RITORNO IN EGITTO
di Giovanna Mozzillo
MARLIN EDITORE
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Il declino e la caduta ormai prossima dell’Impero romano fanno da sfondo
alle vicende raccontate nel nuovo romanzo di Giovanna Mozzillo.
Il potere di Roma è prossimo al
tramonto e del glorioso impero di un tempo non rimane che l’immagine di un
impero in agonia.
Ovunque proliferano malattie,
pestilenze e sopratutto oscuri presagi che inducono a pensare che la fine del
mondo sia ormai prossima.
La gente angosciata e smarrita cerca conforto nel messaggio del Cristo.
Il profeta di Nazareth sembra infatti
l’unico in grado di poter offrire certezze e speranze in un mondo in
disfacimento.
L’offerta di salvezza dei Cristiani però si rivelerà gravosa e impegnativa: i criteri di giudizio saranno
tutti ribaltati e i concetti di bene e
male verranno alterati per sempre.
“Ritorno in Egitto” è una storia di amore e morte, Eros e Thanatos, le pulsioni che scandiscono la vita dell’essere
umano o, se vogliamo, i due momenti essenziali dell’esistenza umana.
Claudio è un patrizio e Ligdo il suo
concubino.
Claudio è sposato con Porzia, la donna che lo ha appena reso
padre, ma per lui è Ligdo il vero e
unico amore della sua vita.
I sentimenti che i due uomini provano l’uno per l’altro non sono mai stati
messi in discussione prima, il loro
amore era cosa gradita agli antichi dei. Ora però un nuovo dio, una nuova
religione, un nuovo credo hanno preso campo ed il loro amore è diventato qualcosa
di impuro, di ignobile, qualcosa di turpe e peccaminoso.
Il ribaltamento del modo di percepire l’omosessualità diventa quindi il filo
conduttore delle vicende narrate nel romanzo di Giovanna Mozzillo.
Claudio e Ligdo hanno due personalità
molto diverse e, proprio per questo, reagiscono in modi differenti alla pubblica
condanna a cui sono sottoposti.
Claudio è caratterialmente più energico
e fermo nelle proprie convinzioni di quanto non sia Ligdo.
Forte poi della classe sociale di appartenenza e facilitato dal fatto di
dover compiere un viaggio su incarico dello stesso Cesare, è in grado di saper fronteggiare
meglio gli attacchi che gli vengono rivolti a causa della sua ostinazione nel venerare
gli antichi dei e ancor di più per la sua dichiarata omosessualità.
Ligdo è più fragile, immaturo, spesso
precipitoso nelle proprie scelte: nel momento in cui si ritrova solo, sentendosi
abbandonato da Claudio, tutto per lui crolla.
Non ha più certezze e i dubbi si impossessano di lui.
Improvvisamente sente su di sé il peso della colpa e della vergogna.
Non riesce a sopportare la pressione
e, incapace di rinunciare all’amore che prova per Claudio, finisce inevitabilmente
per soccombere.
La società impone sempre le proprie regole.
I Cristiani nel romanzo
condannano la sodomia, considerandola qualcosa di turpe e contro natura. Vogliono imporre al mondo il proprio credo
e sottomettere il popolo alle proprie regole.
Anche gli antichi dei e la società
romana però avevano le loro regole, magari non così rigide, ma pur sempre dettami.
Claudio ha preso moglie per dovere
verso la propria casa, ma si sente in colpa perché egli sa di non essere nato
per essere padre e marito; ne è talmente cosciente che non vede l’ora di
riuscire a sfuggire ai famigliari che vogliono congratularsi con lui per la
nascita dell’erede e raggiungere il suo concubino.
Tra i vari personaggi di questo
romanzo quello di Anahita è forse quello che più mi ha positivamente impressionata.
Anahita, a differenza di tutti gli altri, riesce a restare salda.
Insensibile alle lusinghe dell’eros, non per questo condanna chi non lo è; secondo
lei infatti ognuno dovrebbe essere libero di scegliere chi amare.
In lei non vi è alcuna presunzione di
conoscere la verità assoluta: osserva tutto e valuta ogni cosa, ma riesce a
tenere le giuste distanze, rimanendo sempre fedele a se stessa.
Proprio alle parole ed alle riflessioni di Anahita viene affidato il vero
epilogo del romanzo; attraverso le sue parole affiora il pensiero dell’autrice
che diviene un invito a rispettare il
prossimo e le sue scelte, a non prevaricarlo e a non limitarne la libertà.
E’ comunque utopistico pensare che
sia realizzabile un mondo perfetto, dove tutti gli esseri umani siano
uguali tra loro: corruzione, vizio, desiderio di prevaricazione fanno parte
dell’essere umano e mai ci potrà essere
una dottrina, un credo, una filosofia o un’ideologia politica in grado di
eludere ciò che è insito nell’animo umano.
Quanti Ligdo ci sono nella società moderna? Persone troppo deboli e fragili
che non sono in grado di ribellarsi all’opinione comune, ma allo stesso tempo
sono incapaci di conformarsi ad uno stile di vita e ad un pensiero che non
sentono propri?
I temi trattati da Giovanna Mozzillo sono questioni dei nostri giorni: il
confronto tra laicità e fondamentalismo, il senso di angoscia e
precarietà che tutti noi avvertiamo in questo momento...
Il nostro mondo, proprio come la Roma
decadente che fa da sfondo alle vicende del romanzo, si sta sgretolando davanti
ai nostri occhi; i valori in cui credevamo o in cui credevano i nostri
padri e nonni stanno mutando, lasciandoci un senso di inquietudine e
instabilità.
L’omosessualità è un tema molto attuale. Nonostante se ne parli, se ne
scriva la società è ancora lontana dall'accettazione di ciò che considera
ancora “diverso”. Il considerarlo tale è già di per sé indice di non piena
accettazione.
Spesso però per moda o per paura che si possa essere tacciati di “razzismo”
si commette l’errore contrario e si rischia di cadere nella piaggeria.
La storia d’amore tra Claudio e Ligdo
è un racconto molto garbato e delicato.
Giovanna Mozzillo è riuscita infatti a porgerci l’argomento nel modo più
naturale possibile, con parole semplici: la
storia d’amore di Claudio e Ligdo è una storia d’amore qualunque fatta di
sentimenti ed istinti, una storia che come ogni altra presenta contrasti, una
storia fatta di alti e bassi, di distacchi e di riavvicinamenti.
“Ritorno in Egitto” è un romanzo acuto
e mai banale, uno di quei romanzi che, grazie alla loro intensità, offrono al
lettore molti spunti di riflessione.