Parigi 1868, Berthe Morisot posa per Édouard Manet, l’artista più discusso e affascinante del momento .
Sono gli anni in cui la
modernità entra prepotentemente nei caffè e nei salotti parigini, sono gli anni
della prima corsa ciclistica nel parco di Saint-Cloud e del brevetto per la
fotografia a colori di Ducos du Hauron.
Sulla scia di questo fermento socioculturale un gruppo di
pittori lancia una sfida al conservatorismo delle accademie. I loro nomi sono Renoir,
Degas, Monet, Manet, Cézanne solo per citare i più famosi; passeranno
alla storia con il nome di Impressionisti.
Berthe Morisot, terzogenita di un funzionario della Corte
dei conti, desidera fare della pittura la sua professione; traguardo quasi impossibile
in un mondo dove l’arte è esclusivo appannaggio maschile.
Nulla riesce però a distrarre Berthe dalle sue tele e dai suoi pennelli eccetto il misterioso e seducente Édouard Manet.
Bijou, come viene
chiamata in famiglia, non esita ad accantonare i suoi strumenti per posare per il pittore che ha
conquistato la sua anima e il suo cuore fin dal loro primo incontro. Tutto accade
sotto lo sguardo vigile e attento della madre di lei Marie-Cornélie che
disapprova questa infatuazione della figlia e la vorrebbe quanto prima accasata
come si converrebbe ad una donna del suo ceto.
Adriana Assini è
maestra assoluta nel saper ricreare le
atmosfere dei periodi storici nei quali si muovono i suoi personaggi; i
suoi sono romanzi corali e questo lo è forse anche più degli altri. Ad
affiancare la protagonista Berthe Morisot non c’è solo Manet ma tutti coloro
che fecero parte del loro circolo; una confraternita che non si componeva di soli
pittori ma anche di scrittori del calibro di Émile Zola o di poeti quali Stéphane
Mallarmé.
Adriana Assini ci
presenta Berthe Morisot come una donna
forte e volitiva che non arretra di fronte a nulla pur di ottenere quei
riconoscimenti che sa di meritare e che vuole ottenere senza dover rinunciare al
suo essere donna. La Morisot, infatti, non acconsentì mai a cambiare il proprio
nome con un nome maschile né ad abbigliarsi con abiti da uomo per ottenere
quanto le spettava di diritto per i suoi meriti.
Pagina dopo pagina
prende vita davanti ai nostri occhi una
galleria di personaggi vividi e reali con le loro manie e le loro peculiarità
caratteriali: la passione di Manet per gli abiti sartoriali di alta moda, i
modi scostanti di Degas, la meticolosità di Monet e così via.
La vita artistica, e
non solo, di Berthe Morisot fu
profondamente segnata dal suo rapporto con il carismatico Édouard Manet,
uomo sposato e seduttore impenitente.
Fu infatti un amore
totalizzante e platonico quello che legò la Morisot al pittore anche dopo la
morte di questi. Se Manet fu per lei amico e maestro, lei per lui fu la sua musa nonché l’unica donna in grado di
comprenderlo davvero e sapergli tenere testa, lei così selvaggia eppure allo
stesso tempo così per bene.
Berthe Morisot era una
perfezionista, mai veramente soddisfatta dei risultati raggiunti anche nella vita privata. Eppure, dalle sue opere traspariva tutt’altro. Le sue tele erano luminose
ed eternavano a volte scene di intimità familiare; esprimevano quella luce e quella pace interiore alle quali la pittrice
tanto aveva aspirato, ma che mai riuscì davvero a raggiungere.
Al termine del romanzo,
però, il lettore non può che immaginarla in pace accanto al suo Édouard,
finalmente insieme e uniti per l’eternità.
Adriana Assini è
riuscita a rendere in modo eccellente le
luci e gli abissi, per citare il titolo stesso del romanzo, propri
dell’animo di quell'affascinante artista tanto caparbia e umbratile da essere, a
torto, spesso accusata di freddezza e anaffettività.
Un viaggio malinconico e inquieto attraverso i sentimenti e
le profondità dell’animo umano quello in cui ci conduce Adriana Assini in
questo suo ultimo romanzo, ricco di
citazioni che spaziano dal pensiero di Eraclito ai versi di Shakespeare; un
viaggio rischiarato però dai vivaci colori dei lussureggianti giardini, dalle
sfumature azzurre dell’oceano e dagli infiniti tentativi di Monet di riuscire a
fermare sulla tela i riverberi della luce.
Credo che “Berthe
Morisot. Le luci, gli abissi” possa essere insieme ad “Agnese, una Visconti”, uno dei romanzi ad oggi più riusciti dell’autrice.
Già dalle prime righe di questo post, ancora prima che nominassi l'autore, mi hai fatto venire voglia di leggere L'artista di Zola, che ho in Italia e a cui mi è capitato di pensare spesso nelle ultime settimane. Quando potrò tornare in Italia...
RispondiEliminaQuanto al brevetto per la fotografia, pensavo che in Francia lo avesse conquistato Daguerre, sempre che si voglia considerare fotografia il dagherrotipo. Ammetto, tuttavia, di avere vaghi ricordi. Non conoscevo il nome di Ducos du Hauron.
Non l'ho mai letto, ma credo potrebbe piacermi. Aspetto la tua recensione.
EliminaHai ragione sul brevetto per la fotografia! Mi ero dimenticata di specificare "a colori", ho aggiornato il post. Grazie 😊