MR. SELFRIDGE
di Lindy Woodhead
VALLARDI
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Harry
(Henry) Gordon Serfridge nacque a Ripon, un piccolo villaggio in Wisconsin.
Nonostante i numerosi dubbi ed incertezze sulla sua data di nascita, oggi si
crede di poterla collocare, senza grandi margini di errore, il giorno 11 gennaio del 1856.
Morì nel 1947, all’età di
91 anni, lasciando agli
eredi solo 10.000 sterline dopo aver dilapidato una fortuna stimata intorno ai
tre milioni di sterline.
Mr. Selfridge fu colui che per
primo riuscì a coniugare shopping e seduzione.
Un
uomo che grazie al suo intuito, alla sua fantasia ed al suo coraggio raggiunse
lo scopo che si era prefissato ovvero essere ricordato come colui che riuscì “a dare dignità e nobiltà al commercio”.
Mr. Selfridge fu in grado, infatti, di capire il grande potenziale inespresso delle
attività commerciali in Inghilterra che per quanto storiche e famose, tra esse possiamo
evidenziare nomi quali Harrods, Barkers, D.H. Evans, Dickens & Jones e
Liberty’s, erano ancora gestite quasi come fossero semplici botteghe.
Appassionato di
statistiche e di proiezioni, grazie alle sue pianificazioni scientifiche,
comprese per primo il valore del marketing e della pubblicità.
Uomo
dalle mille risorse, era “abituato a
recitare sempre, ancor più quando il denaro scarseggiava”.
Per
primo comprese l’importanza della stampa
e per tale motivo riservò ai giornalisti sempre un posto di primo piano da
Selfridge’s, non mancava di inviare loro
inviti per ogni evento organizzato all’interno del grande magazzino né
di spedire ai direttori delle più prestigiose testate giornalistiche strenne
natalizie e fiori a Pasqua.
Nella
sua vita svolse tantissimi lavori: iniziò consegnando giornali, lavorò come
contabile in banca e poi come impiegato assicurativo.
Ma
come qualcuno disse, qualunque lavoro egli svolgesse “sembrava sempre uscito da una cappelliera”.
Non
è dunque strano che il lavoro che lo consacrò come “uomo di commercio” fu
proprio l’impiego che riuscì ad ottenere
da Leiter & Co. uno dei più grandi magazzini di Chicago che con le sue
capacità contribuì a rendere uno dei più celebri di tutta l’America.
A
Mr. Selfridge dobbiamo moltissime innovazioni, una tra tante possiamo ricordare
la scelta vincente di collocare il reparto profumeria all’ingresso dei grandi
magazzini.
Fu
lui l’ideatore delle vetrine a tema,
da Selfridge’s infatti la merce in vetrina non era più solo una mera
esposizione di ciò che si poteva trovare in negozio, ma un vero e proprio
racconto pieno di colore. Inoltre per la prima volta le vetrine rimasero
illuminate anche durante la notte.
Pensò
anche agli addobbi ed alle decorazioni
per il negozio in occasione di avvenimenti sportivi e politici sia in città che in tutto il paese, per non parlare della magnificenza delle luci, delle
decorazioni e degli spettacoli durante il periodo natalizio.
Sua
fu l’idea che i commessi dovessero
partecipare a dei veri e propri corsi di formazione durante i quali, per
spronarli, veniva loro ripetuto come un mantra che:
Ci sono sei cose utili per
aver successo negli affari: giudizio, energia, ambizione, immaginazione,
determinazione e nervi saldi. Ma la più importante è il giudizio.
Selfridge’s in Oxford Street a Londra fu pensato come un luogo dove il cliente potesse essere compreso, coccolato e accudito.
H.G.
Selfridge era dell’idea che anche l’aspetto del palazzo che avrebbe ospitato il
suo negozio dovesse essere grandioso, una
sorta di cattedrale dello shopping e fu così che con grande dispendio di
energie e di denaro fece erigere un
palazzo monumentale con colonne ioniche, numerose vetrine, ascensori e un
giardino pensile.
Per
gli impiegati era un piacere lavorare per il
Principale, come lo chiamavano, ne erano letteralmente affascinati e non
c’era nulla che non avrebbero fatto per ottenere la sua approvazione.
Selfridge’s
fu il primo grande magazzino della storia ad avere un’infermeria, una sala
stampa, un parrucchiere, un ufficio informazioni e persino una sala da tè.
Dobbiamo
ricordare che quando Selfridge’s aprì i battenti nel 1909 le donne potevano
uscire da sole quasi esclusivamente per recarsi in chiesa o alle riunioni di
beneficenza e di volontariato, grazie a Mr. Selfridge trovarono un altro luogo
pubblico dove poter andare senza destare scandali.
La sua vita fu talmente intensa
e talmente scenografica che sembra quasi impossibile che il racconto che si
legge in queste pagine sia una storia vera e non un’opera di fantasia; le persone che conobbe e che frequentò,
le quantità di denaro accumulato e perso, il prestigio raggiunto fanno della
vita di Mr. Selfridge un’esistenza davvero straordinaria.
Mr.
Selfridge, come ogni grande visionario della storia, era però destinato, vivendo
il suo sogno, a perdere il contatto con la realtà: donne e gioco d’azzardo lo
condussero inevitabilmente alla rovina.
Particolarmente affascinante è il racconto dello scorrere del tempo: la guerra di secessione e
le speculazioni sul commercio del cotone, la grande guerra ed il secondo conflitto
mondiale, le incoronazioni e le elezioni dei primi ministri, il teatro, la
musica, il cinema muto e l’avvento del sonoro, il cabaret, la radio, le prime
televisioni, i voli aerei e sullo sfondo di tutto questo, Selfridge’s.
Mr. Selfridge fece parte di quel mondo che progrediva velocemente grazie a nuove
tecnologie e a nuovi mezzi di trasporto, ed egli stesso contribuì in prima persona al progresso con il suo denaro
ma sopratutto con la sua inventiva, sempre fedele al motto “business as usual “(affari come sempre).
E
nel frattempo la moda stessa cambiava,
apparvero le prime modelle e le prime sfilate, gli abiti si facevano sempre più aderenti, più corti, più sportivi; il cotone, la seta e le fibre
naturali soccombevano sotto l’avvento dei nuovi tessuti sintetici, la biancheria
intima si modificava passando dai corsetti di stecche per arrivare al reggiseno
”a coppa”, la sartoria lasciava il posto al prêt-à-porter
mentre l’uso del make-up veniva
sdoganato anche per la donna comune. I
nomi della moda erano Elizabeth Arden, la grande Coco Chanel e quello della sua
antagonista Elsa Schiaparelli.
“Mr
Selfridge” è una biografia molto intrigante la cui lettura scorre velocemente
come un romanzo ed è istruttiva come un saggio; su questo libro si basa la famosa
serie televisiva.
Al
lettore attento non può sfuggire che, al di là di una trama affascinante, il
libro di Lindy Woodhead abbia alle spalle anche un lavoro di ricerca meticoloso e
dettagliato che trova conferma nella vastissima bibliografia riportata al
termine del volume a beneficio di chiunque voglia approfondire gli argomenti
trattati.
L’autrice,
non solo ci conduce abilmente in un mondo dorato fatto di guanti, profumi e
tessuti preziosi, ma ci fa conoscere anche il rovescio della medaglia quello
fatto di ricerca di capitale, di acquisto/vendita di azioni ordinarie e
privilegiate, di dividendi, profitti e perdite.
Una
biografia trascinante e ammaliante che ci fa rivivere il tempo passato in ogni
minimo dettaglio!
La moda è lo specchio della storia.
Riflette i mutamenti politici, sociali ed economici, piuttosto che il capriccio
individuale.
(Luigi XIV)
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