FAI PIANO QUANDO TORNI
di Silvia Truzzi
LONGANESI
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Margherita si trova ricoverata da tre mesi in ospedale a seguito di un brutto
incidente stradale nel quale ha
rischiato di perdere la vita.
Quel giorno Margherita aveva deciso di mettersi alla guida nonostante fosse ubriaca; poiché nessuno si sente di escludere che possa essersi trattato di un tentato suicidio, al momento la donna è seguita da uno psichiatra.
Margherita è giovane, bella, intelligente, di buona famiglia, ha un ottimo lavoro; tutto
sembrerebbe far pensare a una vita perfetta, ricca di soddisfazioni e, invece,
la giovane soffre di una forte depressione.
Dopo anni non è ancora riuscita a elaborare il lutto per la perdita del padre
e ora deve pure affrontare l’abbandono
del fidanzato che ha liquidato la loro storia, una sera come tante, con un
semplice “Non so se ti amo più”,
facendole crollare definitivamente il mondo addosso.
Quando Margherita si sveglia nel letto
di ospedale, dopo aver subito la quinta operazione, si
ritrova a condividere la stanza con un'anziana dall'aspetto molto particolare.
Anna
Galletti è una donna corpulenta con i capelli biondo
platino, dall’aspetto alquanto vistoso con le sue camicie di pizzo rosa e
i bigodini in testa che spuntano da una
ridicola retina.
Anna è una donna molesta e invadente, ma allo stesso tempo possiede una carica di simpatia e una
faccia tosta talmente disarmanti, da far sì che lei sia l’unica persona in
grado di trovare la strada per far breccia in quella dura corazza che
Margherita si è costruita attorno.
Margherita
e Anna non hanno nulla in comune,
fisicamente Anna è robusta e anziana, Margherita è magrissima e giovane;
socialmente, poi, provengono da due background familiari completamente
differenti.
Margherita
è figlia della borghesia:
sua madre è una psicologa e il padre era un avvocato, proprio come lei.
Anna era stata mandata a servizio a casa di un conte quando era una bambina di appena nove anni e mezzo; aveva
imparato a leggere e a scrivere solo perché il conte desiderava che in casa sua
tutti conoscessero l’italiano e non parlassero il dialetto.
Da ragazza aveva
dovuto rinunciare al suo grande
amore, un carabiniere napoletano di nome Nicola, semplicemente
perché all’epoca i suoi genitori non volevano spossasse un uomo del Sud.
Aveva quindi sposato Gino un uomo gretto e meschino; da quel
matrimonio infelice era nata una figlia,
Raffaella, una donna del tutto simile al padre e che aveva un pessimo
rapporto con la madre.
Anna non ha avuto una vita facile, ma ha sempre potuto contare sul
sostegno del suo amato Nicola con il quale ha mantenuto negli anni una fitta corrispondenza.
Margherita,
come tutti noi, rimane affascinata da questa storia d’amore d'altri tempi, tenuta
in vita solo grazie ad un intenso e ininterrotto scambio epistolare.
Anna, a
dispetto dei suoi 76 anni, è la personificazione della gioia di vivere, una
gioia di vivere talmente contagiosa da coinvolgere persino Margherita.
Grazie alla vitalità di Anna, Margherita
torna ad interessarsi al mondo, esce dal suo guscio, e ritrova pian piano se
stessa recuperando anche il rapporto con la madre.
Margherita
è affascinata e conquistata dalla forza di volontà e dal coraggio dimostrati da
Anna nel corso degli anni.
Anna Galletti, solo grazie
alle sue innate capacità culinarie e alle sue indiscusse doti imprenditoriali, è
stata in grado di realizzare il suo sogno aprendo un negozio tutto suo che le ha fruttato parecchio denaro e soddisfazioni.
“Fai
piano quando torni” è un libro divertente, ironico, che fa sorridere e pensare
al tempo stesso, un libro dove troviamo interessanti citazioni letterarie da Flaubert
a Proust, a volte evidenti altre volte disseminate dall’autrice con una
certa nonchalance tra le righe perché il lettore le colga da sé.
La lettura scorre veloce tra uno scambio
di battute e l’altro tra i vari personaggi che sono tutti verosimili e descritti benissimo in ogni loro caratteristica, come nelle differenze che possiamo cogliere
nella diversa proprietà di linguaggio che appartiene alla signora Anna rispetto a quella che contraddistingue Margherita.
Leggere
il romanzo di Silvia Truzzi è un po’ come leggere una fiaba a lieto fine, uno
libro che fa bene all’anima,
che ti consola ma che, con ironia e leggerezza, ti ricorda anche che vivere per non avere niente da rimpiangere è
come non vivere.
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