Il
mio incontro con il libro di Anna Maria Bracciante è stato del tutto casuale,
ma si è rivelato una scoperta affascinante, capace di gettare luce su un personaggio poco noto della famiglia Medici:
Ottaviano de’ Medici. Questo volume ci
parla di una figura che ha operato nell'ombra, lasciando però una
significativa eredità culturale.
Ottavio de’ Medici
(1482-1546) apparteneva a un ramo cadetto della dinastia, discendente di
Giovenco di Averardo.
Suo padre, Lorenzo, fu stretto collaboratore di Lorenzo il Magnifico, risiedeva
di fronte alla chiesa di San Marco e nel 1504 si iscrisse all’Arte della Lana. Ottaviano si mantenne distante dalla scena
politica per i primi quarant’anni della sua vita, lasciando spazio ai suoi fratelli e
preferendo dedicarsi agli affari di famiglia, così da avere più tempo libero per coltivare i propri interessi
culturali.
Il
suo legame con i Medici fu saldo e
profondo, intrecciando amicizie con Leone X e Clemente VII. Quest'ultimo lo
scelse per incarichi di fiducia, affidandogli l’amministrazione dei beni
medicei e l’educazione di Alessandro e Ippolito durante il loro soggiorno
fiorentino. Per un breve periodo, fu anche tutore della giovane Caterina de’ Medici,
destinata a diventare regina di Francia.
Pur
nutrendo affetto per Cosimo I de’ Medici, durante il governo di questi, Ottaviano
preferì ritirarsi dalla scena politica a causa della sua diversa concezione del mecenatismo.
Mentre Cosimo considerava l’arte uno strumento di propaganda per rafforzare
l’immagine del principe, Ottaviano ne aveva una visione più vicina a quella di
Lorenzo il Magnifico, ritenendola un mezzo di formazione culturale ed etica. La sua idea di mecenatismo implicava
un’affinità spirituale con gli artisti che sosteneva, un rapporto basato sulla
condivisione di valori e aspirazioni piuttosto che sulla mera commissione di
opere.
Ottaviano
ebbe un ruolo di primaria importanza
nella supervisione amministrativa della Villa di Poggio a Caiano,
dimostrando una notevole capacità organizzativa e gestionale. In particolare,
la sua influenza si rivelò determinante nella selezione di almeno due artisti
di grande rilievo: Andrea del Sarto e il Franciabigio, entrambi fondamentali
nella decorazione e realizzazione delle opere pittoriche della villa.
La sua vicinanza agli
ambienti artistici del tempo lo portò a sviluppare profondi legami con alcune
delle figure più eminenti del Rinascimento fiorentino. Fu non solo amico,
ma anche un fervido sostenitore di Andrea
del Sarto e Lorenzo di Credi, offrendo loro protezione e opportunità per
esprimere pienamente il loro talento. Tuttavia, uno dei rapporti più significativi che intrattenne fu quello con il
giovane Giorgio Vasari, che lo considerava una sorta di mentore e guida
intellettuale. Grazie alla sua influenza e ai suoi consigli, Vasari poté
affinare il proprio percorso artistico e intellettuale, gettando le basi per la
sua carriera di pittore e storico dell’arte.
Il
libro di Anna Maria Bracciante analizza con grande precisione le committenze
artistiche di Ottaviano e il suo rapporto con gli artisti dell’epoca,
dipingendo il ritratto di un uomo
discreto ma influente.
Sebbene le sue tracce
possano sembrare effimere nella grande storia, la sua impronta è rimasta viva
nelle opere che contribuì a far nascere e nei pensieri di coloro che lo amarono
e ne riconobbero la grandezza, da Andrea del Sarto a Pietro Aretino, da
Giorgio Vasari a tanti altri.
Un
libro che riscopre un protagonista dimenticato, ma essenziale, della cultura
rinascimentale.
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