Il
libro di Laura Alidori prende spunto dalla serie di medaglie dedicate alle
dimore medicee da Cesare Alidori per raccontarci la loro storia.
Il
numismatico, amante dell’arte arte e grande appassionato della famiglia Medici,
creò questa serie di ventisette medaglie
proprio con l’intento di ricostruire la fisionomia delle loro proprietà in
Toscana così come dovevano apparire ai loro occhi.
Ogni
medaglia riporta una data che si rifà alla data di acquisto oppure alla data in
cui furono eseguiti degli importanti interventi di restauro che più ne
caratterizzarono la fisionomia.
Alidori
ci ha restituito quindi, attraverso un’accurata ricerca storica, l’immagine originale di quelle dimore così
come noi oggi possiamo solo immaginarle essendo state profondamente modificate
nel corso dei secoli.
Il
libro è suddiviso in 26 capitoli, ognuno
dedicato ad una dimora, ed è corredato da una piantina, da tre tavole riportanti
tutta la serie completa delle medaglie e da una breve bibliografia.
Ogni capitolo presenta all’inizio la
medaglia relativa all’edificio a cui è dedicato e si chiude con una fotografia dello
stesso allo stato attuale.
Il racconto della storia delle dimore non può ovviamente prescindere dal racconto della storia della famiglia Medici e da quella di Firenze stessa. Il percorso si snoda tra palazzi di città e ville di campagna.
Le ville avevano funzioni diverse: dallo svago, alla villeggiatura, alla caccia oppure erano vere e proprie aziende agricole, ma non solo. La Villa di Seravezza, per esempio, in provincia di Lucca fu fatta costruire da Cosimo I per trascorrervi un lieto soggiorno estivo, ma anche per poter seguire personalmente i lavori di estrazione di marmo “mistio” di cui erano state riattivate a quel tempo le miniere.
Vasto
spazio è dato alle dimore presenti a Firenze: da Palazzo Medici in Via Larga, nato dal desiderio di Cosimo il
Vecchio, a Palazzo Vecchio che con
Cosimo I divenne dimora della famiglia prima che questa si trasferisse a
Palazzo Pitti e, proprio parlando di Palazzo
Pitti, non poteva mancare una breve descrizione anche dei Giardini di
Boboli. Sempre a Firenze viene incluso tra le dimore medicee anche il Forte Belvedere dove veniva
custodito il tesoro dei Medici e dove la famiglia poteva rifugiarsi in caso di
pestilenze o sollevazioni popolari.
Il racconto spazia dalle ville di
campagna tanto care a Cosimo il Vecchio e a Lorenzo de’ Medici fino ad arrivare
a quelle più amate dagli ultimi esponenti della famiglia.
Possiamo per esempio ricordare la Villa di
Pratolino acquistata da Francesco I che ne fece una splendida dimora per
lui e la sua seconda moglie, la veneziana Bianca Cappello, e che fu in seguito
molto amata anche dal Gran Principe Ferdinando, primogenito di Cosimo III, che
la elesse a sua dimora preferita facendovi costruire anche un teatro.
Ferdinando de’ Medici fu forse l’esponente
della famiglia che più amò dedicarsi all’acquisto e alla ristrutturazione di ville, celebri sono la Villa di Artimino, detta anche la “Ferdinanda”
e la Villa dell’Ambrogiana, villa
che fu molto amata anche dal Granduca Cosimo III, nonostante le tante
problematiche che la caratterizzarono fin dall’inizio, sia per la scelta del sito
ventoso su cui si scelse di edificarla sia per la vicinanza dei fiumi Arno e
Pesa che, con le loro continue inondazioni, ne indebolivano costantemente le
strutture.
Tanti gli aneddoti legati a tutte queste
dimore: dall’uccisione di Isabella
de’ Medici avvenuta per mano del marito nella Villa di Cerreto Guidi, alle morti di Francesco I e Bianca Cappello
avvenute nella Villa di Poggio a Caiano
e delle quali il primo sospettato fu il fratello di lui, il futuro Ferdinando
I. La villa di Poggio a Caiano era stata acquistata da Lorenzo de’ Medici che
ne aveva affidato i lavori di ristrutturazione a Giuliano da Sangallo; alla
morte del Magnifico fu il figlio Leone X, al secolo Giovanni de’ Medici, che si
occupò di portare avanti i lavori non ancora terminati.
Ci
sarebbe da dire tantissimo su queste dimore, ma ovviamente non posso parlarvi
di tutte in un solo post. Molte di loro sono
oggi proprietà privata o sede di istituzioni come nel caso della Villa di
Castello, oggi sede della prestigiosa Accademia della Crusca, alcune sono
state trasformate in abitazioni, ma ce ne sono altre ancora visitabili.
Ecco,
il limite di questo volume è che essendo una
pubblicazione del 1995 per quanto riguarda le possibili aperture al
pubblico e la proprietà non può essere ovviamente aggiornato. Un esempio può
essere quello della Villa
dell’Ambrogiana che, all’epoca della pubblicazione, era l’Ospedale Psichiatrico
Giudiziario e tale restò fino al 2017, sebbene negli ultimi tempi fosse
possibile visitarne alcune parti su
appuntamento accompagnati da una guida. Oggi per la Villa dell’Ambrogiana si
parla di un suo possibile inserimento nel progetto “Uffizi diffusi” che si spera
possa restituirgli almeno in parte lo splendore di un tempo.
A
chi volesse prendere spunto per la visita di qualche villa in particolare
consiglio quindi di consultare i relativi
siti online per non incorrere in spiacevoli sorprese.
Nell’insieme
ho trovato il libro molto scorrevole, ben scritto, ben documentato e puntuale a
parte forse qualche piccolo refuso.
Che
dire? Non vedo l’ora di andare a visitare quelle dimore che ancora mi mancano.