LA CIVILTA’ DEL
RINASCIMENTO
IN ITALIA
di
Jacob
Burckhardt
NEWTON COMPTON EDITORI
|
Jacob Burckhardt nacque a Basilea nel
1818 da una famiglia protestante, questa sua origine ebbe un notevole peso
sulla sua vita di uomo e di studioso.
Dedito agli studi di filosofia,
teologia, storia e storia dell’arte, egli fu soprattutto un grande erudito
intento ad accumulare per tutta la sua esistenza conoscenze da trasferire nei
suoi saggi.
Il suo “La civiltà del Rinascimento in
Italia” (Die Kultur der Renaissance in Italien), pubblicato per la prima volta
nel 1860, è ancor oggi considerato un
classico della storiografia rinascimentale.
L’intenzione di Burckhardt era quella di
fondere insieme le sue conoscenze di storico e di storico dell’arte per
raccontare un’epoca, quella del Rinascimento italiano, in cui egli ravvisava un rinnovamento di ogni cosa:
pensiero, morale, governo e cultura.
È indubbiamente notevole l’ampiezza delle ricerche e degli studi condotti dallo storico
che si trovano alla base di una tale
opera, opera che ancora oggi riesce però a dividere gli studiosi sul suo reale valore.
Molte
critiche infatti si levarono ben presto nei confronti di questo saggio; primo tra i suoi detrattori possiamo
ricordare Benedetto Croce il quale non risparmiò critiche alquanto severe nei
confronti dello studioso di Basilea.
Tra queste critiche mosse da Croce a Burckhardt ci furono quelle di eccessivo moralismo
e di mancanza di continuità dello sviluppo storico.
Secondo Benedetto Croce infatti il
Rinascimento buckhardtiano sarebbe risultato quasi completamente separato dal precedente
periodo, il Medioevo.
Il
libro di Burckhardt è diviso in sei parti.
Nella
prima parte “Lo stato come opera d’arte” egli analizza le condizioni politiche del XIII secolo e dell’impero
di Federico II, passando poi a parlare del ruolo
del papato e ad analizzare le varie
forme di governo, in particolare le tirannidi e le repubbliche.
Non tralascia di fare un excursus delle più
o meno importanti famiglie che
dominarono l’Italia né di prendere in esame la politica estera e quell'arte della guerra di cui tanto si
scrisse anche proprio in epoca rinascimentale.
Nella
seconda e terza parte del libro Burckhardt analizza i fatti occorsi nel XV e
del XVI secolo, approfondisce
la storia delle grandi personalità dell’epoca e di quelle città, Firenze e Venezia prime tra tutte, che guidarono
il risveglio della civiltà.
Analizza inoltre lo studio ed il rinnovato
interesse per la poesia, la cultura
classica, l’epistolografia, la storiografia, la lingua latina, l’educazione e
le istituzioni universitarie.
La
quarta parte è dedicata alle scoperte.
Iniziano in questo periodo le grandi
esplorazioni, è l’epoca di Cristoforo Colombo, si raggiungono mondi
sconosciuti, ma in questo periodo si riscopre anche l’essere umano.
Si esaltano le virtù dei grandi uomini che
hanno fatto ad esempio la storia delle letteratura quali Dante, Petrarca e
Boccaccio.
Il crescente desiderio di raccontare la
storia delle conquiste fatte in ogni campo da uomini illustri dà un forte
impulso alla scrittura di biografie.
La
quinta parte è dedicata alla vita sociale e alle feste, all'importanza del saper conversare ed
atteggiarsi; è l’epoca de Il Cortegiano
di Baldassare Castiglione.
Nella
sesta ed ultima parte si analizzano infine il ruolo della morale e della religione
nella vita dell’uomo rinascimentale.
Le campagne sono dominate da banditismo
e barbarie, la fede si affievolisce e gli uomini sono soggiogati sempre più dall'influenza dell’astrologia, si lasciano irretire dal profetismo, cedono
alla superstizione.
Tutti chiari segnali per Burckhardt che un’epoca sta per terminare;
seguendo il pensiero machiavelliano anch'egli, come il segretario fiorentino,
ravvisa nell'immoralità dilagante la principale causa di un’imminente ed
irreparabile sfacelo politico dell’Italia.
Il libro di Burckhardt è indubbiamente un saggio illuminate ed interessante
anche se non di facile lettura.
L’esposizione degli argomenti è chiara,
ma l’argomento trattato è molto vasto
e a volte risulta piuttosto ostico riuscire a mantenere alta la
concentrazione.
È apprezzabile l’interdisciplinarità degli argomenti trattati; arte, letteratura,
storia si compenetrano perfettamente regalandoci un ampio affresco dell’epoca
rinascimentale e dello spirito che la pervadeva.
Il libro di Burckhardt però presenta anche diverse lacune, ad esempio non si fa quasi menzione degli aspetti
economici.
Non dimentichiamo infatti che le banche
e le famiglie dei banchieri giocarono un ruolo di primissimo
piano nel Rinascimento sia sul piano politico che su quello artistico.
A difesa di Burckhardt va senza dubbio
detto che sarebbe stato umanamente impossibile
riuscire a condensare in un unico volume ogni aspetto di una cultura così ricca
e vasta come quella rinascimentale in modo esaustivo.
Tralasciando quindi la sterile polemica
che per anni si trascina tra buckhardtiani e antiburckhardtiani, credo che per
chiunque si interessi di storia rinascimentale il saggio è stato e resterà sempre
un’imprescindibile pietra miliare sull'argomento, un volume ricco di suggerimenti da cui attingere per
compiere più specifiche e dettagliate ricerche.
Ciao Elisa,
RispondiEliminada quello che scrivi, Burckhardt mi sembra proprio un figlio del suo tempo. Non ho letto questo libro, ma ha perfettamente senso che si concentri sulla storia dell'arte, la cultura classica, le scoperte geografiche...
Vero, però ha cercato di condensare troppe cose e spesso si perde il filo. Sarebbe già problematico tentare di sviscerare un solo argomento (arte, letteratura, storia) per un periodo di questa portata, affrontare tutto insieme crea un po' di confusione.
Elimina