Questo piccolo volume, terza
uscita della Collana Loggia Rucellai, si pone come obiettivo si analizzare la
figura di Lorenzo il Magnifico da un punto di vista diverso da quello consueto.
Oggetto di questo breve saggio
non è quindi il Lorenzo statista, letterato, politico e mecenate, tutte sue
caratteristiche che qui vengono ricordate solo a scopo biografico.
L’argomento centrale di questo
saggio è invece quello della malattia del Magnifico e del rapporto che questi
ebbe con la medicina. Gli autori indagano quindi quali furono le sue
caratteristiche fisiche e psichiche.
Lorenzo de’ Medici mori all’età
di 43 anni. Il 1492 fu davvero un anno particolare perché non solo se ne
andava colui che allora era l’ago della bilancia
della politica italiana ed europea, ma anche un grande pittore a lui
contemporaneo quale fu Piero della Francesca, uno dei tanti artisti che Lorenzo
de’ Medici ebbe la fortuna di poter incontrare nel corso della sua vita. Ad ottobre di quello stesso anno Cristoforo
Colombo sbarcava sulle coste del nuovo continente e da quel momento in poi si sarebbe
entrati ufficialmente nell’Era Moderna.
Nel Quattrocento non esisteva
una marcata differenza tra le discipline come la conosciamo noi oggi.
All’epoca del Magnifico tra il sapere medico-fisico e la cultura letteraria
e filosofica vi era uno stretto legame. Studiando la biblioteca di Pier
Leoni (o Pierleone) da Spoleto medico di Lorenzo si può facilmente comprendere
quanto fossero intrecciate tra loro discipline quali la filosofia, la medicina,
la matematica ma anche l’astrologia. La cultura rinascimentale in generale e
quella del Rinascimento fiorentino in particolare erano davvero complesse.
Interessante è
l’approfondimento dedicato all’accezione del termine saturnino in cui si spiega
come durante il Rinascimento melanconico
e saturnino perdettero via via sempre
più la connotazione patologica o negativa che essi mantenevano ancora in
epoca medievale.
Tutti i Medici, da Cosimo Pater
Patriae fino ad arrivare a Cosimo III e al figlio di questi il Gran Principe
Ferdinando, furono affetti dalla gotta. Il padre di Lorenzo de’ Medici fu
definito addirittura “Il Gottoso” e neppure Lorenzo trovò scampo dalla nemica
di famiglia.
Di Lorenzo si sa che già
all’età di diciotto anni fu afflitto da un eczema di notevole aggressività al
quale poi seguirono manifestazioni di iperuricemia.
Difficile, nonostante gli
studi effettuati sui resti del Magnifico, in particolare da Genna e Pierraccini
nel 1945, riuscire a individuare le vere cause che portarono Lorenzo alla
morte. La gotta può degenerare in forme di reumatismo cronico e interessare
non solo le articolazioni ma anche altri organi quali occhi, cuori, nervi,
stomaco e reni.
Dagli scritti del Poliziano
sappiamo che Lorenzo soffri negli ultimi giorni di fortissimi dolori
presumibilmente di stomaco. Questi dolori gli autori del saggio non escludono
potessero essere imputati oltre alla gotta anche a qualche ulcera gastrica o
duodenale. Alcuni avvenimenti della vita di Lorenzo quali la perdita del
fratello Giuliano nella Congiura dei Pazzi, il Sacco di Volterra e la decisione
di concedere la mano della giovane figlia prediletta Maddalena al dissoluto
Franceschetto Cybo figlio di Papa Innocenzo VIII per opportunismo dinastico e
politico contribuirono probabilmente a minare ulteriormente la già malferma
salute del Magnifico.
Un saggio interessante che, sebbene forse un po' datato in quanto edito nell’anno 1992, prova a risolvere importanti
interrogativi utilizzando una chiave di lettura davvero
insolita e particolare.
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