lunedì 20 giugno 2022

“L’occhio di Galileo” di Jean-Pierre Luminet

Alla morte del mathematicus imperiale Tycho Brahe, il suo assistente Keplero riceve in eredità il suo bastone. Il bastone di Euclide ha una particolarità ovvero quella di poter celare al suo interno alcune pagine. In questo modo Keplero riuscirà a trafugare gli studi di Tycho dai quali gli eredi, in particolare il genero Tengnagel, stanno cercando di ricavare economicamente quanto più possibile incuranti del loro valore scientifico.

Il rapporto tra il vecchio mathematicus e il suo assistente era sempre stato piuttosto conflittuale: Tycho, geloso delle sue scoperte, non era mai stato incline alla condivisione e aveva mantenuto sempre un certo distacco verso Keplero che, al contrario, era fermamente convinto che il cielo fosse di tutti.

Molto diverso sarà quindi il rapporto che Johannes Keplero, subentrato a corte come nuovo mathematicus imperiale, terrà con i propri assistenti. Convinto da sempre che gli studi e il progresso scientifico siano le uniche vere priorità, non sarà semplice per lui conformarsi ad un ambiente come quello accademico caratterizzato da tanta competitività.

Invero, anche Keplero ha i suoi difetti tra cui una certa tendenza a divagare e a fare dell’ironia nei momenti meno opportuni, ma al contrario della maggior parte dei suoi colleghi non si attribuirebbe mai il merito di una scoperta altrui. Keplero inoltre avverte forte il bisogno di essere compreso e accettato dagli altri e questa sua debolezza purtroppo a volte sarà per lui fonte di incomprensione anche con alcuni colleghi.

È il caso di Galileo Galilei. Il toscano ha un carattere completamente diverso da quello di Keplero; burbero, energico e sbrigativo, Galilei non è certo capace di suscitare simpatia. A suo favore bisogna dire che l’ambiente accademico italiano è oltremodo competitivo e inoltre a lui non è concessa la libertà di cui godono alcuni suoi colleghi come lo stesso Keplero. Galilei è costantemente controllato e basterebbe davvero poco perché si ritrovasse condannato al rogo come accaduto a Giordano Bruno.

Keplero nutre una stima profonda per l’orgoglioso Galilei e soffre tremendamente per la freddezza che questi sembra dimostrargli; un giorno però tanta ammirazione verrà ripagata con un dono inaspettato proprio da parte di Galilei, il quale non riuscirà invece ad eludere per sempre, nonostante la protezione dei Medici, il tribunale della Santa Inquisizione.

“L’occhio di Galileo” fa parte di una serie di biografie che Jean-Pierre Luminet ha dedicato ai Costruttori del cielo. Sotto forma di romanzo Luminet ci illustra non solo studi e teorie, ma ci conduce alla scoperta anche degli uomini e dei tempi che concorsero a produrre tali invenzioni e scoperte scientifiche.

Spesso quando guardiamo a queste scoperte dimentichiamo che vennero fatte da persone che, come ognuno di noi, avevano i loro caratteri, i loro timori, le loro ansie, le loro gelosie e i loro affetti. L’epoca in cui vissero Keplero, Galilei e tutti gli altri numerosi scienziati, filosofi, matematici che in questo romanzo vengono menzionati e che sono essi stessi personaggi vissero in un periodo pericoloso e turbolento contrassegnato da continue guerre dinastiche, lotte di potere e guerre di religione.

“L’occhio di Galileo” è un libro semplice? No, non lo è. Non potrebbe esserlo anche volendo sia per la complessità del periodo storico sia perché gli argomenti trattati che sono soggetti a una grande interdisciplinarità. Non dobbiamo scordare, infatti, che a quei tempi non esisteva come esiste oggi una netta distinzione tra le varie discipline: meccanica, ottica, fisica, matematica. filosofia, astrologia, astronomia, teologia e non le ho neppure citate tutte!

“L’occhio di Galileo” è un libro interessante? Decisamente sì, è un romanzo coinvolgente e dalla trama affascinante come affascinanti sono i suoi protagonisti.

Due parole vanno spese su Sir John Askew, ufficialmente diplomatico a servizio della corona inglese, in verità spia e scienziato dilettante, personaggio di pura fantasia ispirato però a personaggi realmente esistiti. Il personaggio di Sir Askew è una scelta davvero indovinata da parte dell’autore per legare insieme le varie vicende, fare interagire i vari personaggi e potersi muovere liberamente sul complicato scacchiere politico dell’epoca che vide coinvolte numerose corti europee tra cui quella medicea del Granducato di Toscana che tanta parte ebbe nelle vicende di Galileo Galilei anche dopo la sua morte.

Una lettura senza dubbio impegnativa, ma anche in grado di appassionare alla storia dell’astronomia, e non solo, anche il lettore più esigente.

 

 


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