La parola cinese ch’an, derivante dalla trascrizione
fonetica del vocabolo che significa “meditazione” in sanscrito e in pali, diventa
Zen in giapponese.
Il buddhismo infatti nacque
in India; lo Zen, come scuola buddhista,
nacque invece in Cina per poi in seguito svilupparsi in Giappone.
Lo Zen è quindi un modus
vivendi attraverso il quale entrare in contatto con noi stessi, con la
natura e con l’universo.
La meditazione può
diventare per noi, sottoposti ogni giorno a ritmi frenetici e a forte stress, un
valido aiuto per superare la tensione quotidiana e un invito a cercare di
prendere le cose con più leggerezza.
Attenzione, però, “Lasciare andare” e “vivere qui e ora” non
devono essere intesi come un incitamento a divenire menefreghisti e insensibili,
ma piuttosto un’esortazione ad accettare l’idea che ci sono cose che non
possono essere cambiate e pertanto è inutile
rimanere aggrappati a situazioni nocive o rimuginare costantemente su di esse.
La sofferenza nasce
infatti dallo scarto esistente tra la realtà delle cose e il modo in cui noi le
vediamo e viviamo; la meditazione si propone come un valido aiuto a superare e
colmare questo scarto che ci provoca afflizione.
Nello Zen gli insegnamenti non avvengono attraverso la
comunicazione scritta o verbale, ma piuttosto attraverso una fusione tra
maestro e discepolo, una trasmissione da
cuore a cuore.
Il discepolo deve usare la propria intuizione per
raggiungere l’illuminazione che può avvenire in ogni momento o purtroppo potrebbe
anche non avvenire mai; dall’altra parte i maestri hanno ognuno una propria
tecnica per stimolare i discepoli che, in alcuni casi, come ad esempio nel caso del
maestro Huang-Po Hsi-Yüan, prevedeva addirittura le bastonate.
Ai giorni nostri è giunto comunque un corpus di opere piuttosto consistente dei Maestri e “Almanacco Zen. 365 giorni in armonia” vuole appunto riproporci, una al giorno per 365 giorni, una perla della loro saggezza.
Il libro si presenta
come una raccolta di parole dei Maestri
e di detti popolari tratti per la maggior parte dalla Zenrin Segoshu, Antologia dei detti popolari Zen, usata nei
monasteri della scuola Rinzai.
Il volume, a cura di
Marina Panatero e Tea Pecunia, presenta un’approfondita
introduzione nella quale viene spiegato, raccontandone anche a brevi linee lo
sviluppo, cosa sia l’insegnamento Zen. Viene inoltre presentata una brevissima
storia del buddhismo e del Buddha, colui
che ha preso coscienza.
Al termine del volume invece ritroviamo alcune pagine
dedicate ai più noti Maestri con interessanti aneddoti sulle loro vite
oltre all’esposizione di una breve ma esauriente sintesi dei loro insegnamenti.
La meditazione non è
semplice, ci vuole pazienza è non è affatto facile riuscire a non scoraggiarsi quando inevitabilmente ai primi
tentativi risulta impossibile focalizzare immagini, profumi, colori e così via spegnendo i
propri pensieri.
La meditazione però può essere di diversi tipi non necessariamente
quella a cui tutti noi siamo portati a pensare ossia quella che si esegue
assumendo la classica posizione del fiore di loto.
Accanto alla meditazione formale, infatti, ne esiste anche
un’altra, la cosiddetta meditazione informale che può essere
praticata nei modi e nei tempi più
diversi, in mezzo alla folla così come nel silenzio più totale, per un minuto così
come per un’ora intera.
Ecco, “Almanacco Zen.
365 giorni in armonia” può essere un ottimo spunto per avvicinarsi alla
meditazione senza ulteriore ansia e senza stress, leggendo solo qualche riga al
giorno, poche parole illuminanti in grado però di regalarci attimi di gioia e
serenità.
Il tuo respiro è il vento,
la tua mente è il cielo aperto,
i tuoi occhi il sole,
oceani e monti
sono il tuo intero corpo
Detto Zen
(1° gennaio)
Elisa, secondo me, dovresti prendere in considerazione il Giappone per un tuo prossimo viaggio.
RispondiEliminaAnche se non ne sei, poi, così attratta, negli ultimi tempi ti stai interessando molto a pratiche e culture che sono vicinissime al o fanno parte del Giappone.
Mi sa che tu abbia ragione, ultimamente lo sto rivalutando parecchio! Mi rendo conto che anche quando leggo libri o vedo film nei quali viene menzionata la cultura giapponese ne vengo subito attratta, cosa che non mi capitava prima.
Elimina