre 2023

“Spettacolare” di Francesca Reggiani

Tutti noi, nostro malgrado, abbiamo dovuto abituarci alla precarietà perché questo è quello che oggi offre il mondo del lavoro. Nessuno si sofferma, però, a pensare che ci siano stati alcuni lavoratori che da sempre abbiano dovuto fare i conti con questa condizione. È il caso del mestiere dell’attore.

Francesca Reggiani ripercorre in queste pagine la storia della sua vita. Tra racconti famigliari, pezzi di satira e personaggi da lei interpretati, l’artista ci conduce alla scoperta di questo antico mestiere.

Un lavoro, quello dell’attore, che più che una professione in realtà potrebbe essere definito anche un modo di essere perché, quella che viene portata sulla scena, è la vita vera. Tutti noi recitiamo un ruolo e indossiamo le nostre maschere di pirandelliana memoria. L’attore – dice Francesca Reggiani - è colui che decide di trasformare in professione una condizione esistenziale.

Attenzione, però, questo non significa sia una professione nella quale ci si possa improvvisare. Senza dubbio è necessario avere una certa predisposizione, avere anche qualcuno che ci dia i giusti consigli e magari qualcuno che riconosca in noi un qualche potenziale, ma lo studio resta un elemento fondamentale per raggiungere il successo.

Qual è  la cosa che l’attore rincorre per tutta la vita? Potrà sembrare ovvio, è l’applauso. L’applauso è adrenalina, è riconoscimento, ma è anche consapevolezza che nulla deve essere mai dato per scontato perché il percorso sarà sempre uno stare perennemente sulle montagne russe.

Non è tanto la straordinarietà degli argomenti trattati in questo libro ad essere interessante quanto il modo ironico con cui l’autrice li affronta. Se vogliamo, le cose dette potrebbero anche sembrare quasi banali, ma non lo è assolutamente il taglio con cui la Reggiani le analizza. Di fatto tutti questi pensieri, che sono anche i nostri pensieri, o almeno della maggioranza, da noi non vengono mai espressi perché pochi hanno la forza e il coraggio di farlo apertamente per paura di essere accusati non essendo in linea con il dilagante conformismo morale. Che lo si voglia ammettere o meno, le cose ci sono sfuggite di mano e noi viviamo in un mondo perbenista dove anche fare satira è diventato estremamente difficile.

In questo mondo iperconnesso, dove tutti comunicano ma nessuno parla, dove si è soli anche quando ci si incontra fisicamente, dove durante un viaggio in treno nessuno guarda più il paesaggio fuori dal finestrino perché costantemente attaccato a computer, telefono e tablet, dove le donne riportano una data di scadenza come le mozzarelle, mentre l’uomo è affascinante a qualunque età, mi sentirei di aggiungere che questo è quello che credono loro e noi gli lasciamo credere, in questo mondo dove la gente comune ha paura di esprimere sinceramente le proprie opinioni, salvo poi farlo nel peggiore dei modi nascondendosi dietro l’anonimato di una tastiera, bene, in questo mondo che limita la libertà di tutti e di nessuno allo stesso tempo, i comici vengono costretti a giustificarsi per le proprie battute e far ridere diventa sempre più complicato.

“Spettacolare” è un libro intelligente e pungente, che con uno sguardo ironico ed arguto ci porta a riflettere e prendere coscienza del nostro atteggiamento nei confronti della vita e del mare di contraddizioni che ci circonda e nel quale ogni giorno cerchiamo di stare a galla con sempre più difficoltà.

Indovinata la scelta di inserire dei QR code al termine di alcuni passaggi così da poter rivedere in video alcuni monologhi che senza dubbio hanno un resa più efficace rispetto alla semplice lettura.



sabato 16 dicembre 2023

“È colpa mia?” di Mercedes Ron

Abbiamo tutti quell’amica scema che sa capire perfettamente quando è il momento di farci ridere perché il livello del nostro stress ha raggiunto il limite di guardia, Ecco, la mia si chiama Sabrina.  Vi chiederete cosa ci azzecchi la mia amica con questo libro, ebbene, è stata lei a costringermi, amabilmente si intende, ad affrontare la lettura di questo romanzo perché, secondo il suo insindacabile giudizio, era giunta l’ora che mi prendessi una pausa anche dai miei amati saggi medicei.

Quindi via con la visione insieme del film originale Prime tratto dal romanzo e poi la lettura del libro. Vi dico subito che “E colpa mia?” è il primo volume di una trilogia ma, mentre al termine del film lampeggia un sottinteso "to be continued" grosso come una casa, il libro può considerarsi tranquillamente un romanzo autoconclusivo.

Veniamo al racconto. La diciassettenne Noah è costretta a trasferirsi in California per seguire la madre che ha da poco sposato un affascinante miliardario. Nonostante per lei si spalanchino le porte di un mondo fatto di feste, bei vestiti, scuole di altissimo livello, Noah non riesce a darsi pace per ciò che ha dovuto inevitabilmente lasciare dietro di : i suoi luoghi del cuore, la sua squadra di pallavolo, la sua migliore amica e Dan, il suo fidanzato. Come se non bastasse sarà costretta a convivere anche con il nuovo fratellastro, Nicholas. Dopo qualche duro scontro iniziale però il fratellastro, un ventiduenne bello e dannato, inevitabilmente farà breccia nel cuore di Noah. Entrambi i ragazzi hanno esperienze traumatiche alle spalle e il loro legame in qualche modo riuscirà a risanare quelle vecchie ferite.

La trama è piuttosto scontata: due mondi che si scontrano, le crisi adolescenziali, la paura di non essere accettati. Tanti gli elementi classici di questo tipo di letteratura, risse e corse in auto comprese, ma nell’insieme devo ammettere che il romanzo si è rivelato una piacevole lettura d’evasione.

Il ritmo del film è senza dubbio più veloce; il libro, però, sebbene a tratti rallenti un po' riesce sempre a mantenere alto l’interesse del lettore. L’autrice merita un plauso particolare anche per la caratterizzazione dei personaggi che sono ben delineati. Sinceramente tutta questa passione che si scatena tra i protagonisti mi ha fatto un po’ sorridere, ma ci sta trattandosi a tutti gli effetti di un romanzo young adult.

Per dovere di cronaca è giusto ricordare che questo libro, edito da Salani e ormai bestseller conclamato, ha fatto la sua prima apparizione sulla piattaforma Wattpad riscuotendo un enorme successo tanto da contare ben oltre 500.000 follower.

Che dire? Brava la mia amica! Ogni tanto una ventata di leggerezza è decisamente necessaria.

Alla prossima puntata con “E colpa tua?”



sabato 25 novembre 2023

“Lucietta” di Federico Maria Sardelli

Siamo sul finire del Seicento, in una Venezia in declino dal punto di vista politico ma ancora largamente attiva sul piano culturale e musicale, due bambini vengono alla luce a distanza di un anno l’uno dall’altro.

Nel 1677 la neonata Lucietta viene abbandonata e affidata all’Ospedale della Pietà, Antonio Vivaldi nasce appena un anno dopo, nel 1678. 

Due vite consacrate alla musica, le loro, ma mentre Lucietta è condannata a trascorre tutta la sua esistenza tristemente reclusa in un ambiente difficile e ostile, Antonio è invece destinato ad andare in giro per il mondo e ottenere una fama internazionale.

Don Antonio Vivaldi e l’organista Lucietta avranno modo di fare musica insieme, seppur per un breve periodo, ma quei pochi attimi basteranno per toccare in qualche modo le loro anime per sempre.

“Lucietta” di Federico Maria Sardelli è un libro che unisce due generi molto diversi tra loro: il romanzo e il saggio. Alternando capitoli dedicati a fatti immaginati a capitoli dedicati a fatti documentati, l’autore riesce a ricreare perfettamente le atmosfere della Venezia dell’epoca. Il racconto è incentrato sulle condizioni di vita delle piccole che venivano accolte all’Ospedale della Pietà, vite di povere segregate, come era stata quella di Lucietta; racconto di vite caratterizzate da cibo scarso e di pessima qualità, da malattie (angoscianti le pagine in cui viene descritto come si tentò di curare l’affezione agli occhi di Lucietta), da cattiverie e vessazioni perpetrate ai danni delle recluse sia dalle compagne che da chi avrebbe dovuto vegliare su di loro.

È tangibile il senso di angoscia e di claustrofobia che doveva attanagliare le figlie della Pietà. Federico Maria Sardelli è davvero abile a descrivere quei sentimenti di inquietudine, rivalsa, gelosia e tormento che si dovevano respirare tra quelle mura.

Eppure, ambienti tanto freddi e privi di empatia come gli ospedali veneziani furono formidabili centri di produzione musicale a cui si guardava con interesse non solo da parte dei cittadini, ma anche dei visitatori stranieri. Alcune esecuzioni raggiungevano tali livelli da suscitare grande ammirazione persino nei diaristi e nei cronisti più celebri dell’epoca.

Molti dei manoscritti che Vivaldi scrisse durante il suo primo mandato per l’Ospedale della Pietà sono andati purtroppo perduti. Il maestro Sardelli sottolinea però il fatto che, sulla base di quel poco che si è conservato, possiamo oggi osservare quanta formidabile cura Vivaldi mettesse nel dare a ciascuna figlia il tipo di musica adatta all’altezza della sua maturazione tecnica.

Avvalendosi delle fonti d’archivio per raccontare la verità dei fatti e facendo al tempo stesso ricorso alla fantasia per compensarne le lacune e per rendere più fluida la narrazione, Federico Maria Sardelli è riuscito nell’impresa di fare riemergere dalle ombre del passato e dare voce alla figura storica di una musicista di grande talento dimenticata dal tempo, non perché non abbastanza talentuosa, ma perché, come scritto nelle note stesse dell’autore, appartenente alla classe dei diseredati.

La Lucietta di Federico Maria Sardelli è mansueta e testarda, ha imparato presto che la rassegnazione è la miglior medicina nei momenti di avversità, ma per lei sbagliare è un’umiliazione insopportabile. Ha un carattere forte e sembra sempre molto sicura di sé, eppure, nasconde anche tante fragilità e una di queste si chiama proprio Antonio Vivaldi.

La protagonista di questo libro, così come il famoso musicista che abbiamo già avuto modo di apprezzare negli altri volumi a lui dedicati da Federico Maria Sardelli, fa parte di quei personaggi destinati ad essere irrimediabilmente amati da tutti i lettori.


Di Federico Maria Sardelli vi ricordo:

- L'affare Vivaldi

- Il volto di Vivaldi


 

domenica 12 novembre 2023

“Tana Alighieri” di Elena Petrioli

La cosa bella della Storia è la sua capacità di riuscire a meravigliarci di continuo perché ci sarà sempre qualcosa rimasto a noi celato nelle pieghe del tempo.

Ecco quindi che non stupisce se la maggior parte di noi fino ad oggi ha ignorato che Dante Alighieri avesse una sorella di nome Gaetana (o Tana). 

La vita talvolta riserva delle sorprese come è accaduto all’autrice di questo saggio. Mai, Elena Petrioli avrebbe immaginato che, per una concatenazione di eventi inaspettati, si sarebbe ritrovata un giorno addirittura ad impersonare Tana Alighieri facendo visite guidate teatralizzate.

Ognuno durante la pandemia ha reagito a suo modo ed Elena Petrioli, affermata guida turistica da oltre venticinque anni nonché appassionata di storia locale, ha rivolto in quei giorni il suo sguardo verso il Sommo.

Senza rendersene conto si è trovata a seguire le tracce della sorella di Dante, immedesimandosi così tanto nella sua storia da riuscire persino, a distanza di secoli, a riportarla in vita per le vie di Firenze.

Come nasce l’idea di questo breve saggio? Poiché risultava ovviamente impossibile trasmettere tutte le informazioni su Tana Alighieri, per quanto  purtroppo alquanto esigue, durante una visita guidata, Elena Petrioli ha avvertito la necessità di mettere per iscritto, in maniera ordinata e puntuale, una summa di quanto già pubblicato e dibattuto su questa figura quasi sconosciuta, ma alquanto importante nella vita di Dante.

Elena Petrioli, però, non si è limitata ad una mera ricerca bibliografica, ma ha confrontato tra loro le ipotesi e le argomentazioni a sostegno delle stesse dei vari storici che si sono succeduti nel corso dei secoli fino ai giorni nostri. Ha esaminato gli stessi testi danteschi e gli scritti degli autori a lui contemporanei e, infine, ha verificato in prima persona ed esaminato documenti d’archivio in maniera minuziosa e capillare così che non venisse tralasciato alcun dettaglio utile alla ricerca. Si è dedicata anche ad un attento studio topografico con l'intento di identificare, quanto più possibile, i luoghi dove si svolsero gli eventi trattati.

In questo saggio, non solo troverete la storia di Tana Alighieri, sorella maggiore di Dante e moglie del ricco mercante Lapo Riccomanni, ma anche una breve sintesi di come si presentasse la Firenze dell’epoca dal punto di vista politico, economico, sociale e topografico.

Le contraddizioni, ad un occhio moderno, potrebbero sembrare molte, per questo l’autrice ha ritenuto necessario fornire qualche breve indicazione al lettore affinché questi avesse le giuste coordinate per meglio addentrarsi nella storia. Era indispensabile per prima cosa, poi, fare chiarezza sull’annosa questione relativa alle differenze tra magnati e popolani.

“Tana Alighieri” è una lettura piacevole e interessante che riesce a far convivere nelle sue pagine due storie parallele: quella contemporanea, dell’autrice, con le sue passioni, le sue aspirazioni e le sua esperienze, e quella medievale, prettamente storica, legata al personaggio di cui si narra e di cui viene tracciato un profilo, se vogliamo, anche romantico di sorella premurosa e di moglie discreta ma capace, se necessario, anche di affiancare il marito negli affari.





domenica 15 ottobre 2023

“Quando le stelle torneranno a prenderci” di Valentina Aldeghi

Emerenziana porta il nome della protagonista di una delle leggende di Toblach, ma nonostante un nome tanto particolare Emmi, come la chiamano tutti, ignora completamente la storia di quella terra, il Sudtirolo.

A raccontare la leggenda di Emerenziana ad Angela, la mamma di Emmi, era stata la loro vicina di casa Irmgard. La leggenda aveva affascinato talmente Angela da indurla a chiamare la figlia come la principessa della fiaba.

Il legame di Emmi ed Irmgard è un legame davvero speciale; I’anziana donna è a tutti a tutti gli effetti per Emmi una nonna, alle sue cure infatti la madre l’ha sempre affidata fin da piccola quando andava al lavoro o aveva qualche impegno fuori casa.

Sarà una vacanza, all’apparenza banale e spensierata, che Emmi farà a Innichen con le amiche a sconvolgere completamente le loro vite.

Irmgard comprenderà che è arrivato il momento per lei di fare i conti con quel passato che, ora più che mai, bussa prepotente alla sua porta per essere raccontato.

Il Sudtirolo ha letteralmente travolto Emmi che, una volta tornata, si accorge di non riuscire a dimenticare Konrad, il bel tenebroso che ha fatto breccia nel suo cuore e di cui al momento ignora persino il nome. Inoltre quella terra, fino a poco tempo a lei completamente sconosciuta, sembra essere diventata per Emmi il centro dei suoi pensieri, vorrebbe comprenderne la storia, conoscere le sue leggende e afferrare il carattere della sua gente.

Il libro di Valentina Aldeghi è un racconto emozionante. Una storia d’amore tra due giovani protagonisti, Emmi e Konrad, che non può non appassionare il lettore. Entrambi insicuri e sensibili, così diversi eppure così simili. Emmi, nonostante le ferite infertele dalla vita, accetta di rischiare fin da subito il proprio cuore. Konrad, al contrario, fa fatica a lasciarsi andare, ma allo stesso tempo non riesce a restarle lontano.

Invero, la storia d’amore è anche un pretesto per raccontare la storia del Sudtirolo, una storia fatta di sofferenza, di tradimenti e di contraddizioni. Una storia che spesso il turista, che tanto dice di amare questa terra, ignora e non è neppure interessato ad approfondire.

L’autrice però non è una turista qualunque. Valentina Aldeghi, come Emmi, ha riconosciuto in Innichen la sua Heimat. Non esiste una parola italiana che possa tradurre questo termine: casa o patria non rendono la vera essenza di questa parola. Heimat è quel luogo del cuore che senti essere casa tua, un luogo a cui senti di appartenere anche se non ci sei nato. Lo scrittore Fabio Genovesi sostiene che essere nato nella propria casa, come è accaduto a lui con la Toscana, è una fortuna, ma casa è per ciascuno di noi ogni qualsivoglia luogo nel mondo a cui si senta di appartenere davvero.

Emmi si chiede se meriterà mai di appartenere a Innichen, se gli abitanti un giorno la accetteranno. È sempre difficile farsi accettare, se la propria Heimat non è il luogo dove si è nati. Si finisce sempre per sentirsi un po’ dei traditori verso il luogo di nascita e degli intrusi laddove invece vorremmo essere di casa. Ma forse ha ragione Konrad, o almeno mi piace pensarlo, quando dice che i luoghi appartengono a chi li ama e non a chi li abita.

La storia del Sudtirolo è una storia che merita di essere conosciuta. Dimentichiamo troppo spesso che la stessa Italia è una nazione giovane. Se pensiamo che ancora oggi sopravvivono campanilismi all’interno di una stessa regione e fazioni all’interno di una stessa città, dovremmo comprendere quando più possa essere ancora dolorosa la situazione in una terra in cui vicende tanto laceranti risalgono ad un passato così recente.

“Quando le stelle torneranno a prenderci” è un romanzo davvero particolate in grado di affascinare il lettore con le sue magiche atmosfere che fanno da sfondo a due storie d’amore che si rincorrono e si alternano per tutta la narrazione, quella di Irmgarg e Alois e quella di Emmi e Konrad, entrambe a modo loro intense e struggenti.

Al pari dei personaggi sono però altrettanto protagoniste del romanzo la Storia e l’importanza della salvaguardia delle tradizioni e dell’identità di un popolo.

A chi consiglierei questo libro? A chi ama le storie d’amore, a chi ama il Sudtirolo, a chi ama la storia in generale, a chi crede nel destino… insomma a tutti coloro in cerca di una bella storia e che abbiamo voglia di tornare a sognare.