LA FIGLIA DEL CAPITANO
di Aleksandr
Puškin
CRESCERE
EDIZIONI
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Pëtr
Grinëv, unico figlio maschio di un nobile ufficiale a riposo, fin dalla nascita
è destinato a intraprendere la carriera militare.
Il
padre però, ritenendo che il servizio nella Guardia imperiale alla quale il
ragazzo è destinato non sia abbastanza formativo, decide di inviarlo a
prestare servizio a Orenburg.
Durante
il viaggio il sedicenne Pëtr Grinëv e il
suo servitore Savél’ič, sorpresi da una tormenta, vengono soccorsi da un
contadino che li accompagna a una locanda dove possono riposare e
rifocillarsi prima di riprendere il loro cammino.
Giunti
a Orenburg, vengono inviati alla fortezza di Bielogòrsk e qui Pëtr Grinëv conosce Mar’ja, la figlia del
capitano, della quale si innamora ricambiato, ma il padre di lui è
contrario al matrimonio.
Durante
la permanenza a Bielogòrsk, Pëtr viene sfidato a duello dal giovane ufficiale švabrin, un pretendente precedentemente respinto da Mar’ja,
e viene da questi ferito.
La fortezza è assalita dai cosacchi
ribelli capitanati dal sanguinario Pugačëv che porta avanti il suo piano per farsi riconoscere dal popolo come nuovo zar.
I
genitori di Mar’ja vengono giustiziati dal rivoltoso Pugačëv che altri non è
che l’uomo che aveva soccorso Pëtr e Savél’ič sorpresi dalla tormenta.
Il
ribelle per ringraziare della pelliccia di lepre ricevuta in segno di
riconoscenza da Pëtr dopo che questi li aveva salvati conducendoli alla
locanda, decide di ringraziare del gentile dono il giovane permettendogli di
partire per Orenburg.
A Orenburg il consiglio preferisce
attuare una tattica di difesa della fortezza piuttosto che affrontare il nemico
in campo aperto.
Così
quando Pëtr riceve una lettera da Mar’ja nella quale questa dichiara di essere
in pericolo in quanto Švabrin, ora a capo della fortezza di Beilogòrsk, vuole costringerla
a sposarlo, decide, ottenuto il consenso del suo superiore, di partire nel
tentativo di salvarla.
Sulla strada incontra nuovamente Pugačëv
che ancora una volta viene in suo soccorso, costringe Švabrin a liberare la giovane e a consegnarla a Pëtr insieme
ad un salvacondotto che gli permetta di attraversare indisturbati i territori controllati
dai ribelli.
Pugačëv alla fine verrò giustiziato e Pëtr
Grinëv, accusato da Švabrin di essere stato uno degli insorti, sarà condannato a morte, pena che verrà poi commutata
con l’esilio permanente in Siberia.
Mar’ja
che ha compreso che Pëtr si è lasciato condannare ingiustamente, rinunciando a
difendersi per non costringere lei a comparire in giudizio e rivivere così quei
giorni terribili, chiede ed ottiene la grazia per l’amato dalla zarina Caterina
II.
“La
figlia del capitano”, pubblicato nel 1836, è un classico della letteratura
russa dell’Ottocento.
L’opera
rientra a tutti gli effetti nel filone
dei romanzi di formazione.
Il
giovane inesperto e viziato Pëtr, servendo nell’esercito, raggiunge la piena maturità
e trova la sua strada distinguendosi per onore e valore, sempre pronto a difendere i
propri ideali e la donna da lui amata.
Vizi e virtù umane sono perfettamente espresse attraverso i personaggi
del romanzo, ma non tutti possono essere classificati come buoni o cattivi.
Švabrin
è rancoroso, ostile e vendicativo, ma Pugačëv, il ribelle sanguinario e temuto
da tutti, mostra aspetti diversi.
È
l’uomo che ha permesso che persone innocenti venissero barbaramente giustiziate
ma è anche colui che ha mostrato riconoscenza e gentilezza nei riguardi del
giovane Pëtr Grinëv, tanto che questi separandosi da lui dirà:
Non posso spiegare quello che sentivo
separandomi da quell’uomo terribile, mostro, scellerato per tutti, fuorché per
me solo.
“La figlia del capitano” è un piacevole romanzo
dalla lettura scorrevole e veloce, dalla trama dinamica e ricca di colpi di
scena.
Una
storia d’atmosfera, una favola dove,
proprio come nelle fiabe, dopo che tutti i colpevoli sono stati puniti,
all’eroe e alla sua amata viene riservato il classico finale da “e vissero tutti
felici e contenti”.
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