Qualche tempo fa vi avevo parlato di
un saggio di Alberto Bruschi dal titolo “Giuliano Dami. Aiutante di Camera del Granduca Gian Gastone de’ Medici”. Quasi per caso, nei giorni scorsi, mi sono
imbattuta in questo libro dedicato alla trascrizione
di un manoscritto che, come viene riportato nell’introduzione ad opera
dello stesso Bruschi, è una delle ultime acquisizioni della Biblioteca Moreniana (numero progressivo
d’ingresso 22227) o almeno lo era diciamo nel 1996 visto che questo volume è stato
pubblicato nel febbraio del 1997.
Nelle pagine introduttive Alberto Bruschi ci ragguaglia su quanto
questo fortunato ritrovamento, avvenuto poco prima di dare alle stampe il suo
libro sul Dami, abbia fornito interessanti informazioni a completamento del
materiale da lui già raccolto.
In questa notevole seppur breve
introduzione Bruschi ci erudisce su
quella che risultava essere una vera e propria macchina funebre, tanto da
essere definita proprio castrum dolori, accenna alla sua storia e spiega quali apparati scenici venissero
approntati e con quali tempistiche avvenissero le celebrazioni. In particolare,
per quanto ci riguarda, la morte di Gian Gastone avvenne il 9 luglio del 1737
mentre le esequie furono celebrate il 9 ottobre dello stesso anno.
La datazione del manoscritto dovrebbe quindi essere compresa tra la data delle esequie e la data di composizione del più famoso
Manoscritto Moreniano n. 352 da alcuni attribuito a Luca Ombrosi e da altri
a Luigi Gualtieri, datato 1741.
Le traduzioni dal latino sono opera di
Gino Corti con il contributo di Candida Bruschi, Wanda e Cecilia Filippini, la
trascrizione di Anita Valentini e le note sono state curate da Alberto Bruschi.
Il
manoscritto non recava alcuna intestazione indice questo che molto probabilmente si trattava di appunti personali
e non di un’opera che il suo autore
intendeva rendere pubblica. Il titolo indicato quindi dai curatori della
trascrizione è stato scelto tenendo conto del carattere vivace e ironico con cui l’autore ha composto i versi.
Nella prima parte del manoscritto
troviamo sette iscrizioni in latino (Gian
Gastone era il VII Granduca di Toscana), forse neppure opera dello scrittore,
ma piuttosto una semplice trascrizione di quella sorta di iscrizioni lapidee
che facevano parte del summenzionato apparato funebre. Da queste iscrizioni si
evince che l’autore era legato agli
Scolopi, legame confermato anche dal motteggio nei confronti dei rivali
Gesuiti quando nell’ultimo componimento del manoscritto si finge essere uno di
loro nelle vesti di confessore degli scellerati.
Le iscrizioni fanno riferimento alle virtù legate al defunto (costanza,
generosità, giustizia, clemenza, sapienza, prudenza) ovviamente si tratta di
iscrizioni commemorative e tali doti non potevano appartenere in sommo grado al defunto Granduca come la storiografia, fin troppo inclemente con Gian Gastone, ci ha tramandato.
Da questi scritti però si evince il
desiderio dell’autore di lodare oltremodo
il Granduca con l’intento di mettere tanto più in cattiva luce Giuliano Dami e
i suoi collaboratori contro i quali colui che scrive sembra avere un forte
risentimento.
Non per questo tutto ciò che viene
scritto su Gian Gastone può però essere liquidato come una mera forma di
celebrazione priva di fondamento. È infatti indubbio che l’ultimo Granduca fosse stato un sovrano clemente tanto da essere contrario
alla pena di morte, attento a non gravare di troppe tasse la popolazione,
concentrato a tenere i conflitti al di fuori dei confini del Granducato in un
tempo dove le guerre imperversavano in tutta Europa, un sovrano illuminato e
colto ma anche solo, ingenuo e troppo poco diffidente.
I nomi dei degli scellerati che ricorrono in queste pagine sono oltre a quello del
famigerato Giuliano Dami, quelli del
Dolci, di un certo Fumanti (di non facile identificazione) e dello speziale
Branchi.
Proprio su quest’ultimo il nostro
anonimo autore pone l’accento come colui che avrebbe somministrato il veleno al Granduca, insomma questi
personaggi avrebbero congiurato per assassinare
Gian Gastone.
Una
nuova ipotesi originale e terribile emerge quindi da questo manoscritto che per
quanto sorprendete potrebbe essere interessante approfondire.
Queste ricerche mi stanno coinvolgendo
parecchio anche se per me, almeno per ora, si tratta solo di spulciare nelle
librerie e sul web. Chissà quanto materiale giace ancora sepolto negli archivi utile
ad indagini come questa o che ci potrebbe porre tanti altri inattesi interrogativi.
Elisa, so che questo non è il tuo lavoro e sei impegnatissima, ma se trovassi il tempo, dovresti dedicare una pagina in testa alla tua Biblioteca Medicea. In questo modo, cliccando, i lettori avrebbero l'elenco di tutti i tuoi post dedicati alla letteratura medicea.
RispondiEliminaQuesta è proprio una pubblicazione per appassionati e addetti ai lavori.
Grazie, per me è un grande complimento.
EliminaConfesso aver anche pensato di aprire un nuovo blog, ma a parte il tempo che è purtroppo limitato, non saprei neppure come strutturare la cosa.
La pagina sarebbe decisamente più pratica, ma in realtà i post sono già rintracciabili attraverso il tag - I Medici -
Sarei indecisa anche se lasciare solo saggi o comprendere anche i romanzi ed eventualmente i luoghi. Non è che abbia poi tutto questo materiale...
Se hai suggerimenti, sono ben accetti.
Elisa, l'idea di raggruppare sia libri che luoghi la trovo decisamente azzeccata.
EliminaPotresti separare la saggistica dalla narrativa, poi ordinare in ordine alfabetico per autore.
So che hai il tag "I Medici", ma potrebbe essere interessante avere una Pagina con titoli e link o luoghi e link. Rappresenterebbe un altro punto d'accesso.
Naturalmente si tratta di semplici idee in libertà...
Tutti suggerimenti splendidi, peccato solo che io sia proprio limitata a livello informatico. Però voglio provare quindi magari un passo per volta vedo cosa riesco a combinare. Spero solo di non fare disastri.
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