Nipote di Gualdrada Donati,
colei che secondo la leggenda provocò la nascita delle più famose fazioni della
storia, quelle dei Guelfi e dei Ghibellini, Corso Donati nacque intorno alla
metà del Duecento.
Le ricchezze della famiglia Donati provenivano dai loro
possedimenti fondiari sparsi nel contado fiorentino, dal prestito ad usura, dal
finanziamento di imprese commerciali, mercantili e bancarie e infine dai
proventi della guerra.
I maschi della famiglia, infatti, così come
quelli delle famiglie loro pari, eccellevano nell’arte delle armi e Corso non
era ovviamente da meno.
Le cronache lo ricordano come un cavaliere di grande
valore, suo fu il merito della vittoria nella battaglia di Campaldino
(1289), un uomo bellissimo, oratore raffinato, impavido ma anche irrequieto,
violento, collerico, dispotico e troppo ambizioso.
Corso Donati si macchiò della pena più infamante ovvero quella di aver anteposto il proprio interesse a quello di Firenze.
Fu seguito da molti e maledetto da altrettanti, ma di certo
chi più di tutti odiò Bonaccorso di messer Simone dei Donati, detto il Barone,
fu Dante Alighieri che, per vendicarsi, lo condanno alla damnatio
memoriae. Corso, infatti, non viene mai nominato nell’opera più famosa del
Sommo Poeta, la Commedia.
Il libro di Silvia Diacciati è molto particolare. Si legge velocemente come un romanzo, essendo scritto con una prosa estremamente piacevole e scorrevole, ma si tratta in verità di un saggio molto ben articolato e dettagliato. Nulla di ciò che viene riportato è frutto di fantasia anche se a volte si potrebbe stentare a crederlo.
Si tratta di un testo senza dubbio di carattere
divulgativo, ma risulta comunque insolita la scelta dell’autrice di non
aver inserito delle note che riportino quanto meno i riferimenti dei documenti
d’archivio consultati e una ampia bibliografia a termine del volume.
In merito a questo saggio avevo letto qualche critica sul
fatto che non aggiungesse nulla di nuovo a quanto conosciuto dai più. Non sono
assolutamente d’accordo perché si tratta di un lavoro capillare e molto ben
documentato. Tantissimi sono i riferimenti alle fonti letterarie, alla cronachistica
e alla documentazione d’archivio.
Il testo riesce ad inquadrare perfettamente il
personaggio nel periodo storico in cui visse senza limitarsi, come spesso
accade, a prendere in esame solo la fase in cui si svolsero le lotte tra Bianchi e
Neri. Numerosi sono anche gli interessanti aneddoti che riguardano la vita
di Corso e dei suoi amici, famigliari e avversari.
Dalle pagine di questo saggio emerge la figura di un personaggio
che, se pur con mille difetti, fu a suo modo una figura eroica ed estremamente
affascinante, pertanto, più che degna di essere ricordata tra le più
importanti figure della storia fiorentina.
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