SEMPLICEMENTE PERFETTO
di Jostein Gaarder
LONGANESI |
Tra
Albert e Eirin è amore a prima vista. Hanno appena diciannove anni, ma il loro
incontro davanti alla macchinetta del caffè del campus cambierà per sempre le
loro vite.
La gita al lago di
Glitretjern e la notte trascorsa nella Casetta delle Fiabe, a solo una
settimana da quel loro primo incontro, segnerà ufficialmente l’inizio della
loro storia.
Sono
passati 37 anni da quel giorno ed Albert,
dopo aver ricevuto una terribile notizia che sconvolgerà per sempre la sua vita
e quella della sua famiglia, si rifugia nella Casetta delle Fiabe, proprio
quella casa sul lago che aveva visto sbocciare il loro amore.
Dieci
anni dopo la loro romantica fuga sul lago, Eirin ed Albert erano riusciti ad
acquistare la casa, il loro bambino aveva allora appena sette anni.
Oggi
Christian è diventato adulto ed è padre di una bambina di dodici anni,
Sarah.
Per
cercare di assimilare la sconvolgete notizia ricevuta da Marianne, il suo
medico di base, e per stabilire quale sia il modo migliore per affrontare tutto
ciò che sta per accadere, Albert decide
di mettere nero su bianco le sue impressioni, le sue emozioni, le sue
domande, ma anche di fare chiarezza sul passato svelando verità inconfessate e portando alla luce segreti tenuti
nascosti per troppo tempo.
Albert,
mentre Eirin ignara di tutto si trova ad un convegno in Australia, si concede
ventiquattro ore per scrivere il suo addio, deciso a mettere fine alla sua vita
prima che la malattia prenda il sopravvento sul suo fisico.
L’incipit del romanzo è di
forte impatto, carico di suspense, sembrerebbe quasi essere l’inizio di un thriller.
Ben
presto però il lettore scopre che i misteri che l’io narrante nasconde sono semplici
verità taciute, segreti comuni a molte
coppie.
Una
normalità che si può sintetizzare in una frase dello stesso protagonista:
La vita di un uomo si
riassume semplicemente così: C’era una volta… E venne una notte. Adesso è
arrivata la notte.
“Semplicemente perfetto” è
il racconto di qualcosa di tragico sì, ma anche di quotidiano nella sua
drammaticità.
Quello
che accade al protagonista è un qualcosa che potrebbe accadere a chiunque di
noi in qualunque momento e, proprio come il protagonista, ciascuno di noi
rimarrebbe atterrito, spiazzato dalla tragicità della scoperta e inizierebbe a porsi
moltissime domande.
La vita umana è caratterizzata
da momenti di ricchezza e di miseria, è scandita da eros e thanatos, amore e
morte, e noi uomini, semplici attori sul palcoscenico della vita, come ci definì Shakespeare, viviamo ogni giorno in balia di sentimenti
contrastanti: amore e odio, altruismo ed egoismo.
Noi
siamo convinti di poter vivere per sempre; in
qualunque momento la morte busserà alle nostre porte, ci coglierà immancabilmente
impreparati.
Impreparati
a lasciare le persone a noi care e tutto ciò che negli anni abbiamo costruito;
ed, inevitabilmente, saremo afferrati da un senso di impotenza e presi dal
desiderio di rivalsa nei confronti del prossimo.
Come
il protagonista inizieremo a porci interrogativi su cosa ci sia dopo la morte e
quale sia il senso della vita, di quella vita che saremo ormai prossimi a
lasciarci alle spalle.
Il protagonista del libro
però deve anche scegliere se attendere l’arrivo della nera signora oppure andarle
incontro e abbracciarla
spontaneamente, perché la malattia diagnosticatagli è una malattia terribile.
Diviene
quindi obbligatorio per lui chiedersi se non sia più dignitoso suicidarsi
finché si è ancora in forze, prima che il male distrugga definitivamente il suo
corpo e il dolore si faccia insopportabile.
Perdere la dignità
permettendo alle persone care di restargli accanto fino alla fine o
salvaguardare il proprio amor proprio lasciando volontariamente la scena prima
del tempo?
Togliersi
la vita richiede molto, tanto coraggio, ma vivere sapendo che la malattia gli
toglierà ogni cosa non richiede forse ancora più forza di volontà e audacia?
Ognuno di noi dovrebbe avere la libertà di scegliere di poter rompere con tutti i legami
sociali e di poter trovare per conto proprio una via di ritorno alla natura, ma
i limiti di questa scelta sono proprio i legami con i propri cari.
“Semplicemente
perfetto” è un libro di appena 136 pagine, ma seppur così breve, ci pone importanti
interrogativi di non facile e scontata soluzione.
Albert
farà la sua scelta, quella che egli riterrà più giusta, lo farà con l’aiuto
delle persone a lui vicine, egli riuscirà a vedere uno spiraglio nel buio.
L’amore sarà la sua salvezza.
Ma l’interrogativo rimane
aperto: la vita va davvero sempre vissuta fino in fondo?
“Semplicemente
perfetto” è un libro che spinge il lettore a riflettere, un libro unico nel suo
genere, un racconto capace di commuovere e coinvolgere il lettore fin dalle
prime pagine.