Siamo nel 1618, l’impero
degli Asburgo è frammentato in una serie di principati che professano diverse
religioni: calvinisti, luterani e cattolici. In Boemia i ribelli si rifiutano
di riconoscere come legittimo erede al trono Ferdinando d’Asburgo offrendo la
corona di Boemia a diversi principi luterani. L’unico pronto a sfidare
l’Asburgo è però il calvinista Elettore
Palatino Federico V.
Siamo solo all’inizio di
quella che sarà ricordata come la Guerra
dei trent’anni e che vedrà intervenire nel suo lungo protrarsi
anche i paesi limitrofi a sostegno della Causa protestante. Una guerra di religione che avrà, come
sempre accade in questi casi, poco o nulla a che fare con la religione, ma tanto con
la sete di potere.
Nella vita non tutto è
sempre o bianco o nero e talvolta c’è ancora spazio per il riscatto. Anche
nella ferocia della battaglia può esserci un
gesto di pietà che faccia intravedere un lampo di speranza, di umanità laddove
anche la religione diviene solo un pretesto per battersi e all’onore sembrano credere ormai solo i bambini.
Rose è
una donna scozzese imbarcatasi giovanissima con un’amica per sfuggire alla
miseria e vedere il mondo. È una donna apparentemente senza scrupoli, che odia
perdere il controllo e che non si fida di nessuno, ma qualcosa muterà radicalmente
la sua vita e la farà redimere.
Brian è
un soldato, ama e odia la guerra allo stesso tempo; il mestiere delle armi è l’unico
che conosce. Da moltissimo tempo non
schiude il suo cuore a qualcuno e quando il bisogno di stringere legami si impossessa all'improvviso di lui ne rimane totalmente disorientato.
“Il
cardo e la spada” è un bellissimo romanzo corale dove
i personaggi di fantasia intrecciano perfettamente le loro vicende umane con quelle
dei personaggi storici realmente vissuti.
Tra questi ultimi ce n’è uno
in particolare che affascina il lettore e lo spinge a documentarsi sulla sua esistenza.
Si tratta del gesuita Friedrich Spee,
autore di inni religiosi e della Cautio criminalis,
opera in cui egli ha indagato le procedure dei processi per stregoneria
criticando fortemente l’uso delle torture.
Non vi nascondo che l’avvio
del romanzo mi è sembrato piuttosto lento. All’inizio
la narrazione fa un po’ fatica a decollare, ma poi prende slancio e il lettore
si trova senza quasi accorgersene totalmente coinvolto dalle vicende dei protagonisti
con i quali si stabilisce un forte rapporto empatico tanto che, come spesso
accade in questi casi, si fa fatica a lasciare andare i personaggi al termine della lettura.