Dopo “Il cimitero di Venezia”
Matteo Strukul torna a raccontarci una storia ambientata nel Settecento veneziano.
Protagonista del libro è nuovamente Antonio Canal, conosciuto da tutti come
Canaletto. Più che un secondo romanzo
vero e proprio, come tiene a precisare lo stesso autore, si tratta della
seconda parte della saga.
Sono trascorsi quattro anni
da quando Canaletto e i suoi amici furono coinvolti nell’impegnativo compito di
smascherare l’identità del colpevole di una serie di delitti in cui trovarono
la morte alcune donne del patriziato. Olaf
Teufel però riuscì a sottrarsi all’arresto. Oggi il diabolico e spietato assassino è tornato ed è più che mai deciso a
portare a termine i suoi piani.
La prima vittima questa
volta è Marco Grisoni, segretario
della Cancelleria della Serenissima Repubblica di Venezia. L’uomo viene ritrovato presso il Ponte delle Guglie a Cannaregio con un
pugnale conficcato nel petto e un biglietto con su scritto il nome di
Canaletto.
Il fatto agghiacciante è che
la morte dell’uomo non è sopraggiunta a
seguito della pugnalata, ma per dissanguamento. Il collo della vittima
presenta, infatti, due fori quasi perfettamente rotondi che sembrano essere
dovuti al morso di un animale non identificabile.
Inizia così, come quattro
anni prima, una corsa contro il tempo per poter fermare quello che si preannuncia essere solo il primo di una
serie di efferati delitti.
Pittore famoso ed affermato, Canaletto, nonostante la sua precedente esperienza, continua a non ritenersi
all’altezza dell’incarico che il Doge Alvise Mocenigo non esita nuovamente a conferirgli.
Antonio Canal può contare sempre sui suoi amici più cari, l’irlandese
Owen McSwiney, il medico ebreo Isaac Liebermann, il feldmaresciallo Joahann
Matthias von der Schulenburg e il mecenate Joseph Smith, ma il pittore continua a sentirsi l’uomo sbagliato nel posto sbagliato. Egli, però, non è
comunque tipo da tirarsi indietro e fuggire le proprie responsabilità,
tanto più questa volta che è stato direttamente chiamato in causa
dall’assassino.
Ritroviamo la bellissima Charlotte von der Schuleburg
con la quale Antonio intrattiene una relazione ormai da quattro anni. Charlotte
è ancora la donna volitiva e indipendente di un tempo, ma la sua determinazione
e la sua forza di carattere verranno messe a dura prova dagli eventi.
Altre due donne
monopolizzano la scena con la loro personalità. L’affascinante seppur non più giovanissima Rosalba Carriera,
pittrice e ritrattista di gran fama, e la
seducente e diabolica baronessa Orsola Esterhàzy che sembra nascondere un
terribile segreto.
“Il ponte dei delitti di
Venezia” è un thriller storico
avventuroso dalle tinte fosche. Fin dalle primissime righe Matteo Strukul
riesce a ricreare un’atmosfera carica di suspense che coinvolge il lettore
trascinandolo in un’adrenalinica ricerca
alla scoperta di indizi e prove che possano svelare l’arcano mistero, un mistero che
sembra infittirsi sempre più pagina dopo pagina.
Il lettore cerca di non
lasciarsi fuorviare da quanto accade, non vuole credere a spiegazioni
soprannaturali, ma proprio come Canaletto anche il lettore fa molta fatica a razionalizzare e a mantenersi saldo nelle proprie
certezze. Questo sentire comune facilita grandemente la creazione di una forte empatia da parte del lettore nei
confronti del protagonista.
Arte, storia, meraviglia,
bellezza, tensione, amore, leggenda, tormento, pentimento, amarezza, amicizia
insomma, come avrete capito, non manca davvero nulla a questo romanzo dalla trama
così abilmente disegnata dal solito ineguagliabile Matteo Strukul.
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