Venezia, 1688. Giambattista Vivaldi per mantenere la sua numerosa famiglia si è adattato a fare il barbiere, ma non perde occasione per dedicare ogni momento libero al suo amato violino.
Proprio con il violino è solito intrattenere anche i suoi bambini tra questi il piccolo Antonio che fin dalla nascita ha manifestato gravi problemi di salute.
Toni, il cui cuore corre troppo veloce e a cui spesso manca
il respiro, un giorno si ritrova il
violino del padre tra le mani e, senza avere mai prima d’allora studiato musica,
improvvisa una melodia che stupisce tutti i presenti. Sarà l’inizio di una
passione che non lo abbandonerà più per tutta la vita neppure quando per voler dei suoi genitori sarà spinto a
prendere i voti.
Antonio Vivaldi, conosciuto da tutti come il Prete Rosso per la sua ribelle chioma
rossa come il fuoco, raggiungerà la fama e il successo, presenterà le sue
opere in tutti i più celebri teatri e porterà la propria musica in tutte le più
grandi Corti, farà conoscenza di nobili, re e principi, sarà ammirato e invidiato.
Vivaldi sarà anche fonte di pettegolezzi
a causa dell’unica donna della sua vita Anna Girò, prima sua allieva e poi sua
cantante e musa, fino a quando terminerà i suoi giorni dimenticato da tutti in
un freddo inverno viennese.
Della vita di Antonio Vivaldi si conosce poco o nulla
per cui il libro di Emanuela Fontana, seppur
ben documentato e frutto di un lungo lavoro di ricerca, è una storia fortemente
romanzata a causa delle fonti lacunose.
Molti personaggi sono frutto di fantasia dell’autrice
come il dottor Gavioli e la sua famiglia, i comprovati rapporti con i nobili
Marcello sono stati rimaneggiati per meglio adattarsi alla narrazione e per quanto
riguarda l’amore tra Antonio Vivaldi e Anna
Girò non esiste alcuna fonte che ne possa confermare la veridicità sebbene
all’epoca le voci e i pettegolezzi fossero stati molto insistenti al riguardo.
Il romanzo si svolge su più piani spazio-temporali. Ai capitoli nei quali viene narrata la
vita di Vivaldi a partire da quando era un gracile bimbo di dieci anni fino
alla conquista della fama, si alternano i capitoli che lo vedono, anziano e
caduto in disgrazia, aggirarsi per le fredde strade di Vienna mentre la sua amata
Anna, ignara dello stato di salute in cui lui versa si interroga, sul loro indissolubile legame.
Il ritmo del
racconto sembra quasi seguire i tempi propri della musica, così da lento il ritmo narrativo accelera
improvvisamente facendosi veloce per poi rallentare nuovamente e così via in un
continuo crescendo e diminuendo.
Non sono quindi tanto i cambi spazio-temporali del
racconto quanto piuttosto proprio questa continua variazione di cadenza che,
per quanto di estrema efficacia narrativa, risulta talvolta un po’ impegnativa
per il lettore che deve adattarsi al continuo alternarsi del ritmo.
Il Vivaldi di Emanuela Fontana è un genio del suo
tempo, un uomo assetato di fama e denaro, ma allo stesso tempo generoso con i meno
fortunati ai quali è sempre pronto a donare; un uomo ossessionato dal desiderio di compiacere il pubblico,
perfezionista e accentratore tanto che delle sue opere egli vuole occuparsi
in prima persona di ogni aspetto facendosi persino impresario.
Vivaldi è tormentato
dalla fuggevolezza dello scorrere del tempo, è uomo legato agli affetti famigliari,
ma allo stesso tempo se ne sente talvolta schiacciato, soffre ogni tipo di costrizione
e per questo rifugge dalle accademie. È un uomo
dalle mille contraddizioni, in perenne movimento.
“Il respiro degli angeli” è una storia struggente che appassiona e incanta per la sua intensità; un
racconto carico di pathos e di liricità.
L’interesse dell’autrice non è rivolto solo al Vivaldi
artista, ma anche incentrato sul desiderio di comprendere quale uomo si celasse
dietro alla sua leggenda.
“Il respiro degli angeli” è però anche un viaggio
attraverso la musica di Antonio Vivaldi, un invito ad approfondire la sua vasta
produzione della quale troppo spesso si conoscono solo i concerti più famosi.
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