Mi
sono imbattuta in questo volume e nel suo autore, con il quale ho scoperto di
condividere la passione per la terra Toscana, al Salone del Libro di Torino,
attratta, non tanto dalla copertina come spesso accade, quanto dal titolo. Radicofani, borgo incastonato nella
bellissima Val d’Orcia lungo la Via Francigena, è celebre soprattutto per
la sua imponente fortezza.
Il
romanzo racconta la storia di Ghino di
Tacco, nobile ghibellino della famiglia dei Cacciaconti, nato nella seconda metà del XIII secolo.
A
causa delle esose richieste di pagamento imposte dalla Chiesa senese a favore
dello Stato Pontificio, Ghino e il
fratello Turino presero parte alle scorribande del padre e dello zio nei
dintorni del castello di La Fratta, dove vivevano. Dopo la cattura e la condanna a morte dei loro parenti, Ghino e
Turino, ancora minorenni, vennero risparmiati e si rifugiarono a La Fratta,
salvo poi riprendere l’attività predatoria qualche anno dopo, occupando la rocca di Radicofani,
considerata inespugnabile.
Della figura di Ghino di Tacco parlano
sia Dante che Boccaccio. Se il
secondo lo rese protagonista di una novella della decima giornata del
Decameron, narrando il suo sequestro dell’abate di Cluny, il primo lo menziona
nel VI canto del Purgatorio (vv. 13-14) quando, tra le anime morte per
violenza, Dante incontra Benincasa da Laterina, il giurista che condannò i
parenti di Ghino e che venne ucciso dal fuorilegge per vendicarli:
"Quiv'era l'Aretin che da le braccia fiere di
Ghin di Tacco ebbe la morte."
Ghino di Tacco è una sorta di Robin Hood
ante litteram: un brigante gentiluomo, le cui azioni erano guidate
da un ferreo codice d’onore. Era un
ladro, sì, ma rubava solo ai ricchi, lasciando loro sempre il necessario per
sopravvivere. Talvolta, arrivava persino a offrire un banchetto ai derubati
prima di lasciarli andare incolumi per la loro strada.
Alberto
De Stefano ripercorre le avventure di Ghino di Tacco, rielaborando il materiale storico a disposizione e trasformandolo in un
racconto avvincente, dove realtà e finzione si intrecciano armoniosamente. Pur basandosi su eventi documentati, l’autore
romanza ampiamente la narrazione, arricchendola con personaggi e situazioni che
amplificano la dimensione epica e avventurosa della vicenda.
Tra le tante figure di fantasia spicca Dulce, la donna amata dal fuorilegge, che aggiunge alla narrazione un pizzico di romanticismo nel ritmo serrato della storia, bilanciando l’azione con momenti di intensità emotiva.
Un
avvincente romanzo storico che restituisce
nuova vita a un personaggio già leggendario nella sua epoca, facendolo
rivivere con intensità e fascino.