Ma chi era Miyamoto
Musashi? E quando è stato scritto questo libro?
Miyamoto Musashi, il cui vero nome era
Bennosuke, nacque a Miyamoto nel 1584 e fu il più grande uomo di spada
della storia dei samurai. In più di trent’anni di attività affrontò ben
sessanta combattimenti e non fu mai sconfitto; il suo primo incontro avvenne
quando, appena tredicenne, combatté e vinse contro il famoso spadaccino Arima
Kihei.
La sua fu un’esistenza
molto movimentata durante la quale condusse una vita raminga e solitaria, per
un certo periodo fu anche un ronin ovvero
un samurai senza padrone, un outsider diremmo oggi, ma in seguito ottenne anche
incarichi prestigiosi come quello di alto consigliere e maestro di strategia
del signore Hosokawa e, infine, fondò un suo proprio dojo.
Nel 1643, sentendo che
la sua fine si stava avvicinando, si ritirò per scrivere “Il libro dei cinque
anelli”, opera che termino due anni più tardi nel 1645.
Musashi morì quello
stesso anno all’età di sessantadue anni. Egli fu molto più di un maestro di
spada, fu anche pittore, calligrafo, metallurgista, esperto di poesia, di
opere del teatro No e di cerimonia del tè, di falegnameria e progettazione di
giardini.
Come lui stesso scrisse
nel prologo del suo libro tutte le sue capacità in così tante arti e differenti
mestieri sono però da ascriversi alla sola virtù dell’Arte Marziale.
“Il libro dei cinque
anelli” si compone di cinque capitoli, ognuno dei quali è dedicato ad un elemento:
Terra, Acqua, Fuoco, Vento e Vuoto.
Il libro della Terra è dedicato alla Via
dell’Arte Marziale in generale, all’arte della spada e all’addestramento. In
questo primo libro viene inoltre presentato il piano dell’opera e si fa
cenno alle quattro classi in cui è divisa la società giapponese (contadini,
mercanti, guerrieri e artigiani). L’addestramento, precisa in questo capitolo
Musashi, non è utile solo al guerriero, ma a ciascuno di noi. Inoltre, egli ci
insegna che non si deve mai prediligere un’arma ad un’altra perché una cosa
grande vale quanto una piccola, l’arma deve essere sempre adeguata alle
proprie capacità.
Il libro dell’Acqua è un libro più
filosofico. Come l’acqua si adatta al suo contenitore così si deve adattare la nostra
mente. È necessario mantenere sempre l’equilibrio in ogni situazione,
mai farsi sopraffare dalla rabbia, mai perdere l’attenzione e la lucidità.
Bisogna fare attenzione che la mente non trascini il corpo, ma neppure il corpo
deve mai trascinare la mente.
Nel libro del Fuoco vengono trascritti gli
argomenti che riguardano la vittoria e la sconfitta. Miyamoto Musashi in questo
terzo capitolo evidenzia l’importanza di saper scegliere sempre la posizione
più vantaggiosa in un combattimento oltre a quella di riuscire ad intuire
i punti deboli dell’avversario così come la sua personalità in modo
da poter approfittare di tali conoscenze durante lo scontro. Se la situazione
ristagna è importante inoltre sapersi rinnovare, abbandonare la tattica
precedente per adottarne una nuova che possa sorprendere l’avversario.
Il libro del Vento
parla delle altre scuole perché è importante conoscere le altre tradizioni per
comprendere l’essenza di Niten Ichi-ryu (letteralmente “due cieli in
uno”) ovvero l’uso di due spade contemporaneamente, insegnamento della scuola
di Musashi. Il maestro mette inoltre in evidenza come le altre scuole, al
contrario della sua, abbiano una visione limitata. Nella sua scuola, infatti,
non esiste né esteriore né interno, ma vi è una ricerca dell’insieme.
Il libro del Vuoto è brevissimo, poco più
di una pagina, ed è un capitolo prettamente filosofico. Il Vuoto non deve
essere inteso come ciò che non si comprende. Il Vuoto è ciò che non c’è, il
nulla; il Vuoto è ciò che non si può conoscere. Bisogna fare molta attenzione a non
confondere il Vuoto con la confusione ed essere abili a non lasciarsi
allontanare dalla vera Via dai pregiudizi e dalla distorsione della visione.
La traduzione de “Il libro dei
cinque anelli” in questa nuova edizione Feltrinelli (2020) è opera di Yoko
Dozaki, ma il volume presenta anche un’ampia introduzione ad opera di
Marina Panatero e Tea Pecunia.
In questa prefazione
potete trovare una biografia completa di Miyamoto Musashi, oltre ad un’esaustiva
introduzione alla sua opera e un breve ma approfondito compendio sulla
storia della spada giapponese e sulla storia dei samurai.
La figura di Miyamoto
Musashi è una figura affascinante i cui insegnamenti sono giunti a noi
attraverso i secoli mantenendo intatte la loro verità ed attualità.
Tra questi troviamo l’importanza
di non lasciarsi sopraffare dalla paura che non vuol dire non provare alcuna
paura, ma piuttosto imparare a governarla.
Tra le varie paure da
superare il timore più grande di tutti resta senza dubbio quello della morte e
per superarlo, secondo Musashi, è necessario passare attraverso una costante
speculazione della fine.
Le pagine di Gorin
no sho ci insegnano ad essere resilienti facendo nostre la
resistenza, l’autodisciplina, la perseveranza e la determinazione necessarie
nell’arte della spada così come nella vita di tutti i giorni.
Al termine del volume è
riportato il Dokkodo, la via da seguire da soli, un brevissimo
manoscritto che Miyamoto Musashi terminò pochi giorni prima di morire e che
racchiude in ventun precetti la sua eredità spirituale.
Un’ultima parola vorrei
sperderla per ringraziare la mia amica Tea senza la quale, devo ammettere, non mi sarei mai
avvicinata a questo tipo di letteratura perdendomi così tanti insegnamenti validi
e preziosi.
Onorata Grazie di cuore
RispondiEliminaGrazie a te per avermi spinto ad uscire dalla mia comfort zone di letture ;-)
EliminaIl libro dei cinque anelli è citato diverse volte ne L'ideale della Via di Aldo Tollini che lessi qualche tempo fa.
RispondiEliminaSembra un'opera molto interessante, come altre che affrontano il tema delle Vie durante l'epoca di mezzo in Giappone.
Non ho mai letto il libro di Aldo Tollini. Come sai è un mondo per me abbastanza sconosciuto al quale mi sto avvicinando piano piano.
EliminaMi fa strano però pensare a cosa accadeva in Italia nel momento in cui veniva scritto il libro di Musashi; è un po' il discorso che facevamo l'altro giorno sulla definizione di "medioevo"...