di Oliver
Pötzsch
BEAT
Edizione
originale NERI POZZA
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Il romanzo è ambientato nella Baviera del 1659, nei giorni che
precedono la notte di Valpurga (la notte del 30 aprile), conosciuta anche come
la notte delle streghe nelle vecchie tradizioni germaniche, ed il primo maggio,
giorno di festa in cui si celebrava l’arrivo della primavera.
A Schongau, città commerciale posta su una collina lungo le rive del
fiume Lech, viene ritrovato il cadavere di un bambino. Il piccolo, di nome
Joseph Grimmer, era il figlio di un barcaiolo.
Ad essere accusata dell’efferato
delitto è la levatrice del paese, Martha Stechlin.
Le ragioni che inducono il
consiglio della città ad accusare la donna sono principalmente due.
La prima è che il ragazzino era
solito trascorrere i pomeriggi da lei insieme ad altri quattro bambini (due
maschi e due femmine), la seconda è che sul corpo di Joseph Grimmer è stato
rinvenuto un simbolo legato al mondo “magico”.
La levatrice viene quindi incarcerata con l’accusa di stregoneria.
Il boia del paese, Jacob Kuisl,
descritto come un uomo di corporatura massiccia, dalla chioma irsuta e dalla
barba incolta, non crede alla colpevolezza della donna e decide con l’aiuto del
medico, Simon Fronwieser, figlio del
medico del paese di scagionare la Stechlin.
Alle loro indagini prenderà parte
anche Magdalena Kuisl, la figlia ventenne
del boia, una ragazza tanto bella quanto intelligente e testarda innamorata
di Simon e da questi ricambiata.
La loro storia è contrastata non
solo dai genitori ma è anche malvista dai concittadini che non possono
accettare che “la figlia di un boia” frequenti una persona rispettabile.
Il boia e la sua famiglia,
infatti, sono considerati dalla società come persone da emarginare e da
isolare. Il carnefice compie il suo lavoro, è una figura necessaria alla
società, ma terminato il suo compito, non può essere considerato una persona
degna di essere frequentata.
Pochi sono gli indizi che
all’inizio l’autore ci offre per cercare di risolvere il caso: il simbolo tatuato
sul piccolo che riconduce all’ambito della stregoneria, il fatto che tutti e
cinque i bambini coinvolti siano orfani e quattro di loro siano affidati a
famiglie adottive ed infine la rivalità che corre tra la cittadina di Schongau
e un’altra cittadina commerciale, la città di Augusta.
“La figlia del boia” è solo il primo di una serie di romanzi scritti da
Oliver Pötzsch.
La saga in Germania è già
arrivata al suo quarto capitolo, mentre in Italia la casa editrice Neri Pozza
ha pubblicato da poco il secondo libro intitolato “La figlia del boia e il
monaco nero”.
Vi tranquillizzo subito dicendovi
che questo primo volume non implica necessariamente la lettura del secondo
capitolo della saga, a meno che ovviamente non siate voi a scegliere di
proseguire.
“La figlia del boia” è a tutti gli
effetti un libro completo.
Non fatevi sviare dal titolo: il
vero protagonista della storia è Jacob Kuisl, mentre la figlia Magdalena è
piuttosto una co-protagonista insieme al suo innamorato Simon Fronwieser.
La figura di Jacob Kuisl è una figura affascinate, un uomo temuto ed
emarginato, al quale però i concittadini non disdegnano di rivolgersi in caso
di necessità.
Egli è esperto di erboristeria e grande
conoscitore dell’animo umano: due qualità che lo rendono più competente e
capace di qualunque medico nel curare il corpo umano.
Vi chiederete perché Oliver Pötzsch
abbia deciso di scrivere di un personaggio tanto singolare quanto può esserlo
un boia.
Oliver Pötzsch, nato nel 1970, a Monaco di Baviera è in realtà lui
stesso discendente dei Kuisl, la dinastia dei boia a cui appartiene il protagonista
del romanzo.
Dopo la morte del cugino di sua
nonna, tale Fritz Kuisl, un uomo ossessionato per tutta la vita dalla storia di
famiglia, Pötzsch ha la possibilità, grazie alla moglie del defunto parente, di
consultare l’immensa quantità di documenti e materiale da lui raccolti nel
corso della sua esistenza.
Da qui, proprio da questa
raccolta di testimonianze, cronache, resoconti, alberi genealogici, nasce
l’idea del romanzo.
L’ambientazione de “La figlia del
boia” si basa quindi su dati scientifici e storici dettagliati e reali mentre
la trama e alcuni personaggi, tra cui la figura di Simon Fronwieser, nascono
totalmente dalla fantasia di Oliver Pötzsch.
Il libro non è solo un romanzo
storico, ma nasce da una contaminazione di generi diversi: storico, giallo e
thriller.
Il ritmo del racconto si adatta perfettamente all’andamento della
narrazione, più lento nelle pagine in cui i protagonisti cercano di far
quadrare i vari tasselli dell’indagine per diventare poi incalzante col
precipitare degli eventi. La tensione narrativa è comunque sempre alta ed il
racconto non è mai noioso.
“La figlia del boia” è un romanzo
originale che ci regala un ampio quadro della società dell’epoca, spesso
corrotta e folle, ma soprattutto schiava della superstizione e della sete di
guadagno.
Questo romanzo mi ispira parecchio, anche se non so se arriverò mai a leggerlo, tra scorta di libri che tende a infinito e quant'altro.
RispondiEliminaSplendida la scelta della copertina - Esecuzione di Lady Jane Grey di Paul Delaroche - anche se fuori tema.
Ti capisco! io sono piuttosto curiosa di leggere il secondo libro della saga, ma chissà quando troverò il tempo!
EliminaConcordo sulla scelta della copertina bella e indovinata anche se fuori tema.
La preferisco a quella dell'edizione originale Neri Pozza, forse più affine ma decisamente meno accattivante.
Ve lo consiglio vivamente
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