Shonin-ki
di Natori
Masazumi
FELTRINELLI
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Lo Shonin-ki
è uno dei quattro hi densho, ossia
uno dei quattro documenti di trasmissione segreti scritti dai ninja, che
compongono l’insieme delle conoscenze di
tutte le scuole ninjutsu.
Lo Shonin-ki
fu scritto nel 1681 da Natori Masazumi,
un maestro samurai divenuto poi un maestro ninja che guidò uno dei più
importanti clan shinobi.
Il volume si apre con un’interessante ed esaustiva introduzione
di Marina Panatero e Tea Pecunia, curatrici di questa edizione edita da
Feltrinelli, in cui ci viene raccontato chi fossero veramente i ninja, quali
insegnamenti gli venissero impartiti e come questi venissero poi tramandati.
Per prima cosa dobbiamo subito sgomberare il campo dall’immagine
stereotipata e fumettistica del ninja vestito di nero, del supereroe dotato di
poteri soprannaturali.
Se poi siete curiosi di sapere come si è
giunti a questa immagine distorta dei ninja, nel libro troverete ogni approfondita
spiegazione in merito.
Il ninjutzu
non è una disciplina, ma piuttosto una scienza, una scienza di combattimento e di sopravvivenza; lo si può definire
però anche un’arte, l’arte di agire in
segreto.
Il ninja non è dotato di nessun
superpotere; prerogative del ninja sono la
resistenza psicologica e fisica, la vigilanza, l’autodisciplina, la capacità di
trovare una via di uscita in qualunque situazione, la sopportazione del dolore
e della sofferenza, il saper lasciare andare.
Il saper lasciare andare? Ricorda
qualcosa? Ebbene sì, nel ninjutsu
ritroviamo il cuore dello zen e delle
maggiori arti marziali: la ricerca di uno
stato di vacuità superando l’ego.
Il ninja affina le sue percezioni in
modo da riuscire a sfruttare quelle risorse che vanno oltre ciò che gli esseri
umani percepiscono attraverso i tradizionali cinque sensi.
Il ninja, oltre che delle armi
convenzionali, si avvale anche di armi non materiali, non fisiche.
La
manipolazione psicologica
ad esempio sfrutta le fondamentali debolezze ed i bisogni umani: proprio la
guerra psicologica era l’arma più efficace di cui si avvalevano le donne ninja
(kunoichi).
Il
libro è suddiviso in quattro parti.
Abbiamo la prefazione scritta da Katsuda Kakyusai Yoshin e poi l’opera vera e
propria, scritta da Natori Masazumi, ripartita in capitoli di apertura,
capitoli mediani e capitoli finali.
Nel testo oltre ad elencare gli
equipaggiamenti necessari al ninja, lo si istruisce anche su come comportarsi e
come difendersi dal nemico, su quali siano i rituali segreti e le formule
magiche di protezione, su come indurre le persone a dire ciò che pensano e a
svelare segreti, su come creare confusione per mettersi al riparo, su come
leggere gli stati emotivi delle persone e molto altro ancora.
Ma
quali sono le differenze tra ninja e samurai, tra ninjutzu e bushido?
Per iniziare possiamo dire che, mentre
per il samurai l’obiettivo è la conservazione dell’onore, per il ninja l’obiettivo è la sopravvivenza, ragion per cui molto
difficilmente egli commetterà harakiri.
Lo
spirito shinobi è diverso da quello
samurai: il ninja è infatti
disciplinato a sopportare anche la vergogna e questo comporta una profonda
differenza tra le due mentalità.
Inoltre, i samurai sono guerrieri devoti
al servizio di un signore, i ninja sono invece
al servizio di se stessi e difendono esclusivamente il loro clan di
appartenenza, sono quindi dei mercenari.
I
ninja si avvalgono di tecniche che prevedono il tradimento e il sotterfugio, quanto di più distante dalla rigida
etica dei samurai.
Nonostante l’apparenza, però, i ninja hanno anch’essi una loro integrità
personale e professionale perché, seppur sleali verso il nemico, sono leali
fino alla morte nei confronti del patriarca del loro clan (il jonin).
I ninja sono organizzati in un sistema gerarchico che rispettano
scrupolosamente anche se, in passato, sono stati spesso visti come degli
“antisamurai” proprio per questo loro essere individualisti ed anticonformisti.
Mi rendo conto che non è assolutamente facile
riuscire a condensare in poche righe la vastità dell’argomento, ma spero di
essere riuscita almeno ad incuriosirvi quel tanto che basta da spingervi a
voler approfondire il tema.
Perché
leggere questo libro?
Primo perché che fa luce su una figura, quella del ninja, di cui tutti noi parliamo,
ma della quale in realtà non conosciamo nulla e che, al di là degli stereotipi,
è una figura dotata di grande fascino e
spessore.
Secondo perché lo Shonin-ki è un manuale di
sopravvivenza che educa a perseverare e a resiste nonostante le difficoltà che
si incontrano.
Il ninja è astuto, determinato e sa adattarsi
a qualunque situazione, sa intuire il pericolo e sa proteggersi, tutto questo
può tornare molto utile anche a noi nella
vita di tutti i giorni.
Lo Shonin-ki
insegna la flessibilità e la resistenza, in una parola insegna la resilienza, una caratteristica che tutti noi dovremmo cercare di fare nostra per riuscire a resistere agli urti di questa nostra vita iperconnessa
ed iperattiva e ai ritmi frenetici che il mondo di oggi ci impone.
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