L’INNOCENTE
di Alison Weir
SUPERBEAT
|
Lady
Jane Grey (1537 – 1554) era la primogenita di Frances Brandon e di Henry Grey,
duca di Suffolk.
Poiché Frances
Brandon era figlia di Maria Tudor, sorella di Enrico VIII, Lady Jane Grey era a
tutti gli effetti una discendente Tudor e, come tale, avente diritto alla
corona.
Alla
morte del cugino Edoardo VI, figlio di Enrico VIII, era quarta in linea di
successione al trono, dopo le cugine Maria I ed Elisabetta I e
dopo sua madre Frances Brandon, duchessa di Suffolk.
Novembre
1553: la sedicenne Jane Grey è rinchiusa nella Torre di Londra dopo il processo
che ha decretato la sua condanna a morte per alto tradimento.
Alla morte di Edoardo
VI, grazie alle manovre del duca di Northumberland, consigliere del re, Jane Gray viene dichiarata Regina
D’Inghilterra, ma il suo regno ha vita brevissima, solo nove giorni, dal 10
al 19 luglio 1553.
Maria, che gode del
favore popolare, è infatti subito dichiarata legittima sovrana e, salita al
trono, fa imprigionare Jane Grey.
Alison
Weir
ha pubblicato 21 libri tra romanzi, biografie e saggi di argomento storico.
“L’innocente”
è stato il suo romanzo d’esordio, il libro con cui per la
prima volta l’autrice ha deciso di lasciarsi alla spalle la rigidità della
disciplina storica e di far correre a briglia sciolta la propria fantasia.
Nonostante ciò però
Alison Weir ha scelto di restare fedele alla realtà storica. I fatti e gli eventi di cui parla sono realmente accaduti e la
maggior parte dei personaggi del romanzo sono realmente esistiti.
L’autrice è perciò
ricorsa alla propria immaginazione esclusivamente per sopperire alla mancanza
di testimonianze, là dove era necessario per rendere fluida la trama del
romanzo.
“L’innocente” è un libro
avvincente e scioccante al tempo stesso.
La
vicenda di Lady Jane Grey, poi Lady Jane Dudley, non è molto conosciuta e
questo romanzo ci regala proprio la possibilità di fare la conoscenza di un’eroina
di altri tempi che seppe dimostrare una forza di carattere e un coraggio non
comuni.
Il libro racconta la
storia della vita di Jane Grey dalla sua nascita fino alla sua ingiusta e
controversa morte.
Ci parla delle sue
aspettative, delle sue paure e delle sue inclinazioni.
Ci racconta di una donna istruita e dedita allo studio,
doti non comuni nelle donne dell’epoca; una personalità forte quella di
Jane che, nonostante fosse condannata fin dalla nascita ad essere una pedina
nello scacchiere politico dell’epoca, non smise mai di lottare per la propria libertà e per il proprio credo
religioso, tentando fino all’ultimo di opporsi alla propria ascesa al trono che
lei stessa riteneva illegittima.
Esiste un celebre quadro di Paul Delaroche (1797 –
1856) “Il supplizio di Jane Grey” che
rende perfettamente la scena della decapitazione descritta nel romanzo e della
fermezza che la giovane donna seppe dimostrare fino all’ultimo istante della propria
vita.
Frances Brandon e
Henry Grey fin dalla nascita della piccola Jane, non riuscendo ad avere il
tanto agognato erede maschio, avevano tramato nell’ombra al fine di raggiungere
il potere attraverso la figlia.
E se in un primo
momento avevano pur intravisto la possibilità del trono attraverso il
matrimonio di Jane con l’erede di Enrico VIII, una volta compresa
l’impossibilità di realizzare tale progetto, non avevano esitato ad abbracciare
la rischiosa proposta di Northumberland di mettere Jane sul trono alla morte
di Edoardo VI e lo avevano fatto senza farsi alcun scrupolo nei confronti della
loro primogenita, tanto da sancire questa alleanza concedendo la sua mano al viziato e piagnucoloso Guilford
Dudley, figlio minore dello stesso Northumberland.
Alison Weir è
riuscita a creare un affresco storico dell’epoca grandioso, la storia scorre veloce ed il lettore si
trova coinvolto totalmente sin dalla prima pagina.
Ogni capitolo è
affidato ai personaggi principali della
storia che, in prima persona, raccontano gli avvenimenti a cui prendono parte,
descrivendo così non solo l’avvicendarsi degli eventi, ma anche le loro emozioni, le previsioni e le aspettative nel succedersi degli eventi stessi.
L’autrice è riuscita
ad entrare perfettamente nella mente dei propri personaggi, delineando delle
figure credibilissime come la fiera e altera Francis Brandon, la dolce e
protettiva balia Mrs Ellen, il subdolo Northumberland, il tanto affascinante
quanto poco lungimirante Thomas Seymour, l’imprevedibile Elisabetta così simile
al padre Enrico VIII, la triste e compassionevole Maria…
Le descrizioni sono
talmente accurate che le figure dei protagonisti si stagliano nitide dinnanzi
agli occhi del lettore, quasi che questi si trovasse di fronte ad uno schermo
televisivo più che davanti alle pagine di un libro.
Il merito maggiore
che va attribuito all’autrice è però quello di aver saputo raccontare magistralmente la vita di questa giovane eroina
e dell’epoca in cui visse nel modo migliore possibile, senza trasformare la
storia, come spesso accade, in un semplice romanzo rosa di ambientazione
storica.
La storia della
“Regina dei Nove Giorni” è una storia
assolutamente da leggere.
Un libro imperdibile,
una storia affascinante che spero presto un giorno possa essere portata sul
grande schermo.
Ciao Elisa,
RispondiEliminaanzittutto tanti complimenti per la tua coerenza di blogger perché, nonostante tutte i tuoi impegni e la natura proteiforme della tua esistenza, sei riuscita a postare con più costanza di me.
Per quanto riguarda questo romanzo, temo passerò perché i libri ambientati alla corte inglese di quegli anni mi mettono sempre un po' d'ansia... erano decisamente anni difficili, soprattutto per i protagonisti di tutte quelle macchinazioni di palazzo.
La copertina è bellissima, anche se un po' mi dispiace non abbiano utilizzato un'immagine tratta dal quadro Delaroche. La Beat, d'altro canto, potrebbe non aver ottenuto il permesso di farlo.
Grazie per i complimenti, ma non sono tutti meritati. Ultimamente ho rallentato davvero tanto.
EliminaSì, hai ragione quel periodo mette un po' d'ansia, ma a piace davvero tanto.
E' decisamente uno dei miei preferiti ^^
La copertina mi piace. Credo che la scelta sia stata obbligata perché l'immagine del quadro l'avevano già utilizzata per la copertina di "La figlia del Boia" di Oliver Potzsch.