venerdì 17 maggio 2024

“La cripta di Venezia” di Matteo Strukul

L’educanda Marietta scopre nella cripta al di sotto della cappella di San Tommaso il cadavere di una sorella del convento di San Zaccaria.

La donna inginocchiata sull’altare, con le braccia legate dietro la schiena ha la mascella disarticolata; la morte è sopraggiunta per soffocamento dovuto al mattone che le è stato spinto violentemente in bocca.

Un modus operandi tanto raccapricciante non può che richiamare alla memoria gli efferati delitti compiuti da Olaf Teufel tre e sette anni prima.

Considerando poi che la donna assassinata è Polissena Mocenigo, nipote del doge morente, non stupisce che venga nuovamente chiamato ad indagare sull'omicidio l’artista Antonio Canal, detto il Canaletto, coadiuvato ancora una volta dai suoi inseparabili amici Owen McSwiney e Joseph Smith.

Molte cose sono cambiate nella vita di Canaletto nel corso degli ultimi tre anni. Da quando Charlotte, la figlia dell’eroe di Corfù, si è ritirata nel castello avito per espiare le proprie colpe, Canaletto non prova più lo stesso piacere di un tempo per la pittura. Vive richiuso in se stesso, malinconico e senza entusiasmo. Pur attraversando un periodo emotivamente così difficile, il pittore non ha perso il suo alto senso dell’onore e non si tira indietro dinnanzi alla chiamata della Repubblica.

“La cripta di Venezia” ci conduce alla scoperta di una sconosciuta città lagunare sotterranea. Un luogo ricco di fascino e inedito per il lettore che incontra nuovamente quei personaggi che tanto ha amato e apprezzato nei due capitoli precedenti della trilogia.

Come sempre ogni personaggio viene descritto e caratterizzato minuziosamente dall’autore. Un esempio ne è l’educanda Marietta che incontriamo all’inizio del romanzo. Bastano poche righe a Strukul, come veloci pennellate su una tela, per regalarci un ritratto completo di quella ragazzina claudicante di buona famiglia, dall’aspetto semplice e dal carattere mite, segnata a vita dall’intransigenza di un padre violento.

Incontriamo nuovamente tra queste pagine il personaggio luciferino di Orsolya Esterházy, bella e spietata regina dei Morlacchi, i Valacchi Neri, che sente ora approssimarsi la fine dell’attesa; presto potrà finalmente consumare la sua spietata vedetta.

Sulla scena appaiono anche nuovi interessanti personaggi. È il caso, ad esempio, della pittrice Giulia Lama, una donna non convenzionale, che vive fuori da ogni schema e anzi sembra voler infrangere intenzionalmente ogni regola prevista dalle convenzioni sociali. Una donna del genere non può non affascinare Canaletto da sempre attratto da figure femminili dal carattere volitivo, indipendenti e insofferenti alle regole della società benpensante.

Matteo Strukul è un autore che non delude mai: la sua scrittura fluida, la caratterizzazione dei suoi personaggi, la scelta di ambientazioni particolari e ricche di fascino, le trame coinvolgenti catturano il lettore fin dalle prime pagine trascinandolo nella storia e rendendolo partecipe degli eventi narrati.

“La cripta di Venezia” è il capitolo conclusivo di una trilogia, ma nulla vieta di leggerlo anche come romanzo autoconclusivo, per quanto il mio consiglio sia quello di leggere i tre volumi nell’ordine di pubblicazione così da poterne apprezzare meglio il dipanarsi della trama.

Capitolo conclusivo di una trilogia, dicevo, ma non necessariamente l’ultima avventura di Canaletto perché il finale resta quanto mai aperto. 

L’invito al lettore affezionato, dunque, è quello di non disperare perché con ogni probabilità il nostro amato Canaletto tornerà, speriamo presto, a gettarsi nella mischia per risolvere nuovi casi con nostra somma soddisfazione.



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