di Tracy
Chevalier
BEAT
(edizione originale Neri
Pozza)
|
Parigi
1490, Jean Le Viste ha deciso di
commissionare a Nicolas des Innocentes la decorazione del salone della sua casa
in Saint-Germain-des-Près.
Jean Le Viste è un uomo influente e
ricco, non avvezzo agli scherzi,
caparbio e prudente, un uomo che non ammette di essere contraddetto, che pretende
che tutti facciano come dice e che lo facciano immediatamente.
Nicolas des Innocentes è un pittore che vanta una certa reputazione a corte come
miniaturista, è solito dipingere piccoli ritratti che le dame regalano ai loro
ammiratori.
Per
arrotondare le proprie entrate però non disdegna di dipingere anche stemmi e decorare
gli sportelli delle carrozze.
Jean
Le Viste questa volta ha deciso di commissionargli qualcosa di diverso, il
pittore dovrà creare i disegni per la Grande Salle , un ambiente
lungo più di dieci passi e largo
cinque, che saranno poi trasformati in
arazzi di dimensioni tali che gli artigiani impiegheranno anni per tesserli.
Nicolas
des Innocentes nonostante il timore per quanto richiestogli, non può certo
permettersi di rifiutare una commessa così importante.
Jean
Le Viste vuole che gli arazzi rappresentino la battaglia di Nancy, ma dopo aver
incontrato Claude, la figlia maggiore
del committente e sopratutto in seguito agli ordini tassativi ricevuti
dalla moglie di Jean Le Viste, Geneviève
de Nanterre, Nicolas accetta di cambiare il soggetto, convincendo lo stesso
committente della bontà della nuova proposta.
A mon seul désir |
Gli arazzi rappresenteranno la storia di
una dama e del suo desiderio di sedurre un unicorno.
L’opera
vede la sua realizzazione nella bottega artigiana del lissier George de la Chapelle a Bruxelles,
bottega nella quale facciamo conoscenza degli altri protagonisti della storia: la moglie di George, Christine du Sablon, i
loro figli George Le Jeune e Aliénor, il cartonista Philippe de Tour oltre
a diversi personaggi minori che completano l’affresco creato dalla sapiente
penna dell’autrice.
La vista |
Ogni
personaggio, capitolo dopo un capitolo, racconta in prima persona la propria parte di storia, una storia che si dipana tra Parigi e
Bruxelles negli anni che vanno dal 1490 al 1492 e nella quale si intrecciano le
vite dei vari protagonisti, tra l’ossessione di Nicolas per Claude e la
vita nella bottega di George.
Qualche
accenno all’opera descritta nel romanzo è però necessaria. Per prima cosa va
detto che non si sa chi sia l’autore né
chi realizzò materialmente gli arazzi del ciclo “La dama e l’unicorno”.
Il gusto |
Non
si conosce neppure il nome del membro della famiglia Le Viste che commissionò
l’opera, ma per le tecniche di tessitura e per la tipologia degli abiti
rappresentati, si propende per datare gli arazzi alla fine
del XV secolo, pertanto diventa abbastanza plausibile riconoscere nel
committente il nome di Jean Le Viste.
Inoltre
la tecnica del millefleurs (o millefiori)
indicherebbe il Nord Europa e più precisamente le botteghe di Bruxelles come il
più probabile dei luoghi per la loro realizzazione.
Il tatto |
Gli
arazzi non rimasero di proprietà dei Le Viste per molti anni, infatti, alla morte di Claude la
proprietà passò agli eredi del suo secondo marito.
Nel
1660 facevano bella mostra appesi alle pareti di un castello a Boussac, dove
furono scoperti nel 1841 da Prosper Mérimé piuttosto mal ridotti.
Nel
1882 furono acquistati dal governo francese per essere esposti nel Museo di
Cluny a Parigi dove sono ancor oggi esposti perfettamente restaurati.
Il ciclo di arazzi, realizzati in lana e
seta, è composto da sei pannelli al centro di ognuno dei quali sono
rappresentati la dama e l’unicorno.
L'olfatto |
Cinque
pannelli sono dedicati ai cinque sensi (il gusto, l’udito, la vista, l’olfatto
e il tatto); il sesto pannello invece più grande degli altri e differente per
stile, riporta in altro la scritta A mon
seul désir e risulta di più difficile interpretazione.
Tracy
Chevalier in questo romanzo, come in tutti i suoi libri, riesce a trasportare
il lettore in un’epoca lontana grazie alla creazione di personaggi
perfettamente descritti e, attraverso una scrittura piacevole e scorrevole, riesce ad
affascinarlo con la storia dell’arte tessile degli arazzi.
L'udito |
Il
lettore non può che rimanere rapito e ammaliato davanti alla dettagliata e
minuziosa descrizione di come nasceva questo tipo di opera d’arte; un manufatto dalla
funzione a metà tra quella decorativa e quella più utile seppur prosaica di rendere
l’ambiente più caldo e accogliente nelle fredde giornate invernali.
Tracy
Chevalier in “La dama e l’unicorno” ci racconta la storia, ovviamente di
fantasia, di una delle opere più misteriose della storia dell’arte e lo fa con
la bravura e con la grande competenza storica che la contraddistinguono,
intessendo una trama che ci parla di
amori impossibili, di seduzione, di lavoro, di fatica e di arte.
Se
amate lo stile di Tracy Chevalier e i suoi romanzi, se avete apprezzato in modo
particolare “La ragazza con l’orecchino di perla”, non potrete non rimanere
conquistati dal fascino della storia narrata ne “La dama e l’unicorno”.
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