IN CARNE E CUORE
di Rosa Montero
SALANI
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Soledad
è appena stata lasciata dall’amante che aspetta un figlio dalla giovane moglie.
Prossima a compiere sessant’anni Soledad non si riesce a rassegnarsi al
passare del tempo.
Frustrata
e avvilita desidera solo vendicarsi
dell’amante quarantenne e decide, per farlo ingelosire, di ingaggiare un gigolò poco più che trentenne
per farsi accompagnare a teatro dove quasi certamente incontrerà l’ex amante insieme
alla consorte.
Quello
che però doveva essere un semplice ed innocuo colpo di testa passeggero, per
una serie di strane e straordinarie coincidenze, si trasformerà invece in una
storia molto complicata e a tratti anche piuttosto pericolosa.
La
protagonista del romanzo è una curatrice di mostre impegnata ad allestire un
progetto espositivo sugli scrittori maledetti per la Biblioteca National di
Madrid.
Le
sue vicende si intrecciano con quelle degli artisti che lei intende presentare
al pubblico.
Soledad
si sente molto vicina a questi autori e alla definizione che lei stessa dà di
cosa sia uno “scrittore maledetto”:
Essere maledetto è voler essere come gli
altri senza riuscirci. È voler essere amato e invece suscitare soltanto
diffidenza o qualche risata. Essere maledetto è non sopportare la vita e soprattutto
non sopportare se stessi.
Soledad
non accetta di invecchiare, ha paura della solitudine ma soprattutto ha paura
che il tempo che le rimane non sia abbastanza per poter continuare a vivere
come ha sempre fatto.
Soledad guarda le donne più giovani e le
invidia. Invidia i loro fisici asciutti e perfetti, ma più di ogni altra cosa invidia
loro la possibilità di cambiare prospettive di vita, di fare scelte diverse
senza pentirsene, di avere la possibilità
di tornare indietro sui propri passi e cambiare strada.
Alla sua età invece ogni scelta diviene una
scelta definitiva e immutabile, il cambiamento e i ripensamenti le sono
preclusi, non potrà più essere qualcuno di diverso, non potrà far altro della
sua vita.
Essere vecchi significava avere
irrimediabilmente un passato e non più il tempo per correggerlo.
Con
l’avanzare degli anni inoltre diventa sempre più difficile accettare l’abbandono, il fallimento, il disamore e ci si
trova a porsi domande a cui diventa impossibile e doloroso cercare di dare una risposta
Che cos’era peggio, non essere mai stata
amata, o che qualcuno avesse smesso di amarla?
Non
è facile essere in grado di suscitare l’interesse del lettore fin dalle prime
righe di un romanzo.
Solo
alcuni grandi autori classici ci sono riusciti, mi vengono in mente gli incipit
di Orgoglio e Pregiudizio di Jane
Austen e di Anna Karenina di Lev
Tolstoj, giusto per citarne alcuni.
L’incipit di In carne e cuore è davvero energico, di impatto e riesce a racchiude
in poche righe il senso di tutto il romanzo:
La vita è un breve intervallo di luce
tra due nostalgie: la nostalgia di ciò che non si è ancora vissuto e quella di
ciò che non si potrà più vivere. E il momento in cui bisogna agire è così
confuso, così sfuggente ed effimero, che lo si spreca guardandosi intorno
storditi.
In carne e cuore è un romanzo attuale e intelligente dalla trama
leggera e divertente.
Un libro che si legge tutto d’un fiato
perché è una storia coinvolgente che affronta con ironia temi che toccano tutte
le donne molto da vicino.
Un
romanzo utile a far capire a noi donne che quello che proviamo alla fine è
comune a tutte noi e che, se riuscissimo a crederci veramente, forse riusciremmo
ad essere anche un po’ più indulgenti con noi stesse e con le altre, ritrovando
anche un po’ di quella complicità femminile che sembra ormai solo uno sbiadito
ricordo.
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