Con la morte di Lorenzo il
Magnifico, avvenuta il giorno 8 aprile 1942, si apre per gli stati italiani un periodo complicato e ricco di contraddizioni
che culminerà con il terribile sacco di Roma nel maggio del 1527.
Il saggio di Marcello
Simonetta si pone l’obiettivo di esaminare come i vari membri della famiglia Medici
si mossero sulla complessa scena politica italiana dopo la morte di colui che
il Guicciardini aveva definì l’ago
della bilancia d’Italia.
Simonetta prende fin da
subito le distanze dal finto buonismo mediceo mettendo i discendenti del
Magnifico sullo stesso piano della famiglia più controversa della storia:
“I
Borgia erano orgogliosi portatori del male, i Medici furono ipocriti
sostenitori del bene”.
In queste pagine incontriamo
Piero il Fatuo, l’erede designato
del Magnifico, il fratello Giovanni, il futuro Leone X, e il cugino Giulio, il
futuro Clemente VII, oltre a tante altre figure, solo apparentemente di minor
spicco, ma non meno importanti per la scena politica del tempo. Tra queste
troviamo Alfonsina Orsini, la moglie di
Piero, una donna dal carattere indomito e volitivo, che non si tirava mai
indietro quando c’era da lottare per ottenere favori per il figlio Lorenzo, per il quale pretese dal papa Leone X il ducato
di Urbino, o per la figlia Clarice,
moglie di Filippo Strozzi.
Proprio Filippo
Strozzi incarnava il fautore per eccellenza dell’inciucio tra politica e
finanza. Avventuriero, seduttore e privo di scrupoli, Filippo
Strozzi, fu uno dei protagonisti principali della storia. Una figura, la sua,
che stupisce oggi per la sua contemporaneità.
Un personaggio che
incuriosisce, e credo meriti un ulteriore approfondimento, è quello di Giuliano de’ Medici, il terzogenito del
Magnifico, futuro duca di Nemours. Dandy ante litteram, Giuliano, aveva ereditato
dal padre, al quale sembra fosse stato molto affezionato, l’abilità del verseggiare
in stile petrarchesco. Egli risulta il membro più piacevole e affascinante della
famiglia e fu molto amato presso le corti del suo tempo.
Le due figure a cui Simonetta dedica più spazio sono ovviamente quelle dei due
papi Medici: Leone X e Clemente VII.
Leone
X,
al secolo Giovanni de’ Medici, quando
venne eletto a soli 38 anni era già sovrappeso e la sua complessione risultava poca
sana. Verrà ricordato per il suo comportamento gaudente, le spese folli e la
sua inaffidabilità. Perderà definitivamente la reputazione di “buono”, a cui tanto
teneva, in occasione di quella che è passata alla storia come “la congiura dei
cardinali”.
Clemente
VII, al secolo Giulio de’ Medici, figlio illegittimo di
Giuliano, riuscì a far rimpiangere addirittura il papato del cugino
Giovanni. Se da cardinale diede l’impressione di essere persona accorta e lungimirante,
una volta assurto al soglio pontificio si rivelò violento, ambizioso e
vendicativo. Più di tutto furono però la sua doppiezza e la sue continue
esitazioni nel prendere decisioni a condurre Roma e il papato alla rovina.
Un solo breve accenno viene fatto a Giovanni dalle Bande Nere, ma va
detto che il saggio analizza maggiormente l’aspetto politico della storia
piuttosto che il dispiegarsi degli eventi sul campo di battaglia vero e proprio.
Il libro è un saggio ben
documentato, corredato da numerosissime
note e da una ricca bibliografia. Pur volendo essere di natura divulgativa,
il testo è comunque dettagliato e rigoroso nel metodo. I dati riportati, tutti verificabili, si rifanno non solo a lettere e
fonti di archivio ma anche ad una precisa e attenta analisi dei testi letterari
dell’epoca. La lettura non risulta però sempre scorrevole.
Complotti, vendette, alleanze e tradimenti sono il leitmotiv di quest’epoca tanto confusa e oscura. A tal proposito, per chi ancora non l’avesse visto, consiglio il bellissimo film diretto da Ermanno Olmi “Il mestiere delle armi” (2001)