sabato 31 luglio 2021

“La profezia delle pagine perdute” di Marcello Simoni

Il mercante Ignazio da Toledo è morto, o almeno così pensano tutti, dopo aver sottratto all’astrologus personale dell’Imperatore Federico II di Svevia Il Merlino, una raccolta di profezie attribuite al leggendario personaggio.

Michele Scoto, magister della Corte di Sicilia, vuole recuperare il manoscritto che gli è stato rubato e per farlo è disposto a tutto. L’unico in grado di potergli garantire un valido aiuto è però il figlio del mercante, Uberto Alvarez. Così, pur di assicurarsi la sua collaborazione, non esita a farne rapire la moglie e la figlia.

In realtà Moira e la piccola Sancha sono all’oscuro di quel che sta accadendo intorno a loro anche perché vengono trattate da Michele Scoto più come due gradite ospiti che come due prigioniere.

Uberto, nel frattempo, si rende conto che non solo lo Scoto è interessato a quel libro. Sulle tracce del prezioso manoscritto ci sono infatti in gioco numerose forze ben più pericolose del magister tra cui la terribile Saint-Vehme ossia il tribunale segreto, la loggia dei sicari che nascondono i loro volti dietro a delle maschere.

A questo punto è evidente che la protezione che Michele Scoto è in grado di offrire alla famiglia di Uberto è ormai di vitale importanza.

“La profezia delle pagine perdute” è il quinto libro della saga dedicata alla figura di Ignazio da Toledo nata dalla penna di Marcello Simoni.

Non esistono difficoltà oggettive nel leggere questo romanzo senza aver letto i precedenti volumi, ma credo che leggerli in ordine cronologico renderebbe senza dubbio più agevole la comprensione della storia nel suo insieme.

Infatti, se è vero che non ci sono problemi a seguire lo svolgersi della trama, resta un po’ più difficile mettere a fuoco i rapporti che legano tra loro i vari personaggi.

Un esempio su tutti è il rapporto tra il padre Ignazio e il figlio Uberto. Leggendo il racconto si percepisce che nel passato tra i due ci sono state divergenze e incomprensioni, ma non si hanno sufficienti elementi per comprenderne né la ragione né l’entità.

I personaggi sono molto numerosi e ben cateterizzati, ma tra loro affiorano spesso figure del passato per le quali vale lo stesso discorso di cui sopra.

La trama corre su due binari paralleli: da una parte abbiamo la storia di Uberto e della ricerca del manoscritto, dall’altra quella di Ignazio che, lungi dall’essere veramente morto, in compagnia del pirata Antar che lo ha fatto prigioniero rincorre il sogno di ritrovare l’Arca dell’Alleanza trafugata dalla Regina di Saba a Re Salomone.

Il personaggio che mi ha affascinata di più è senza dubbio quello di Michele Scoto. Una figura misteriosa capace di incutere rispetto e timore, ma che nasconde allo stesso tempo anche quel lato umano che non ti aspetteresti. Senza dubbio un personaggio presente anche nei romanzi precedenti e del quale mi sarebbe piaciuto poter avere qualche riferimento in più soprattutto riguardo ai suoi legami con il mondo della negromanzia e dei culti druidici.

Il romanzo di Marcello Simoni è un giallo molto ben costruito, ricco di colpi di scena; la scrittura scorrevole rende la lettura molto piacevole.

Esiste un finale anche se piuttosto aperto per cui non ci resta che attendere la prossima uscita e magari nel frattempo sfruttare il tempo per recuperare i quattro volumi precedenti.




lunedì 12 luglio 2021

“The Witcher – La Signora del Lago” di Andrzej Sapkowski

Con “La Signora del Lago” siamo giunti al capitolo finale della saga di The Witcher.

Geralt di Rivia e la sua compagnia si sono fermati a Toussaint per rimettersi in forze prima di riprendere il loro viaggio alla ricerca di Ciri.

In questo regno di incomparabile bellezza Ranuncolo, con sua somma soddisfazione e gioia, diviene oggetto delle attenzioni della duchessa Anna Henrietta, sua vecchia fiamma, mentre la maga Fringilla Vigo, su istruzioni della Loggia, si impegna a sedurre Geralt per cercare di estorcergli utili informazioni.

Mentre Yennefer si trova sempre prigioniera del pericoloso mago Vigefortz, Ciri, dopo essere riuscita a sfuggire ai suoi inseguitori usando il portale magico all’interno della Torre della Rondine, è ora ospite degli Elfi. In realtà la principessa di Cintra si accorgerà ben presto che l’interesse degli Elfi nei suoi confronti non è per nulla disinteressato e lei non è affatto loro ospite, ma piuttosto loro prigioniera.

Se nulla nel precedente volume poteva fare presagire un qualche legame con le leggende del ciclo arturiano, tranne forse per una bambina di nome Nimue, qui il titolo stesso del libro non può che richiamare alla memoria la celebre Dama del lago e con lei tutta una serie di personaggi di cui in effetti viene fatta in parte menzione in questo capitolo finale.

Senza dire niente che possa compromettere il piacere della lettura, posso anticiparvi che Ciri in quest’ultimo libro prenderà finalmente piena coscienza di cosa davvero significhi essere il Sangue Antico, la Signora dei Mondi in grado di esercitare il potere sul tempo e sullo spazio.

Ho trovato quest’ultimo romanzo un po’ diverso dai precedenti e non vi nascondo che all’inizio ho fatto un po’ di fatica a metter a fuoco la storia. In particolare, ho trovato un po’ dispersiva l’idea di introdurre dei personaggi che nulla hanno a che fare con la storia principale e contribuiscono invece a rendere piuttosto confuso e disomogeneo il racconto.

La seconda parte del romanzo invece acquista l'abituale ritmo incalzante dei precedenti libri e la storia riprende slancio. I personaggi principali tornano con tutta la loro forza per arrivare con la loro consueta dinamicità all’atto conclusivo della storia. 

Ci sono alcuni passaggi del racconto che hanno suscitato in me alcune perplessità come, ad esempio, lo strano comportamento di Emhyr var Emreis che non sembra avere una logica spiegazione o l’uscita di scena improvvisa di alcuni personaggi; a difesa dell’autore va detto però che ci sono anche diversi colpi di scena inaspettati e di grande effetto.

Come sempre non è facile accomiatarsi da dei protagonisti che così a lungo ci hanno fatto compagnia, soprattutto se con essi abbiamo stretto un profondo legamene empatico.

Non posso dirvi che abbia amato il finale che l’autore ha scelto per questa saga, avrei preferito senza dubbio un epilogo più lieto e meno indefinito, ma non sarebbe stato giusto. Credo che la conclusione scelta da Sapkowski sia quella più coerente con il mondo da lui creato e senza dubbio più corrispondente al carattere e alla storia dei suoi protagonisti.

L'ultima pagina del romanzo non è un vero addio a Geralt di Rivia, ma solo un arrivederci. Ad attendere il lettore, infatti, c’è ancora una raccolta di racconti intitolata “La Stagione delle Tempeste” e per gli appassionati delle serie Tv è stato già annunciato, proprio in questi giorni, che dal 17 dicembre 2021 sarà disponibile su Netflix la seconda stagione di The Withcher.

 



 

 

domenica 4 luglio 2021

“La sorella minore – volume I” di Catherine Hubback

Primo volume di una trilogia “La sorella minore” racconta la storia di Emma Watson la più piccola dei figli del reverendo John Watson.

A differenza delle tre sorelle e dei due fratelli Emma è cresciuta lontano da casa, allevata dalla sorella della madre e dallo zio, il dottor Maitland, a cui Emma era molto affezionata.

La zia però, rimasta vedova e unica erede dei beni del marito, decide inaspettatamente di risposarsi con uno uomo senza sostanze e trasferirsi in Irlanda con il nuovo consorte; ad Emma non resta quindi che tornare a casa dalla propria famiglia d’origine.

La giovane si deve confrontare di punto in bianco con una mentalità e uno stile di vita totalmente diversi da quelli a cui era abituata; fratelli e sorelle sono per lei dei perfetti estranei così come il padre che si rivela essere sin da subito un indolente invalido incline alla depressione.

Emma è una ragazza bella e gentile, ma allo stesso tempo anche forte e orgogliosa.

Proprio queste sue caratteristiche faranno sì che venga notata fin dal primo ballo a cui parteciperà non solo dai giovani del luogo, ma anche dai membri dell’alta società ed in particolare da Lord Osborne suscitando l’invidia di una delle sorelle.

Se il nome Watson vi ricorda qualcosa, sappiate che siete nel giusto. I Watson era infatti il titolo di un racconto iniziato da Jane Austen verso il 1803 e poi abbandonato a seguito della morte del padre. 

Catherine Hubback è la nipote di Jane Austen, figlia del fratello Francis. L’autrice non lesse mai il manoscritto originale, ma ne ascoltò senza dubbio più volte il racconto dall’altra sua zia Cassandra, che era invece in possesso dello stesso, e dalla quale venne anche a conoscenza di come la zia Jane avrebbe voluto proseguire la storia.

Il racconto di Catherine Hubback non riprende la storia dove terminava il racconto della più celebre scrittrice, ma la riporta integralmente dall’inizio rifacendola sua.

Il racconto degli Watson della Austen coincide quindi con i primi cinque capitoli di questo primo volume della Hubback.

L’autrice rimane comunque fedele alla trama originaria ad eccezione di alcuni piccoli particolari (ad esempio l’età del piccolo Charles Willis) e di alcune precisazioni in cui si fa chiara menzione che gli avvenimenti narrati sono ambientati non nell’Inghilterra contemporanea, ma sessant’anni prima ai tempi dei balli di campagna, prima che quadriglie, valzer e polke cambiassero l’aspetto delle sale da ballo.

È sempre rischioso mettere mano ad un racconto scritto da altri tanto più se l’autore è del calibro di Jane Austen, ma Catherine Hubback non delude assolutamente il lettore e scrive il libro che tutte noi Janeites  avremmo voluto leggere.

I Watson era un racconto davvero promettente e ognuna di noi dopo aver partecipato al ballo con Emma si è interrogata a lungo su quale sviluppo avrebbe potuto avere la storia: l’accattivante Lord Osborne si sarebbe rivelato un nuovo Mr Darcy? Oppure l’ottima impressione del più posato Mr Howard sarebbe stata confermata agli occhi della inappuntabile e orgogliosa Emma? Cosa aspettarsi poi dall’affettato e ricercato Mr Tom Musgrove? Quale futuro avrebbe atteso la mite e rassegnata Elizabeth? Cosa pensare della sventata Margaret così simile alla frivola Lydia Bennet di "Orgoglio e Pregiudizio"?

Grazie a Catherine Hubback possiamo avere il nostro finale certe che la sua penna non deluderà le nostre aspettative, dobbiamo solo avere un po’ di pazienza in quanto la Vintage Editore ha deciso di rispettare il piano di pubblicazione originale dell’opera in tre volumi.

Non ci resta quindi che attendere la seconda uscita…

 

 

 

sabato 3 luglio 2021

“Caterina de’ Medici. Una vita tra splendori e intrighi” di Mariangela Melotti

La storia di Caterina de’ Medici suscita ancora oggi sentimenti contrastanti; per alcuni figura femminile di grande saggezza politica, per altri “la regina maledetta” che non si fece scrupolo di ricorrere al veleno e alla stregoneria pur di raggiungere i propri scopi.

Caterina de’ Medici nasce a Firenze nel 1519, figlia di Lorenzo de’ Medici duca d’Urbino (figlio di Piero il Fatuo e nipote di Lorenzo il Magnifico) e di Madeleine de La Tour d'Auvergne. Rimane orfana dopo pochi giorni dalla nascita, il padre muore di tubercolosi, o forse di sifilide, e la madre di febbre puerperale.

Sono anni difficili quelli della sua infanzia anche se lo zio papa Leone X, al secolo Giovanni de’ Medici, figlio del Magnifico, ne ottiene la custodia.

A Roma Caterina imparerà a conoscere come ci si debba muovere tra intrighi e complotti. La vita alla corte papale sarà per lei una vera palestra e gli insegnamenti di quegli anni le torneranno molto utili quando un giorno siederà sul trono di Francia. È una ragazzina sveglia e ha già compreso che lei altro non è che un’importante pedina sullo scacchiere politico ed in particolare su quello mediceo.

Quando papa Clemente VII concluderà per lei un prestigioso matrimonio con Enrico, figlio cadetto del re di Francia Francesco I, saprà accettare serenamente il suo destino.

Caterina riuscirà a farsi benvolere dal suocero e avrà la capacità di sapersi imporre, grazie alla sua innata eleganza, al suo buongusto e alla sua intelligenza, in una corte che fin da subito la guarderà con malanimo in quanto straniera.

La Medici non si abbatterà neppure di fronte ai continui tradimenti del consorte per il quale lei invece nutrirà sempre un affetto sincero e quando, all’improvviso morirà il cognato Francesco, lei ancora senza eredi saprà giocare bene le sue carte per mantenere saldo il suo posto a fianco del marito, nuovo Delfino di Francia.

La sua fermezza e la sua saggezza saranno ben ricompensate poiché lei siederà sul trono prima come consorte e poi come reggente.

Gli anni in cui Caterina fu al potere furono anni di guerra e di sanguinosi conflitti religiosi. A lei venne data la colpa per la strage perpetrata dai cattolici ai danni degli Ugonotti la notte di San Bartolomeo.

Caterina venne spesso accusata di tergiversare, di non prendere decisioni volontariamente così da fomentare le discordie, in realtà molto più probabilmente la penuria di mezzi economici e la debolezza del trono non le permisero di agire diversamente.

Volevo leggere un saggio su Caterina de’ Medici, un personaggio che negli ultimi tempi ha suscitato la mia curiosità, e così girando tra le librerie di Firenze mi sono imbattuta in questo libro che non avevo mai visto prima.

Si tratta di un saggio molto discorsivo e quindi di facilissima lettura, ben scritto e scorrevole; affascinanti sono le descrizioni dei luoghi e dell’ambiente di corte.

Una prima parte del libro è dedicata alle origini della famiglia Medici, una sorta di lunga introduzione per inquadrare meglio il personaggio; con la morte dei genitori di Caterina si entra poi nel pieno del racconto della vita della futura sovrana di Francia.

Il libro è piuttosto breve, neppure 200 pagine, per cui inutile dire che non può essere considerata una biografia esaustiva, ma piuttosto un invito ad approfondire l’argomento.

La scelta di questo tipo di copertina per un saggio, cosa che mi ha lasciata un po’ perplessa fin dal primo momento, insieme ad una completa assenza di bibliografia avrebbero dovuto allertare fin da subito il mio sesto senso.

Il libro, infatti, non manca di imprecisioni e omissioni alcune oserei dire piuttosto imbarazzanti come il mettere in relazione i tre gigli caricati sulla palla più in alto dello stemma mediceo con la scelta di Firenze di adottare proprio il giglio come simbolo della città. Subito ho pensato di aver male interpretato le parole dell’autrice, ma purtroppo la stessa asserzione viene riportata qualche pagina più avanti sgombrando ogni dubbio sulla possibilità di malintesi.

Un’altra inesattezza, per esempio, è l’errata identificazione del committente per la Cappella dei Magi, opera di Benozzo Gozzoli. Nel libro è scritto che fu commissionata da Lorenzo il Magnifico invece che dal padre di questi Piero il Gottoso.

Troppe sviste per un saggio e mi chiedo, non conoscendo la storia di Caterina, quante inesattezza io possa aver letto senza rendermene conto.

Peccato davvero perché la prosa è stilisticamente molto raffinata e piacevole, perfetta per un romanzo e come tale l’avrei magari anche apprezzato, ma trattandosi di un saggio non mi sentirei di consigliarne la lettura.


 

 

domenica 27 giugno 2021

“I sussurri delle maschere” di Catherine Kullmann

Inghilterra 1803. Olivia Frobisher è una ragazza di appena diciotto anni, quando la madre muore improvvisamente, con il padre e il fratello richiamati entrambi in Marina impegnati nella guerra contro Napoleone, la giovane si troverebbe completamente abbandonata a se stessa se non fosse per lo zio Samuel, il fratello di sua madre.

Mr Samuel Harte è vedovo da moltissimi anni ed è ormai abituato alla sua vita da scapolo; non avrebbe alcun problema nel farsi carico economicamente della nipote, ma è alquanto spaventato dall’idea di doversi assumere la responsabilità del debutto in società di una giovane donna in età da marito. 

Così quando Mr John Rembleton avanza la sua proposta di matrimonio e la nipote, dimostrando molto buon senso, decide di accettarla Mr Harte non può che essere lieto della sua buona stella.

Luke Fitzmaurice è coetaneo di Olivia, da sempre avrebbe voluto arruolarsi, ma complici una grave malattia contratta in giovanissima età e una madre molto apprensiva, si trova costretto a rinunciare al sogno di servire il proprio Paese.

Un giorno Olivia, ormai già Mrs Rembleton, e Luke si incrociano ad un evento mondano, un solo sguardo e un unico ballo, ma nessuno dei due riuscirà mai a dimenticare l’altro.

Sono trascorsi dieci anni da quel loro primo incontro, il matrimonio di Olivia si trascina stancamente sebbene sia ora madre di tre splendidi bambini, mentre Luke, sempre alla ricerca della propria strada, non si preoccupa affatto che tutti lo ritengano un damerino vanesio e nullafacente.

Olivia e Luke riusciranno ad avere finalmente la loro occasione di felicità sebbene a distanza di tanti anni?

Nonostante l’ambientazione e l’accurata descrizione della società dell’epoca in cui la storia è perfettamente calata, la trama del romanzo è per certi aspetti molto moderna.

Se la cornice storica, infatti, si addice alla perfezione a quella di un romanzo austeniano, in particolar modo ho ritrovato molto di “Persuasione” per esempio nel cameratismo che si instaura tra i personaggi maschili nelle ultime pagine del libro, mai in un romanzo di Jane Austen avremmo trovato pagine tanto esplicite sul sesso né un così chiaro riferimento all’omosessualità.

Mr Rembleton sposa Olivia semplicemente per procurarsi degli eredi e per mettersi al riparo da un’accusa di sodomia punibile nell’Inghilterra dell’epoca con la condanna a morte. Il lettore può comprenderlo, ma non simpatizzare con lui perché il suo è un comportamento fortemente egoistico dal momento che egli non dimostra mai alcun affetto  rispetto nei confronti di Olivia. Comprensibile che non la possa amare, ma la freddezza con cui la tratta non gli si può perdonare. Inoltre lui, al contrario della moglie, non si priva di nulla e continua tranquillamente la sua storia d’amore con il compagno di una vita, mentre lei deve rimanere fedele e rispettosa come richiesto dalle convenzioni sociali. 

Olivia, è vero, ha accettato di sposarlo per interesse ma, ignara delle vere inclinazioni del marito, ha continuato a sperare per anni che tra loro potesse nascere un giorno se non sentimento d’amore almeno di complicità.

Spesso durante il romanzo Olivia si interroga se fosse stato troppo precipitoso da parte sua accettare quella proposta di matrimonio, ma in realtà l’impressione è che in cuor sappia che al momento quella era l'unica scelta possibile. Olivia non è certamente razionale e fredda quando Mr Rembleton, ma non è neppure una donna che si lasci guidare dai sentimentalismi in maniera totalmente irrazionale.

Che dire poi di Mr Fitzmaurice? Oppresso già dalla rinuncia di poter servire nell’esercito, gli viene negata anche la possibilità di avere al suo fianco l’unica donna che sia mai riuscita a suscitare in lui qualche interesse. Come tutti gli altri è un personaggio molto ben caratterizzato; lui così sicuro in società non fa che commettere passi falsi quando si deve rapportare con la donna di cui è innamorato creando spesso situazioni imbarazzanti e incresciosi disguidi.

“I sussurri delle maschere” è un romanzo davvero particolare che fa riflettere su una tematica quanto mai attuale. Benché per fortuna ai giorni ci si senta senza dubbio più liberi di esprimere le proprie inclinazioni sessuali, la strada è purtroppo ancora lunga. Viene quindi spontaneo chiedersi quanti Mr Rembleton ci siano ancora tra noi costretti a indossare una maschera e vivere una vita che non gli appartiene condannando in questo modo all’infelicità non solo loro stessi ma anche la persona che gli vive accanto.




  

sabato 26 giugno 2021

“Storia di un’altra Firenze” di Daniela Cavini

Daniela Cavini nasce e cresce a Firenze, ma dopo aver conseguito la laurea in Scienze Politiche lascia la sua città natale per una carriera giornalistica che la porterà in giro per il mondo ad affrontare esperienze estreme, dal conflitto dei Balcani a quelli in Medio Oriente ai campi profughi algerini.

Ritornata a vivere a Firenze dopo un lungo periodo di lontananza decide, complice la pandemia, di dedicarsi alla riscoperta della sua città che un giorno, quasi per caso, si accorge di non aver mai visto veramente. 

Calatasi nel ruolo della turista inizia a dedicarsi alla scoperta delle storie segrete di Firenze e dei suoi luoghi meno conosciuti, luoghi estranei a quel grande turismo di massa che fino a poco tempo prima affollava le strade e le piazze in modo tanto disordinato e irrispettoso.

Nasce così “Storia di un’altra Firenze” un viaggio in 25 tappe che ci conduce alla scoperta dei segreti e delle piccole, ma non per questo meno significative, realtà di una delle città d’arte più belle del mondo.

Attraverso le pagine di questo splendido libro, la cui sola introduzione già da sé sarebbe sufficiente a giustificarne l’acquisto, l’autrice ci conduce per mano attraverso la storia della città perché ogni luogo di Firenze, così come la sua gente e le famiglie che l’hanno fatta grande nei secoli, i Medici sono senza dubbio la più nota e importante sotto molti aspetti ma non l’unica, sono strettamente legati alle sua storia.

La storia dei monumenti e delle piccole realtà museali ci parla della Firenze medievale, di quella rinascimentale e così via sino ad arrivare al tempo in cui la città divenne per pochi anni capitale d’Italia, pochi anni che però lasciarono profonde ferite nel suo tessuto urbano oltre che nel bilancio comunale.

Accanto al racconto della vita dei più grandi personaggi che tutti noi conosciamo ci sono aneddoti che riportano alla memoria storie meno conosciute come quella di Maria Maddalena de’ Medici, sorella di Cosimo II, principessa malformata nel fisico ma dotata di un carattere forte e determinato.

Pur trattandosi “solo” di 25 tappe resta comunque impossibile cercare di riassumere in poche righe l’anima di questo affascinante itinerario che si snoda lungo le strade di Firenze tanti sono gli aneddoti e le rarità che vengono raccontate in modo davvero suggestivo e coinvolgente.

Posso dirvi però che anche laddove si parla di realtà più conosciute, come ad esempio il Chiostro dello Scalzo o San Carlo dei Lombardi, c’è sempre qualcosa di nuovo che riesce ad arricchire le nostre conoscenze.

La storia dei Medici fa da padrona in queste pagine e non potrebbe essere diversamente dal momento che questa famiglia per quasi tre secoli e mezzo predominò sui suoi concittadini. Tra le varie vicende Daniela Cavini ci ricorda anche quella di Isabella de’ Medici e lo fa schierandosi a favore della tesi, quasi ormai universalmente riconosciuta, secondo la quale la prediletta figlia di Cosimo I fu assassinata dal marito Paolo Orsini con l’appoggio del fratello di lei Francesco I. Mi ha piacevolmente stupito che il giudizio della Cavini sull’ultimo granduca della famiglia, ossia Gian Gastone, sia un giudizio equilibrato e benevolo come non spesso accade anche se ultimamente la storiografia si è un po’ ammorbidita nei suoi confronti.

Vari capitoli del libro sono poi dedicati all’importanza che Firenze ricoprì nell’ambito della ricerca scientifica, argomento che spesso viene dai più liquidato parlando della sola figura di Galileo Galilei. 

In queste pagine nessun settore viene trascurato dall’industria tessile con il racconto delle gualchiere di Remole sino ad arrivare alla Biblioteca Magliabechiana, all’Osservatorio Ximeniano, all’Archivio di Stato senza dimenticare i parchi botanici unici al mondo.

Mi aspettavo molto da questo libro ma la lettura ha superato di gran lunga le mie aspettative. “Storia di un’altra Firenze” è davvero un libro prezioso e ricco di spunti, in grado di far provare le stesse emozione che si provano passeggiando per le strade della città del Giglio. 

Spero sinceramente di essere riuscita con questo post a rendervi almeno un po' partecipi dell'intensa fascinazione che questa lettura ha esercitato su di me. 

 

 

 


sabato 19 giugno 2021

“Per l’uno e per l’altra” di Jayne Davis

William Charlemagne Stanlake, Visconte di Wingrave, sta per battersi in duello: a voler soddisfazione è Lord Elberton, marito tradito e non molto compiacente.

Il giovane Will non è nuovo a queste imprese, nei suoi venticinque anni di età ha infatti già collezionato una sfilza di amanti e un figlio bastardo.

In verità suo desiderio sarebbe stato arruolarsi per servire il proprio Paese, ma dal momento che il tirannico padre gli ha impedito di coronare il suo sogno, la vita di Will ha imboccato tutta un’altra strada se non altro proprio per rappresaglia verso il dispotico genitore.

Con la morte del fratello maggiore Will si è ritrovato ad essere l’unico erede maschio e il Conte di Marstone non può permettersi che accada qualcosa a quello scapestrato del suo secondogenito che sembra divertirsi a mettere continuamente in pericolo la successione del casato.

È giunto quindi il momento che Will si sposi e la scelta del Conte ricade su Connie. La giovane è figlia di un barone che, ben lieto di concederla in moglie ad un Visconte, non si fa alcuno scrupolo per i sentimenti della figlia considerandola un semplice oggetto di sua proprietà da usare a proprio piacimento.

Will e Connie si incontreranno per la prima volta in chiesa proprio il giorno delle nozze. Riusciranno i due giovani a trovare un’intesa? Un matrimonio di convenienza può trasformarsi in un matrimonio d’amore?

Will si rivelerà un personaggio molto diverso da quello che potrebbe apparire nelle prime pagine. Egli stesso non approva il proprio stile di vita dissoluto e la vicinanza di Connie farà emergere il suo vero carattere. Il Visconte di Wingrave, futuro Conte di Marstone, è in realtà un uomo sensibile e giusto, contraddistinto da un profondo senso dell’onore è un uomo che non si sottrae mai al suo dovere sia verso il suo Paese che verso il prossimo.

Connie è solo all’apparenza una ragazza mite e remissiva, in verità come ogni eroina che si rispetti, è invece una donna forte e determinata che non si lascia scoraggiare dagli eventi ed è sempre pronta a combattere per ciò in cui crede e per difendere coloro che ama.

Primo volume della collana Regency edita dalla Vintage Editore “Per l’uno e per l’altra” è un romanzo che strizza indubbiamente l’occhio ai romanzi di Jane Austen, ma ancora di più a quelli di Georgette Heyer.

In questo libro di Jayne Davis ritroviamo tutte le tipiche tematiche che contrassegnarono l’epoca in cui la storia è ambientata, dalla primogenitura alle rigide convenzioni sociali, dall’umiliante ruolo della donna considerata una semplice merce alla vilipesa condizione femminile più in generale, ma in questo romanzo troviamo anche l’elemento avventuroso che richiama alla mente i libri della bellissima saga dei Poldark nata dalla penna Winston Graham e di cui spesso vi ho parlato.

La trama di questo libro si presterebbe benissimo anche per una trasposizione cinematografica, una serie tv come Sanditon, che ho amato moltissimo, o come la tanto discussa Bridgerton; non stupisce affatto che Jayne Davis sia anche una scrittrice di fiction.

L’elemento avventuroso aggiunge brio al racconto rendendo la lettura davvero scorrevole; le 550 pagine volano via e senza rendersene conto ci si ritrova a leggere l’ultima riga dispiaciuti di dover lasciare andare i nostri beniamini. 

Nessuna paura però perché questo è solo il primo volume di una trilogia. In realtà i tre volumi sono autoconclusivi, nessun finale aperto che ci costringa a leggere anche gli altri romanzi, ma è comunque bello sapere che, se ne sentissimo la necessità, la famiglia Marstone sarebbe pronta ad accoglierci con altre due nuove avvincenti avventure. 

Difficile resistere…