Il libro è una miscellanea di
brevi saggi su argomenti diversi che hanno come denominatore comune la figura
di Alberto Bruschi alla cui memoria il volume è dedicato.
Invero, non si tratta di
scritti celebrativi né tanto meno di meri racconti aneddotici bensì, piuttosto,
di contributi offerti da studiosi, antiquari e storici dell’arte che ebbero
con Alberto Bruschi rapporti di amicizia, di lavoro e di confronto sulle più svariate
tematiche.
In questi saggi la figura di
Bruschi appare spesso sullo sfondo come un cammeo o talvolta si manifesta nelle
vesti di un deus ex machina che, grazie alle sue molteplici capacità, fornisce
interessanti soluzioni e un valido supporto.
Alberto Bruschi fu, come si comprende
già leggendo il significativo profilo biografico all’inizio del volume, un
uomo colto, brillante e appassionato. I suoi interessi spaziarono dall’arte
antica a quella moderna, dalla storia all’archeologia.
Uomo dalla personalità estremamente
versatile, difficile, se non impossibile darne un’univoca definizione. Fu antiquario,
storico, romanziere, saggista, archeologo, collezionista, letterato, promotore
di iniziative culturali.
Non fu mai
avaro delle proprie competenze. Mai lesinò il proprio sostegno a coloro che
si rivolsero a lui per un consiglio o un aiuto.
Di questa sua disponibilità
al servizio dell’arte e della conoscenza il libro riporta infiniti esempi. A
voler citarne uno in particolare si potrebbe ricordare quella volta in cui non
riuscì ad intercettare prima dell’amico Giuseppe De Juliis un ritratto di Gian
Gastone de’ Medici in un catalogo di vendita, eppure, nonostante la delusione cocente
che dovette provare in quel momento, non ci pensò un attimo a fornire all’amico
tutto il supporto necessario.
Nel volume si spazia dalla
pittura lucchese alla porcellana di Doccia sino ai disegni di Lorenzo Gelati. Ognuno, leggendo questo libro, potrà scoprire quella particolarità di Alberto Bruschi a
lui più affine, più vicina al suo modo di sentire.
Ho conosciuto la figura di Alberto
Bruschi grazie ai suoi libri dalla prosa raffinata, elegante, intrisa di
ironia, ma sempre misurata. Una prosa che è ricerca di bellezza, dove ogni
parola e ogni virgola sono studiate, riviste, pensate e soppesate, ma la
perfezione raggiunta non è mai artifizio quanto piuttosto poesia in prosa.
Alberto Bruschi fu un appassionato
di storia medicea, in particolare modo di quella degli ultimi Medici; a lui si deve infatti
la valorizzazione della figura di Anna Maria Luisa Elettrice Palatina. Da
ricordare inoltre il suo impegno per riabilitare la figura dell’ultimo
Granduca Medici a cui fu particolarmente affezionato.
Proprio la passione che egli
ebbe per la storia e gli esponenti della dinastia medicea lo spinsero a
dedicare la propria vita alla ricerca di ogni sorta di cimelio, dipinto e oggetto
che li riguardasse o fosse loro appartenuto. Molti sono i saggi di questo
volume la cui lettura mi ha oltremodo appassionato, ma quelli che più mi hanno
coinvolta riguardano senza dubbio questa ricerca che a volte assume quasi l’aspetto
di una caccia al tesoro.
L’estate scorsa ho avuto la
fortuna di poter vedere da vicino alcune di questi reperti ed opere d’arte grazie
all’amicizia di Candida Bruschi che non ringrazierò mai abbastanza per avermi
aperto le porte della sua casa per rendermi partecipe di tanta bellezza e
conoscenza. Leggere di quelle opere oggi mi ha fatto rivivere tutte le emozioni
provate allora. Emozioni che si riaffacciano ogni qualvolta riprendo in mano
gli scritti del suo babbo per rileggere quelle parole che solo lui
sapeva, con tanta grazia, dedicare a un principe tanto illuminato e colto quanto
sfortunato e triste quale fu Gian Gastone de’ Medici.
Numerosi sono gli scritti di
cui vorrei parlarvi tra cui quello dedicato alla casa-torre ovvero la Torre Lanfredini
in Oltrarno che, come scrive Elena Capretti, Alberto Bruschi elesse a suo “studio,
rifugio, giaciglio e pensatoio”, ma un solo post non basterebbe.
Almeno un breve accenno è però
doveroso farlo al saggio di Cristina Acidini sull’apertura di un museo
dedicato a Caterina de’ Medici nella Villa medicea di Cafaggiolo. Il museo,
per l'allestimento del quale Cristina Acidini si era confrontata proprio con
Alberto Bruschi, che all’epoca stava collaborando all'apertura del nascente Museo de
Medici a Firenze, per ora, complici anche le procedure progettuali e la pandemia, è rimasto purtroppo solo un proposito di costruendo museo che si
spera un giorno possa davvero vedere la luce.
Credo sinceramente che Alberto
Bruschi, per quanto io possa averlo conosciuto solo attraverso i suoi scritti e
i racconti della sua famiglia, sarebbe stato davvero lieto di questo volume pensato
e scritto in sua memoria. Trovo infatti che i saggi qui raccolti, senza alcuna
piaggeria, incarnino perfettamente quello spirito eclettico, quella sete di
conoscenza e quella raffinata sensibilità artistica che contraddistinsero colui
a cui sono dedicati.
Vi saluto con alcune parole
che Alberto Bruschi dedicò proprio a Gian Gastone de’ Medici, quel granduca che tanto
amò, ma al quale con la sua penna leggera non fece mai sconti:
Nel rosolio che beveva in
quantità durante questi intrattenimenti, cercava di affogare infiniti ricordi
non facili da rimuovere. Le sue baldorie sono la manifestazione dell’inesprimibile
tristezza dell’allegria. Egli è tutto e il contrario di tutto, il suo caleidoscopico
comportamento sembra un cumulo di ossimori.
Cara Elisa, grazie a te per l'affetto che hai per la mia Firenze, la sua storia e la sua arte. Non sei forse nata qui ma sei più fiorentina tu, nell'animo, di tanti miei concittadini. Grazie a te per la stima che mostri per mio babbo dal quale, posso garantirti, ne avresti ricevuta altrettanta. Grazie 🥰
RispondiEliminaGrazie per le tue belle parole e per esserci sempre. Lo sai, avrò sempre il rimpianto di non aver fatto in tempo a conoscerlo. Per fortuna però ci sei tu a raccontarmi tanti preziosi aneddoti su di lui.
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