domenica 13 dicembre 2020

“Il viaggio dolce” di Marina Plasmati

Aprile 1836, una carrozza si ferma davanti a villa Ferrigni.

La villa, posta su una collinetta a metà strada tra Torre del Greco e Torre Annunziata, è una costruzione seicentesca ad un solo piano, in stile pompeiano.

Ad accogliere i visitatori sul portico ci sono il fattore Giuseppe e la moglie Angiola Rosa. Ma chi sono gli occupanti della carrozza che sono giunti alle pendici del Vesuvio per beneficiare del suo salubre clima?

Si tratta del cognato del proprietario, il signor cognato, la sorella di questi, la cognata più giovane, ossia la signorina Paolina e infine lui, l’ospite di riguardo.

L’ospite appare immediatamente come una persona malata che ha bisogno di aiuto anche per scendere dalla carrozza, aiuto che l’amico, il signor cognato, si appresta a fornirgli premurosamente.

Fin da subito si intuisce che l’ospite è una persona gentile e schiva, attenta a non dare fastidio al prossimo così come a riceverne a sua volta il meno possibile.

Pagina dopo pagina si conoscerà sempre meglio la personalità di quest’uomo dall’ingegno straordinario condannato a vivere in un corpo malato e deforme, quasi che la potenza della sua mente avesse assorbito come un vampiro famelico tutto il resto delle sue energie vitali.

L’ospite di riguardo non è una persona priva di difetti, goloso di dolci, a volte capriccioso e indubbiamente eccentrico, sa però come farsi amare per la sua dolcezza e per la sua grande capacità di ascoltare.

Le persone più umili restano affascinate dai suoi modi gentili e ne sono conquistate perché lui non è un “signore” come tutti gli altri; lui, al contrario degli altri, ama ascoltare le loro storie semplici e i loro racconti di vita contadina.

Il fattore Giuseppe e il figlio maggiore di questi, Cosimo, trascorrono molto tempo in compagnia dell’ospite tanto da provocare quasi la gelosia del signor cognato nel vedere l’amico così coinvolto nelle conversazioni con qualcun altro che non sia lui e per giunta di così bassa estrazione sociale.

Come avrete già capito l’ospite di riguardo, benché nel libro non venga mai fatto il suo nome, altri non è che il poeta Giacomo Leopardi e il cognato del padrone della villa è il suo amico Antonio Ranieri.

Il romanzo racconta di quei giorni che, dall’aprile al luglio del 1836, Giacomo Leopardi trascorse a villa Ferrigni in compagnia dell’amico fraterno.

Ne “Il viaggio dolce” Marina Plasmati cerca di immaginare come il poeta avesse passato quelle sue giornate vesuviane.

Ci racconta di un Leopardi che trascorreva ore dalla finestra della sua camera ad osservare la vita degli altri scorrere là fuori, come era solito fare dalla finestra della biblioteca della casa paterna a Recanati, a visitare gli scavi di Pompei e, quando la salute malferma glielo permetteva, anche a fare escursioni a dorso di mulo lungo le pendici del vulcano.

Traendo ispirazione da uno dei Canti che il poeta scrisse proprio in quei giorni, “La ginestra o il fiore del deserto”, il romanzo Marina Plasmati narra una storia forse non completamente reale, ma senza dubbio alquanto verosimile.

I dialoghi stessi che si svolgono tra Giuseppe, Cosimo e l’ospite di riguardo prendono spunto proprio dal Canto leopardiano; ne sono un esempio Giuseppe che parla al poeta del pozzo dove il ribollire dell’acqua è segnale dell’avvicinarsi della lava, Cosimo che gli racconta dei fiori della ginestra durante la loro prima escursione e la stessa descrizione degli scavi di Pompei.

Marina Plasmati resta sempre fedele nel suo racconto al pensiero leopardiano, non tradisce mai la sua poetica; quello che incontriamo nelle pagine del romanzo è proprio il Giacomo Leopardi degli ultimi anni, il poeta polemico nei confronti della poesia idealistica romantica, l’uomo che ormai non teme più la morte e che sa di non avere più dalla sua parte l’entusiasmo, l’ardore e la forza che contraddistinguono invece la gioventù.

Nonostante la disillusione però Leopardi crede ancora nel valore della poesia che, tenace come la ginestra che resiste nel deserto, è un miracolo in mezzo allo squallore dell’esistenza umana; la poesia incarna per lui quel desiderio di vita che, seppur destinato a rimanere inappagato, resiste perché inestirpabile.

“Il viaggio dolce” è un racconto che sa toccare il cuore del lettore, un racconto commovente e profondo le cui pagine spesso sono vera poesia in prosa.

Delicato e intenso, il libro di Marina Plasmati è un romanzo in grado di emozionare tutti, non solo gli appassionati della poesia leopardiana, talmente coinvolgente da provare spesso lo strano desiderio di leggerlo ad alta voce.

“Il viaggio dolce” è uno di quei libri che se siete soliti sottolineare i passi più significati o che più vi commuovono, vi ritroverete presto con pochissime righe intonse.

Nel consigliarvene quindi la lettura, vi saluto con le bellissime parole con le quali Cosimo, il figlio del fattore, descrive uno dei poeti da me più amati:

Non lo capiva, era vero, ma lo sentiva, però, che quel signore non era un signore come gli altri, un padrone come gli altri: e non solo perché era tanto gentile, come diceva suo padre, o tanto malato. Il suo sguardo, per esempio, non era uno sguardo qualunque, era come se avesse il mondo dentro il cuore, non davanti agli occhi, come se le cose, anche le più piccole, le più insignificanti, prendessero posto dentro di lui e ci rimanessero.



 

2 commenti:

  1. Non confessò, per caso, Leopardi che durante la presenza in Campania era riuscito a vivere giorni di serenità?

    In ogni caso, anche io apprezzo molto Leopardi come poeta, anche se la sua produzione di stampo classico mi tocca meno di quella più tarda.

    Un libro del genere non potevi che essere tu a scovarlo.

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    1. Furono giorni tranquilli nei quali poté godere del clima salutare e delle cure di un amico affezionato.

      E' un libro molto particolare, colpisce la grazia e la delicatezza con le quali è stato scritto.

      Quest'anno mi sono sforzata di uscire un po' dalle mie zone di comfort nelle letture, forse anche per evadere dalla forzata routine della vita di tutti i giorni.
      Ho scovato però cose particolari che mi hanno regalato delle belle soddisfazioni.
      Diciamo che almeno in fatto di libri il 2020 si è rivelato un anno postivo.

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