Alla
morte del mathematicus imperiale
Tycho Brahe, il suo assistente Keplero riceve in eredità il suo bastone. Il bastone di Euclide ha una particolarità
ovvero quella di poter celare al suo interno alcune pagine. In questo modo Keplero riuscirà a trafugare
gli studi di Tycho dai quali gli eredi, in particolare il genero
Tengnagel, stanno cercando di ricavare economicamente quanto più possibile
incuranti del loro valore scientifico.
Il rapporto tra il vecchio mathematicus e il suo assistente era sempre stato piuttosto
conflittuale: Tycho, geloso delle sue
scoperte, non era mai stato incline alla condivisione e aveva mantenuto sempre
un certo distacco verso Keplero che, al contrario, era fermamente convinto che
il cielo fosse di tutti.
Molto
diverso sarà quindi il rapporto che Johannes Keplero,
subentrato a corte come nuovo mathematicus
imperiale, terrà con i propri assistenti. Convinto da sempre che gli studi e il progresso scientifico siano
le uniche vere priorità, non sarà semplice per lui conformarsi ad un ambiente come
quello accademico caratterizzato da tanta competitività.
Invero, anche Keplero ha i suoi difetti tra cui una certa tendenza a divagare e a fare
dell’ironia nei momenti meno opportuni, ma al contrario della maggior parte dei
suoi colleghi non si attribuirebbe mai il merito di una scoperta altrui.
Keplero inoltre avverte forte il bisogno di essere compreso e accettato dagli
altri e questa sua debolezza purtroppo a volte sarà per lui fonte di
incomprensione anche con alcuni colleghi.
È il caso
di Galileo Galilei. Il toscano ha un
carattere completamente diverso da quello di Keplero; burbero, energico e
sbrigativo, Galilei non è certo capace di suscitare simpatia. A suo favore
bisogna dire che l’ambiente accademico
italiano è oltremodo competitivo e inoltre a lui non è concessa la libertà di cui godono alcuni suoi colleghi come
lo stesso Keplero. Galilei è costantemente controllato e basterebbe davvero
poco perché si ritrovasse condannato al rogo come accaduto a Giordano Bruno.
Keplero nutre una stima profonda per l’orgoglioso Galilei
e soffre tremendamente per la freddezza che questi sembra dimostrargli; un giorno però tanta ammirazione verrà ripagata con un
dono inaspettato proprio da parte di Galilei, il
quale non riuscirà invece ad eludere per sempre, nonostante la protezione dei
Medici, il tribunale della Santa Inquisizione.
“L’occhio
di Galileo” fa parte di una serie di biografie che Jean-Pierre Luminet ha dedicato ai Costruttori del cielo. Sotto forma
di romanzo Luminet ci illustra non solo studi e teorie, ma ci conduce alla scoperta anche degli uomini
e dei tempi che concorsero a produrre tali invenzioni e scoperte scientifiche.
Spesso quando guardiamo a queste scoperte dimentichiamo che vennero fatte da persone che, come ognuno di noi, avevano i loro caratteri, i loro timori, le loro ansie, le loro gelosie e
i loro affetti. L’epoca in cui vissero Keplero, Galilei e tutti gli altri
numerosi scienziati, filosofi, matematici che in questo romanzo vengono
menzionati e che sono essi stessi personaggi vissero in un periodo
pericoloso e turbolento contrassegnato da continue guerre dinastiche, lotte di
potere e guerre di religione.
“L’occhio
di Galileo” è un libro semplice? No, non lo è. Non potrebbe esserlo anche
volendo sia per la complessità del periodo storico sia perché gli argomenti trattati che sono soggetti a una grande interdisciplinarità. Non dobbiamo scordare, infatti, che a quei tempi non esisteva come esiste oggi una netta distinzione tra le varie discipline:
meccanica, ottica, fisica, matematica. filosofia, astrologia, astronomia,
teologia e non le ho neppure citate tutte!
“L’occhio
di Galileo” è un libro interessante? Decisamente sì, è un romanzo coinvolgente e dalla trama affascinante come affascinanti sono i suoi
protagonisti.
Due
parole vanno spese su Sir John Askew, ufficialmente
diplomatico a servizio della corona inglese, in verità spia e scienziato dilettante, personaggio di pura fantasia ispirato però a personaggi realmente
esistiti. Il personaggio di Sir Askew è una scelta davvero indovinata da
parte dell’autore per legare insieme le varie vicende, fare interagire i vari
personaggi e potersi muovere liberamente sul complicato scacchiere politico
dell’epoca che vide coinvolte numerose
corti europee tra cui quella medicea del Granducato di Toscana che tanta parte
ebbe nelle vicende di Galileo Galilei anche dopo la sua morte.
Una lettura senza dubbio impegnativa, ma anche in grado di appassionare alla storia dell’astronomia, e non solo, anche il lettore più esigente.
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