LETTERA AL PADRE
di Franz Kafka
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Franz
Kafka nacque nel 1883 a Praga in una famiglia ebraica di agiate condizioni.
Tra
la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento Praga offriva un vivacissimo ambiente
culturale ed artistico. Fu proprio questo ambiente
praghese in cui si confrontavano tre culture diverse (quella ceca, quella
tedesca e quella ebraica) ad influire sulla crescita e sull’evoluzione
artistica e personale di Franz Kafka.
Terminati
gli studi liceali, il giovane Kafka conseguì, come da imposizione paterna, la
laurea in legge. Il suo primo impiego fu presso le assicurazioni Generali e
successivamente presso l’Istituto di assicurazioni contro gli infortuni sul
lavoro.
Kafka non si rassegnò mai alla monotona
e triste vita impiegatizia e continuò pertanto a coltivare la sua passione per
la letteratura, passione che si era
in lui manifestata sin dai primi anni di scuola.
Dal
1917 al 1924, anno della sua morte, lo scrittore, affetto da una violenta tubercolosi, abbandonò definitivamente il
lavoro.
Tra
le varie opere di Kafka il suo racconto più celebre è senza dubbio “La
metamorfosi”, ovvero la storia di un uomo, tale Gregor Samsa, che una mattina
si sveglia e realizza con orrore di essersi trasformato in uno scarafaggio. Un
essere repellente e superfluo, qualcosa di ripugnante persino per i suoi stessi
familiari che vedranno la sua morte come una liberazione.
Nel 1924 Kafka morì in sanatorio lasciando il compito all’amico Max Brod di
distruggere tutta la una produzione. Questi contravvenne alle sue ultime
volontà e al contrario curò un’edizione postuma di tutta la sua produzione che
usci nel 1927.
“Lettera al padre” fu scritta nel 1919
ma non fu mai consegnata al suo destinatario. L’originale è battuto a macchina con correzioni a mano
tranne le due ultime pagine che sono scritte interamente a mano.
“Lettera
al padre” è un violento atto d’accusa in
cui Kafka esprime il difficile e controverso rapporto con il genitore. A
lui infatti attribuiva la colpa per essere stato condannato ad una vita fatta
di isolamento e di contraddizioni.
Kafka
disapprova il padre per la durezza dei modi, la poca sensibilità,
l’irascibilità ma ne è allo stesso tempo affascinato.
Non può fare a meno di confrontare il proprio
aspetto fisico ed il proprio carattere con quelli paterni, uscendone sempre purtroppo
irrimediabilmente sconfitto.
Anche
in età avanzata il fisico del genitore risulta agli occhi di Kafka ancora
prestante, alto, imponente; il suo è invece
un fisco malaticcio, debole, magro.
Il
carattere del padre è tenace, combattivo, dotato di presenza di spirito, Franz invece percepisce se stesso come un
essere ansioso, titubante, inquieto.
Kafka
in cuor suo sa che, se anche il padre fosse stato meno dispotico, meno
tirannico, forse il suo carattere non ne avrebbe beneficiato molto, ma l’accusa
che rivolge al genitore è quella di non aver mai cercato di provare a comprenderlo, di non aver mai provato, almeno una volta, a capire le sue inclinazioni
e le sue ragioni.
Franz Kafka visse tutta la sua esistenza
come un escluso, combattuto tra il desiderio di voler partecipare alla vita
attiva degli “adulti” ed allo stesso tempo senza volervi mai veramente prendere
parte; desideroso in verità di
restare ai margini di quella società industriale e commerciale che lo
affascinava e al tempo stesso rifiutava sentendola completamente estranea alle
sue più profonde inclinazioni.
Colpa e condanna governano le vicende
umane, condizioni che divengono tema
dominante nei suoi scritti.
L’uomo
secondo Kafka è costretto ad un’esistenza
sperduta e disperata e, nonostante provi a riscattarsi, i suoi tentativi sono
destinati inevitabilmente al totale fallimento.
Kafka
stesso si sente uno straniero, un emarginato condannato ad essere per sempre escluso
da un’esistenza felice e libera.
Percepisce suo padre come l’uomo
dell’autorità, un uomo sicuro di sé, un self made man. Suo padre rappresenta
tutto ciò che lui non sarà mai in grado di essere. Ma lo scopo di vita del
padre, quello a cui si attiene la maggior parte del mondo degli adulti, non è
lo scopo che persegue Franz Kafka.
Kafka
avrebbe voluto essere compreso dal padre ma non avrebbe mai voluto far
veramente parte di quel suo mondo commerciale che egli sentiva completamente
estraneo.
Il
padre era un uomo solido, quadrato, intransigente e il giovane Kafka fu irrimediabilmente
condannato alla fuga, all’amarezza, all’afflizione e alla lotta interiore, a quel “male di vivere” a cui sono
condannati tutti i protagonisti kafkiani.
“Lettera
al padre” è un’opera di appena una settantina di pagine che si leggono molto
velocemente grazie ad una scrittura scorrevole e piacevole.
Il testo è un testo intimo nel quale
Kafka raccontando se stesso al padre, si racconta in prima persona anche al
lettore rivelando di possedere una personalità estremamente contemporanea.
In
“Lettera al padre” Kafka esprime se stesso, il suo sentire, i suoi sentimenti,
le sue angosce, il suo pensiero e tutto ciò rende la lettura di questo scritto
una lettura indispensabile per meglio comprendere non solo l’autore Franz Kafka
ma tutta la sua produzione letteraria.
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