giovedì 29 maggio 2025

“Ottaviano de’ Medici e gli artisti” di Anna Maria Bracciante

Il mio incontro con il libro di Anna Maria Bracciante è stato del tutto casuale, ma si è rivelato una scoperta affascinante, capace di gettare luce su un personaggio poco noto della famiglia Medici: Ottaviano de’ Medici. Questo volume ci parla di una figura che ha operato nell'ombra, lasciando però una significativa eredità culturale.

Ottavio de’ Medici (1482-1546) apparteneva a un ramo cadetto della dinastia, discendente di Giovenco di Averardo. Suo padre, Lorenzo, fu stretto collaboratore di Lorenzo il Magnifico, risiedeva di fronte alla chiesa di San Marco e nel 1504 si iscrisse all’Arte della Lana. Ottaviano si mantenne distante dalla scena politica per i  primi quarant’anni della sua vita, lasciando spazio ai suoi fratelli e preferendo dedicarsi agli affari di famiglia, così da avere più tempo libero per coltivare i propri interessi culturali.

Il suo legame con i Medici fu saldo e profondo, intrecciando amicizie con Leone X e Clemente VII. Quest'ultimo lo scelse per incarichi di fiducia, affidandogli l’amministrazione dei beni medicei e l’educazione di Alessandro e Ippolito durante il loro soggiorno fiorentino. Per un breve periodo, fu anche tutore della giovane Caterina de’ Medici, destinata a diventare regina di Francia.

Pur nutrendo affetto per Cosimo I de’ Medici, durante il governo di questi, Ottaviano preferì ritirarsi dalla scena politica a causa della sua diversa concezione del mecenatismo. Mentre Cosimo considerava l’arte uno strumento di propaganda per rafforzare l’immagine del principe, Ottaviano ne aveva una visione più vicina a quella di Lorenzo il Magnifico, ritenendola un mezzo di formazione culturale ed etica. La sua idea di mecenatismo implicava un’affinità spirituale con gli artisti che sosteneva, un rapporto basato sulla condivisione di valori e aspirazioni piuttosto che sulla mera commissione di opere.

Ottaviano ebbe un ruolo di primaria importanza nella supervisione amministrativa della Villa di Poggio a Caiano, dimostrando una notevole capacità organizzativa e gestionale. In particolare, la sua influenza si rivelò determinante nella selezione di almeno due artisti di grande rilievo: Andrea del Sarto e il Franciabigio, entrambi fondamentali nella decorazione e realizzazione delle opere pittoriche della villa.

La sua vicinanza agli ambienti artistici del tempo lo portò a sviluppare profondi legami con alcune delle figure più eminenti del Rinascimento fiorentino. Fu non solo amico, ma anche un fervido sostenitore di Andrea del Sarto e Lorenzo di Credi, offrendo loro protezione e opportunità per esprimere pienamente il loro talento. Tuttavia, uno dei rapporti più significativi che intrattenne fu quello con il giovane Giorgio Vasari, che lo considerava una sorta di mentore e guida intellettuale. Grazie alla sua influenza e ai suoi consigli, Vasari poté affinare il proprio percorso artistico e intellettuale, gettando le basi per la sua carriera di pittore e storico dell’arte.

Il libro di Anna Maria Bracciante analizza con grande precisione le committenze artistiche di Ottaviano e il suo rapporto con gli artisti dell’epoca, dipingendo il ritratto di un uomo discreto ma influente.

Sebbene le sue tracce possano sembrare effimere nella grande storia, la sua impronta è rimasta viva nelle opere che contribuì a far nascere e nei pensieri di coloro che lo amarono e ne riconobbero la grandezza, da Andrea del Sarto a Pietro Aretino, da Giorgio Vasari a tanti altri.

Un libro che riscopre un protagonista dimenticato, ma essenziale, della cultura rinascimentale.



domenica 11 maggio 2025

“Il paggio e l’anatomista” di Walter Bernardi

La corte granducale di Ferdinando II de’ Medici fu un luogo di straordinario fermento culturale e scientifico, in cui l’Accademia del Cimento e l’Accademia della Crusca rappresentavano centri nevralgici di sperimentazione e innovazione. Tuttavia, dietro la facciata di progresso e ricerca, si celavano dinamiche di potere, rivalità e intrighi degni di una tragedia teatrale.

In quella corte, fortemente improntata al maschilismo, si muovevano personaggi dalle vite complesse e spesso contraddittorie: un ambiente dove l’omosessualità, seppur palesemente diffusa, non veniva mai apertamente dichiarata. 

Il desiderio di prestigio alimentava incessanti lotte interne, in cui la delazione e le maldicenze erano strumenti di guerra quotidiana. Non c’era scrupolo nel colpire gli avversari con ogni mezzo possibile, mentre la scienza conviveva con passioni e vendette in un intrico inestricabile di sapere e potere.

Tra i protagonisti di questa storia spicca il conte Bruto della Molara, amante per vent’anni del granduca Ferdinando II, figura enigmatica la cui influenza si intrecciava inesorabilmente con la politica e la vita di corte.

Altro protagonista della scena era Francesco Redi, il medico granducale, scienziato e letterato, uno degli ultimi ingegni veramente enciclopedici della cultura italiana.

Attorno a loro si animava un firmamento di studiosi, un mosaico di menti eccelse che trovavano nella corte medicea il luogo ideale per dare forma alle loro intuizioni: Vincenzo Viviani, devoto allievo di Galileo; Lorenzo Magalotti, sofisticato intellettuale e diplomatico; Giovanni Alfonso Borelli, pioniere della fisiologia e della fisica; Nicola Stenone, lo scienziato che avrebbe rivoluzionato la geologia. Nomi che hanno attraversato il tempo, lasciando un’eredità che superava le vicissitudini personali, accompagnando la corte fino agli anni di Cosimo III.

La corte di Ferdinando II de’ Medici non fu dunque soltanto un cenacolo di sapere, ma anche un teatro di passioni umane, dove ambizione, talento e desiderio si mescolavano in un affresco vibrante di luci e ombre.

Il saggio di Walter Bernardi ci invita a guardare questi uomini sotto una luce diversa. Non più come icone irraggiungibili, ma come esseri umani, immersi nelle loro contraddizioni, nelle loro lotte interiori, nella loro sete di conoscenza mescolata all’ambizione.

Attraverso un’attenta ricerca, l’autore riporta frammenti di corrispondenza che svelano il volto nascosto di questi protagonisti della scienza. Le lettere diventano testimonianze di dissidi, di confronti feroci, di alleanze e tradimenti, di dubbi che precedono ogni grande scoperta.

Bernardi suggerisce che molto è ancora celato negli archivi, che il passato non ha ancora rivelato tutti i suoi segreti. Il suo lavoro è più di un racconto storico: è un viaggio nei meandri dell’umano, un invito a leggere il passato con occhi nuovi, a riconoscere che il genio non esiste senza il suo contesto, senza le passioni, senza le fragilità che lo rendono profondamente autentico.



martedì 6 maggio 2025

“Ombre di spada e di vento” di Poppy Kuroki

Il quadrisavolo di Isla MacKenzie fu, con ogni probabilità, uno dei valorosi guerrieri che combatterono al fianco di Takamori Saigō, il leggendario capo ribelle dei samurai.

Nel 1877, i samurai insorsero contro l'Imperatore, dando vita a una delle ultime grandi battaglie della loro epoca. Lottarono con straordinario coraggio contro l'esercito imperiale, fino a sacrificare la propria vita per il codice d'onore che li aveva guidati per secoli. Con la loro sconfitta, si chiuse definitivamente il capitolo della loro storia, segnando la fine della loro esistenza.

Isla si trova in Giappone per un anno di studio e, durante questo periodo, decide di dedicare qualche giorno alla ricerca delle sue origini. La sua meta è Kagoshima, il luogo dove visse l’eroico avo materno.

Isla, però, non può immaginare neppure lontanamente che le sue ricerche la trascineranno, attraverso un portale temporale, nel lontano 1877. Le figure che aveva studiato sui libri, i personaggi le cui storie aveva appreso nei musei dedicati alla loro memoria, si animeranno davanti ai suoi occhi, trasformando il sapere in esperienza e la storia in realtà pulsante.

Nella Kagoshima del 1877, Isla incontrerà un giovane samurai Keiichirō Maeda  con cui intreccerà un legame indissolubile. L’amore che sboccerà tra loro sarà così profondo da far vacillare ogni certezza, spingendola a mettere in discussione il suo ritorno nel 2005. Nonostante la nostalgia di casa e il richiamo degli affetti familiari, il cuore di Isla resterà ancorato a quel mondo lontano dove si intrecceranno indissolubilmente passato e destino.

Diciamolo chiaramente, l’idea di un viaggio nel tempo non è certo originale. La letteratura e il cinema ci hanno regalato già innumerevoli storie basate su questo affascinante leitmotiv. Tuttavia, la trama del romanzo riesce a conservare un certo un fascino.

A mio avviso, la caratterizzazione dei protagonisti, Isla e Keiichirō, risulta un po’ superficiale, e la loro storia d’amore, per quanto peculiare, non è riuscita a coinvolgermi emotivamente come avrei sperato.

Mi sarei aspettata in generale una descrizione più ricca e sfaccettata dei diversi personaggi, considerando anche l’epoca in cui si svolge la narrazione. Un’epoca in grado di offrire spunti preziosi per arricchire l’intreccio di un romanzo e trasformarlo in un romanzo storico più strutturato e immersivo.

Il libro di Poppy Kuraki è un romance che strizza l’occhio al genere storico più di quanto lo abbracci pienamente. Sebbene gli elementi storici forniscano un’ambientazione suggestiva e intrigante, l’aspetto romantico rimane il cuore pulsante della narrazione. Purtroppo il finale è piuttosto prevedibile, non c'è una spiegazione logica e rimane forte l’impressione che l’autrice abbia scelto la via più semplice per chiudere la vicenda senza riflettere su un epilogo più ragionato e autentico.

Il romanzo ha però un suo fascino e, grazie al suo ritmo fluido e alla trama accattivante, riesce a intrattenere il lettore, offrendo nell’insieme una storia godibile e ben strutturata. Bellissima ed evocativa la copertina.




giovedì 1 maggio 2025

“Quanti moccoli in paradiso” di Lorenzo Andreaggi

Il titolo, pur evocativo, non fa riferimento alle imprecazioni che potrebbero venire in mente, bensì a una salita dalla storia affascinante.

La celebre Salita dei Moccoli si trova nella zona sud di Firenze, nel quartiere Gavinana. Il percorso prende avvio a metà di Via del Paradiso e si sviluppa fino al Borgo dei Moccoli, lungo Via Benedetto Fortini.

L'origine del nome affonda le radici in un'antica tradizione legata alla processione del Corpus Domini. In occasione di questa celebrazione, lungo i muri di cinta venivano sistemati gusci di chiocciole svuotati, riempiti d’olio e dotati di uno stoppino. Questi piccoli lumi, chiamati “moccoli”, illuminavano il cammino della processione, creando un’atmosfera suggestiva e solenne che avvolgeva la strada e ne conferiva il nome. Un dettaglio storico che rende questo angolo di Firenze ancora più affascinante.

Questa è però solo una delle tante affascinanti storie che Lorenzo Andreaggi racconta nel suo approfondito volume dedicato alla storia del contado fiorentino del Bandino.

Attraverso una ricca narrazione, l'autore porta alla luce un patrimonio fatto di memorie, leggende e testimonianze che tratteggiano la vita e le tradizioni di questo territorio. Il libro è un vero e proprio viaggio nel tempo, in cui prendono forma i racconti legati ai personaggi che hanno animato queste terre, ma anche gli aneddoti familiari che hanno contribuito a tessere la storia quotidiana della comunità.

Un’attenzione particolare è riservata alla suggestiva Grotta del Bandino, un luogo affascinante che racchiude in sé storie e leggende legate al passato e alla cultura locale. 

Il libro di Lorenzo Andreaggi si caratterizza per l'accuratezza della ricerca, la passione per le tradizioni e il desiderio di mantenere viva l'essenza di un territorio che merita di essere valorizzato.

Arricchito da un’accurata selezione di fotografie e dettagliate piante topografiche, il volume offre un quadro visivo che riesce a coinvolgere anche il lettore che non ha familiarità con questo territorio, accompagnandolo alla scoperta del contado fiorentino.

Un lavoro curato nei minimi particolari, capace di trasmettere non solo informazioni storiche, ma anche l’emozione di un luogo intriso di memoria e fascino.