Il romanzo racconta la
storia di Pietro, un ragazzino di città, e del suo legame con Bruno, un figlio
della montagna. Un’amicizia fatta di partenze e di ritorni, di separazioni e di
riavvicinamenti, ma allo stesso tempo un legame solido che durerà tutta una
vita.
I
genitori di Pietro erano emigrati in città all’età di circa trent’anni subito
dopo essersi sposati. Avevano lasciato il Veneto e le loro amate
Dolomiti per trasferirsi a Milano. Due
caratteri differenti, i loro: ansioso e ombroso lui, aperta e socievole lei. Avevano
trovato un loro equilibrio
alla base del quale c’era la montagna. Avevano, però, modi diversi di
viverla questa montagna: per lui
significava raggiungere la vetta, laddove non si poteva più andare oltre; la
quota prediletta di lei, invece, era quella dei 1500 metri, dove i caprioli si
nascondono tra abeti e larici e dove fiorisce il rododendro.
“Le
otto montagne” è un romanzo di formazione. Nel Piero e nel
Bruno adulti il lettore scorgerà molti
tratti comuni ai loro genitori, ma la loro crescita porterà con sé anche singolarità
di un carattere tutto loro. La quota
prediletta di Bruno non sarà né la vetta, né il bosco, bensì quella che si
trova nel mezzo dove ci sono la prateria alpina, i torrenti, le torbiere,
l’erba d’alta quota e le bestie al pascolo. Proprio quel paesaggio che,
quando era ragazzino, faceva da cornice alle sue estati spensierate in
compagnia dell’amico di sempre, più prezioso di un fratello, così diverso da
lui ma a lui complementare.
Avevo sentito parlare molto di
questo romanzo e della sua successiva trasposizione cinematografica (2022). Proprio per questo motivo, ho preferito attendere un po' di tempo prima di
affrontarne la lettura.
“Le otto montagne” è un libro intenso e toccante che analizza
e osserva i tanti aspetti della vita, anche quelli più duri come la montagna d’invero,
quando i turisti tornano nelle loro case di città e lassù, tra i monti, regnano
il silenzio, la neve il ghiaccio, perché la
montagna d’inverno non è fatta per gli uomini e deve essere lasciata in pace.
La montagna si presta ad essere una perfetta
metafora della vita perché non è solo
nevi e dirupi, creste, torrenti, laghi, pascoli. La montagna è un modo di
vivere la vita. Un passo davanti all’altro, silenzio tempo e misura.
Un
racconto emozionante dove il tempo è dettato dalle stagioni, dove si parla una
lingua antica, un microcosmo dove una società primitiva è
ancora detentrice di quei valori del passato che stanno via via scomparendo
come le sue genti, come i ghiacciai sulle montagne.
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